Salvare il pianeta
con piccole azioni

La giovane svedese Greta Thunberg è entrata nell’immaginario collettivo all’insegna del «climate strike». Dicono che nella manifestazione di Milano si sia battuto il record di adesioni al grido di «we don’t have time». Ma basta girar l’angolo per capire che qui da noi le emergenze sono due: quella ambientale ovvero delle macropolitiche che segnano gli indirizzi degli Stati e quella spicciola che ci tocca da vicino e che non c’è governo che possa modificare. Quella che ci fa buttare per consuetudine le cicche di sigarette per terra per esempio. È un costume nazionale che travalica le città e approda in estate sulle spiagge.

Famoso, la scorsa estate, l’urlo in Sardegna del bagnino indignato per l’incuria del suo pubblico. Circondato da bellezze che invocano una preghiera di ringraziamento, il bagnante invece di badare all’ambiente pensa a sporcare e non ci trova nulla di male. Sui social per un attimo il bagnino ha avuto il suo momento di celebrità e tutto è finito lì. Per guidare i governi ci vuole un’opinione pubblica dal polso fermo. E per l’italiano le priorità sono altre. L’Italia è l’unico Paese nel mondo occidentale ad essere rimasto in crisi. E si vede. Ma allora che si fa? Si resta nel degrado e si protesta contro? Amplificato migliaia di volte, è quello che si è visto sulle piazze d’Italia in questi giorni. Sarebbe bastato che ogni singolo manifestante si fosse fatto carico di una piccola azione.

Un giardino pubblico infestato da cartacce da ripulire, per esempio. Una volta si chiamavano fioretti. E che dire dell’obbrobrio di cartacce e rifiuti lasciati per strada? Col sole di primavera, prima che il verde copra l’indegno spettacolo, si vede a occhio nudo a quanto ammonti la diseducazione civile in cui è caduto il Paese. In Europa si può passare da uno Stato all’altro senza esibire il passaporto, ma chi viene in Italia lo capisce subito. Se dovessimo trovare un confine immaginario fra Sud e Nord del continente lo troveremmo certamente nella sensibilità verso il territorio, verso i luoghi di condivisione dove la natura è anche un attore e va rispettato. E non solo a Chiasso, dove gli svizzeri dell’ordine hanno fatto la loro divisa. A Ventimiglia si pensa alla cura delle rose, al fascino lasciato alle spalle, appena al di là della frontiera, a Gorizia con la Slovenia si rivive il decoro di tradizione asburgica. Solo al di là del mare possiamo tirare un sospiro di sollievo.

Si vada ad Amman, al Cairo e si capirà perché Roma è capitale di un mondo a metà strada fra Medio Oriente e Europa. Una terra di mezzo. Deve averlo capito anche una signora giapponese, amante di Rossini e residente da tempo a Pesaro. Per giorni l’ha cercata il sindaco della città, la voleva premiare e additare a buon esempio. La mattina presto scende nella piazza e la ripulisce. In silenzio e discrezione. Il piacere di portare ordine. Di accordare la città come si fa con lo strumento musicale, di metterla in sintonia con le melodie del suo illustre concittadino, il più italiano tra i grandi italiani della musica.

Alla fine si torna lì al punto di partenza: sono i comportamenti che fanno i cittadini. E non è tutto così negativo. Chi avrebbe scommesso un cent sul rispetto delle norme per i fumatori? In Austria e Germania ci sono arrivati molto dopo e non senza difficoltà. E chi non ricorda le stragi del sabato sera! È bastato introdurre il test per l’alcol e farlo rispettare. Le norme anti rifiuti ci sono. Multe che arrivano ai 500 euro. Arriverà il momento che anche qui le faranno rispettare. Si tratta solo di decidere se stare in Europa o scivolare a sud. L’Italia è lunga e per andare a Tunisi, come dicevano una volta al bar sport, non hai bisogno dell’aereo, ci vai col tram.

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