Russia, voto congelato. Usa, voto
rovente

MONDO. Più scontate di così non potrebbero essere. Le presidenziali russe, la cui campagna elettorale è ormai iniziata da circa 15 giorni, hanno un netto favorito: Vladimir Putin. Al momento non è chiaro quali saranno gli altri candidati a cui verrà permesso di partecipare alla consultazione del 15-17 marzo prossimo.

Una quindicina avrebbero già comunque consegnato alla Commissione elettorale i primi documenti. I comunisti dovrebbero presentare un proprio rappresentante che potrebbe non essere l’80enne segretario del Pc, Gennadij Zjuganov, ma qualcuno un po’ più giovane che, in prospettiva futura, abbia la possibilità, adesso, di farsi conoscere a livello federale. Gli ultranazionalisti di Ldpr hanno, invece, già scelto Leonid Slutskij, che, però, ha affermato che non correrà contro Putin e «non gli toglierà voti».

Nel solito gioco delle parti, stando agli ultimi giornalisti indipendenti rimasti, il semisconosciuto imprenditore, Aleksej Nechaev, dovrebbe impersonificare l’«alternativa liberale» come espressione del partito «Nuove persone», che, alle legislative del 2021, ha ottenuto 15 seggi alla Duma. Giusto per salvare la forma.

Non è da escludere nemmeno che all’ultimo momento una qualche candidata donna salti fuori per elevare l’attenzione su una competizione che rischia di stabilire un «anti-record» di partecipazione popolare alle urne.

Ad un certo punto, nei mesi scorsi, erano iniziate a fioccare le domande al portavoce del Cremlino se le presidenziali si sarebbero tenute oppure no. Certe sue ripetute dichiarazioni sulla forza del sostegno dei russi a Putin avevano fatto balenare il sospetto che il potere avesse intenzione di non indire la consultazione.

In Ucraina, del resto, le presidenziali e le parlamentari per il 2024 sono state congelate. In Russia, no. Il Cremlino intende così mostrare al Paese che va tutto bene, «vse normalno» e che la stabilità è garantita.

Insomma il solito scenario, in cui non è possibile discutere e oggi, dopo l’aggravamento della tragedia ucraina, tanti argomenti sono tabù se non si vuole incorrere in disavventure penali.

Tenere una campagna elettorale in una situazione del genere non è facile. Certo è che comunque la gente vorrà sapere lo stesso qualcosa di più dopo la «mobilitazione parziale» del settembre 2022, quella odierna strisciante e l’ammutinamento della compagnia Wagner del giugno scorso. Qualche dichiarazione chiarificatrice andrà fatta.

Come andrà spiegato perché l’inflazione soprattutto sugli alimentari non pare fermarsi e i tassi bancari sono decollati. Non solo. La Russia putiniana pare destinata a seguire la strada dell’Urss brezneviana nella corsa dissanguante agli armamenti. E se il prezzo del petrolio dovesse crollare, allora sì che sarebbero guai a non finire.

Ecco perché in un suo raro viaggio all’estero – giusto per far vedere all’opinione pubblica interna che il Paese non è isolato - Putin (ricercato dal Tribunale sui crimini di guerra del L’Aja) è andato a trovare il re dell’Arabia Saudita. Proprio a Riad si trovano le chiavi dei forzieri russi. L’accordo Opec+ (tra i Paesi del cartello, la Russia e altri Stati produttori) mantiene alto il prezzo dell’«oro nero».

In ultimo, osservare consultazioni così svuotate del loro significato consegna ulteriori giudizi ai posteri.

La situazione russa appare opposta a quella statunitense, estremamente elettrica, dove Donald Trump è stato escluso dalle primarie repubblicane dalla Corte suprema del Colorado. Mai in precedenza nella storia americana un candidato presidenziale era stato dichiarato ineleggibile in base al 14° emendamento, approvato più di un secolo e mezzo fa, che esclude dalle cariche pubbliche quanti coinvolti in «insurrezioni e rivolte». I fuochi d’artificio in Usa sono alle porte.

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