Rifiuto dei 5 Stelle
Governo instabile

Il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica nel Parlamento italiano. Un ruolo strategico per la stabililtà degli equilibri politici. Per distinguersi però da un passato che detestano i grillini fanno l’esatto opposto di ciò che la loro condizione richiederebbe: tessere alleanze per dare continuità all’azione di governo. Non una questione marginale in un Paese che dal 1946 ha dato alla luce 66 esecutivi. Il presidente Conte ha osato auspicare un’alleanza sul territorio fra il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico. Le imminenti elezioni regionali di settembre rendono la richiesta quantomeno giustificata. Senza un accordo fra i due partiti di governo in Puglia e nelle Marche è assai probabile che vinca il candidato del centrodestra. Ma il capo reggente Vito Crimi si sfila e dichiara qualsiasi accordo prematuro. Per il presidente del Consiglio un duro colpo. Il suo ruolo nell’agone politico perde credibilità e in più il suo governo si vede esposto ad elezioni regionali che vedono l’opposizione in chiaro vantaggio. In Europa, sui mercati ci si aspetta un’Italia stabile. Nessuno dimentica che le risorse previste per il nostro Paese sono un’opportunità unica, ma rimangono pur sempre debiti. E i debiti gravano sul bilancio dello Stato.

Sappiamo che i finanziamenti possono essere impegnati in investimenti produttivi che a medio termine portano un ritorno. Si creano così nel tempo le risorse per cominciare a ridurre le esposizioni verso i prestatori di denaro.

È un punto dirimente. Il Recovery fund non può coprire la vasta platea di chi chiede assistenza allo Stato. Prima o poi andrà fatta una scelta se vogliamo che il modello di sviluppo italiano prenda avvio da ciò che è decisivo per il futuro. Una questione tutt’altro che facile. La ricerca è fondamentale per creare le basi di uno sviluppo sostenibile. C’è il rischio però che gli elettori percepiscano l’investimento come cosa astratta, lontana dai loro bisogni del momento, mentre se si elargisce un sussidio o un bonus come il reddito di cittadinanza il cittadino registra il provvedimento come la buona politica. La maturità di un partito di governo sta appunto nel far capire che la semina sfugge alla politica spettacolo ma è la condizione indispensabile per un buon raccolto. Il Movimento 5 Stelle cova ancora sotto la cenere governativa un furore iconoclasta che produce ribellismo. Il purismo ideale è necessario e i provvedimenti contro la corruzione, il malaffare sono certamente utili in una società che è pervasa da un male oscuro dove legalità e illegalità si intrecciano. Il caso del sindaco grillino di Roma è esemplare, requisisce le proprietà del clan dei Casamonica, si batte per un’amministrazione comunale meno corrotta ma poi non risolve i problemi eterni della città, dai rifiuti, al traffico, alle strade, ai bus dell’Atac. Il Movimento 5 Stelle ha portato in Parlamento una fetta dell’elettorato italiano che nei decenni precedenti non aveva rappresentanza. Manca l’esperienza politica e la prassi governativa.

Sul territorio, dove contano i fatti, i seguaci di Grillo e Casaleggio o se volete di Di Maio e Di Battista hanno difficoltà. La prova del nove per il governo Conte sta nel varare un piano di sviluppo che tenga conto delle esigenze dei ceti produttivi di beni materiali e immateriali. In un Paese dove il numero di cittadini che non lavora supera quello degli occupati, dove l’economia non cresce da anni e dove l’accesso ai consumi opulenti è diventato di massa e tale rimane anche in assenza di un sovraprodotto il problema è far capire che sacrifici o rinunce prima o poi verranno. Il governo diverrà stabile se riuscirà a spiegarlo alla maggioranza silenziosa del Paese.

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