Riaprire le scuole
Una doppia sfida

Zero contagi e, anche se il dato non sembra essere certo, zero decessi. Non accadeva da sei mesi, da quando cioè tutto iniziò, quel dannatissimo 23 febbraio. Sei lunghi mesi, durante i quali i bergamaschi hanno pagato al coronavirus, in termini di vite umane, un prezzo altissimo, a cui tutto il mondo ha reso omaggio, inchinandosi di fronte al nostro indicibile dolore. Per una comunità che ha sofferto così tanto, «zero morti, zero contagi» è una notizia che allarga il cuore e lo apre alla speranza, proprio perché fa esplodere una squarcio di luce e di serenità in un cielo ancora carico di pesanti nubi nere, che solo la faciloneria di molti (e non tutti disinteressatamente...) non riesce a vedere. «Zero decessi, zero contagi» vuol dire, però, una cosa sola: che la strada seguita fino ad oggi - fatta di mascherine che coprono naso e bocca, di distanziamento sociale, di continui lavaggi delle mani - è quella giusta, l’unica per arrivare a dire, una volta per tutte (ma ci vorranno ancora alcuni mesi, almeno otto o dieci), che il Covid-19 non ci farà più paura. Fino ad allora, sperando che il vaccino arrivi prima, modificare il comportamento virtuoso che la stragrande maggioranza dei bergamaschi ha tenuto fino ad oggi sarebbe davvero pericoloso.

Insomma, godiamoci questo momento, ma solo il tempo per scambiarci un sorriso e alzare il pollice in segno di incoraggiamento, poi facciamo tornare tutto come prima, perché quasi certamente il dato positivo di ieri sarà smentito già oggi, e se no, domani o dopo, comunque nei prossimi giorni. Quell’invisibile killer che da febbraio ci ha stravolto la vita, infatti, è ancora in circolazione, e se oggi sembra far meno paura è solo perché è cambiato l’ospite che suo malgrado lo accoglie. E l’ospite è cambiato perché le «prime scelte» del virus - uomini e donne anziani, già deboli perché alle prese con altre malattie che il decadimento dell’organismo agevola - sono già stati falcidiati oppure sono stati (e lo sono tuttora) ben protetti.

Così, non riuscendo più ad attaccare le sue prede più naturali, il Covid ha cominciato a prendere di mira soggetti sempre più giovani, fino ad arrivare - lo dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità - a colpire una fascia di popolazione di età compresa tra i 30 e i 40 anni, «biologicamente» meglio attrezzata per difendersi dall’attacco del coronavirus. Fino ai 18-20 anni, l’organismo umano non sembra curarsi troppo delle insidie del virus: è presente nell’organismo (e i tamponi lo rilevano) ma, di fatto, salvo casi rarissimi, non crea problemi. Dai 20 anni in su, con il passare delle decadi, la risposta del nostro organismo varia, diventando sempre meno efficace man mano s’invecchia. Va da sé che se oggi il virus colpisce i trentenni e i quarantenni, anch’esso avrà vita dura ad imporsi, facendo dunque meno danni di quelli che le difese immunitarie di un ottantenne concederebbero al Covid. Che è sempre in mezzo a noi, né più né meno di prima. Solo con un aspetto più ingannevole, da cui dobbiamo continuare a difenderci, se possibile meglio e più di prima.

Al di là del fatto che oggi siamo di gran lunga più preparati ad affrontarlo (con successo) dal punto di vista medico, chi non si è adeguatamente difeso ora paga dazio, come dimostrano i dati registrati proprio in queste ore nel resto d’Italia, Lazio e Sardegna su tutti, per non parlare del resto d’Europa e del mondo. E di certo non fanno ridere i post «negazionisti» di Massimo Boldi o di altri uomini dello spettacolo, seguitissimi dal pubblico, a cui si dovrebbero rivolgere con sagacia, senso della misura e, soprattutto, rispetto. Se non della propria intelligenza, almeno di quella altrui.

Il problema è serio ed è giusto che l’imminente ripresa della scuola sia un tema su cui, da giorni, si stanno concentrando le attenzioni di tutti, mondo politico in primis. Dire che le lezioni riprenderanno con la massima sicurezza possibile non vuol dire che riprenderanno in sicurezza, ma che si farà tutto ciò che è umanamente possibile per far sì che a scuola non ci si ammali di Covid. Il che è già una bella differenza.

Sarà così? I dubbi ci sono, e tanti, e il «bavaglio» cucito rapidamente sulla bocca di Walter Ricciardi l’altro giorno, quando il consigliere del ministero della Salute si è lasciato sfuggire che se i contagi continuassero ad aumentare, sarebbero a rischio sia le elezioni sia la riapertura della scuola, è una spia importante di quanto l’argomento sia scivoloso. Sotto due punti di vista.

Il primo è certamente quello sanitario. È giusto riaprire le scuole, ma si poteva agire diversamente, soprattutto perché chi non sarà in grado di garantire un livello di sicurezza davvero adeguato agli studenti non sarà tanto la scuola, ma il trasporto pubblico che a scuola ce li dovrà portare. Insormontabili problemi economici e logistici costringono le aziende di trasporto a viaggiare al 100% delle loro potenzialità, ma sulle corse dei bus viaggerà certamente anche il virus, che non farà ammalare gli studenti, ma i loro genitori e i loro nonni che fin qui l’hanno scampata correranno seri rischi. Perché allora non riaprire in presenza «solo» asili, materne, elementari e medie (caratterizzati di fatto da spostamenti molto limitati, spesso all’interno dello stesso Comune e con i genitori che fanno da autisti), e lasciare «a distanza»la didattica delle superiori, quella che maggiormente incide sul trasporto pubblico e sulla sua complessità? Magari con l’obbligo di telecamera e microfono sempre accesi, giusto per controllare meglio rispetto a quanto fatto nei mesi scorsi. Certo, facile a dirsi, ma ci si poteva pensare per tempo (anche con la collaborazione dei Comuni che potrebbero venire in aiuto degli studenti alle prese con problemi di connessione).

Il secondo è politico. Se le cose andassero male, i contagi tornassero a crescere e si fosse costretti a chiudere intere scuole, il governo andrebbe in difficoltà molto serie. Rischiando di finire sott’acqua. E di tutto abbiamo bisogno adesso, meno che di nuove forme di trasmissione del contagio e di un governo impossibilitato a governare.

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