Resta il muro contro muro con i sindacati, e non è l’unica grana per il governo

ITALIA. Lo scontro con i sindacati, le polemiche a Bologna, le difficoltà del centro per migranti in Albania.

Sciopero confermato. Tra governo e Cgil-Uil non viene meno il muro contro muro. C’era poco da illudersi, del resto, e si sapeva già che solo la Cisl, dando giudizi più sfumati sulla legge di Bilancio, non avrebbe aderito allo sciopero generale del 29 novembre indetto da Landini e Bombardieri. Per questi ultimi la manovra è ingiusta e aggrava profondamente le disuguaglianze tra i cittadini. Così ha giustificato Landini il suo appello «alla rivolta sociale», e lo ha fatto portando in regalo a Giorgia Meloni il celebre romanzo di Albert Camus «L’uomo in rivolta». Bombardieri si è limitato ad una calcolatrice dopo la confusione fatta in tv dalla premier sui numeri del bilancio. Per cinque ore c’è stata una discussione accanita che si è prolungata al punto da impedire alla premier di andare a Bologna per il comizio conclusivo per le elezioni in Emilia Romagna del prossimo fine settimana.

Lo scontro

Cinque ore non sono bastate a cambiare le posizioni: «Nessuna novità su pensioni, fisco, salari», hanno protestato i sindacalisti di Cgil e Uil irritati anche dal fatto di essere stati consultati a palazzo Chigi quando la manovra è da tempo all’esame di Bruxelles e del Parlamento – (ben altre erano le consuetudini cui erano abituati i confederali nella prima Repubblica, quando la finanziaria non si muoveva da palazzo Chigi fino a quando non aveva ricevuto il placet sindacale, ma del resto da tempo non è più così). Alle critiche di Landini la premier ha risposto con due numeri: 30 e 38. Trenta sono i miliardi della manovra, 38 quelli cui ammonta la spesa per il Superbonus del governo Conte che è servito a ristrutturare il 4 per cento degli immobili, pressoché tutte seconde e terze case: «Bell’esempio di redistribuzione della ricchezza», ha commentato Meloni secondo la quale senza quella maxi spesa decisa dai suoi predecessori, la manovra avrebbe potuto essere più espansiva. In ogni caso per Sbarra della Cisl è apprezzabile che siano stati resi strutturali il taglio del cuneo fiscale e il taglio Irpef per i redditi più bassi.

Bologna, rimpallo di accuse

A proposito di Bologna: nel capoluogo emiliano ancora infuriano le polemiche dopo gli scontri dell’altro giorno tra la polizia e i centri sociali che protestavano per la presenza di 300 militanti di Forza Nuova in una piazza nei pressi della stazione ferroviaria, quella della strage del 1980.

Le accuse si rimpallano tra il sindaco di Bologna, Lepore (Pd), il ministro Piantedosi e la stessa Meloni. È probabile che la polemica in qualche modo influisca sul voto in Emilia Romagna: i pronostici, ha detto la premier in videoconferenza, «danno la nostra candidata sfavorita ma io sono la dimostrazione vivente che i pronostici possono essere stravolti». Si vedrà, a Bologna come in Umbria.

Il caso Albania

Ma il governo non ha certamente solo questa come grana del giorno: ancora una volta i giudici, questa volta di Roma, hanno ordinato di riportare indietro sette migranti egiziani e bangladini trasferiti nel centro albanese. Anche i magistrati romani, come già quelli di Bologna e Catania, si sono rivolti alla Corte di Giustizia europea ricordando che le norme comunitarie prevalgono su quelle nazionali, e quelle comunitarie definiscono appunto Egitto e Bangladesh Paesi non sicuri. A questo punto anche il governo italiano, e cioè il ministero dell’Interno, si è costituito di fronte al Tribunale europeo per dirimere definitivamente la questione. Sta di fatto che il centro albanese è ancora deserto e che non potrà ripetersi oltre il ridicolo avanti e indietro delle navi militari che trasferiscono piccoli gruppi di migranti dall’altra parte dell’Adriatico e poi subito dopo li riportano in Italia.

È un altro dei tanti motivi di scontro tra la maggioranza di centrodestra e i giudici che Salvini considera semplicemente «eversivi».

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