Renzi, di nuovo
ago della bilancia

Il 13 luglio si avvicina e l’esito del voto in Senato sul disegno di legge contro «l’omo-transfobia» è sempre incertissimo. Già approvato dalla Camera, il testo del deputato del Pd Alessandro Zan affronta l’aula di Palazzo Madama dove come sempre si gioca alla giostra delle maggioranze. Appoggiato da Pd, LeU e M5S e alla Camera anche da Italia Viva, ma avversato da Lega, Fratelli d’Italia e quasi tutta Forza Italia, il provvedimento tanto discusso rischia, conti alla mano, di non passare. Anche perché la votazione sarà a scrutinio segreto e i gruppi di maggioranza sono percorsi da parecchi maldipancia, soprattutto sulla questione della libertà di opinione che, dicono i detrattori, sarebbe messa a rischio dal ddl laddove si esprimessero opinioni considerate sessiste o razziste o incitatrici alla violenza.

Per ovviare a queste difficoltà, Italia Viva ha proposto una mediazione così da ammorbidire l’opposizione del centrodestra. Accolto da Salvini, il tentativo dei renziani è stato invece respinto dal Pd e dal M5S: «Il testo non si tocca, resta così com’è» hanno dichiarato. «Ma così come è non passa» ha replicato ieri Renzi. «Andiamo avanti lo stesso» è stata la piccata controreplica. Commento di Salvini: «La loro è solo ideologia, noi invece siamo favorevoli ad una buona legge».

Il fatto è che dal Pd e dal M5S pensano che Renzi faccia tutto questo solo per mettere in difficoltà il Pd di Enrico Letta e per guadagnare un po’ di spazio politico, e nemmeno credono alla buona fede di Salvini quando dice di voler contribuire a far approvare una legge «depurata dell’ideologia!». Che poi consisterebbe nella cancellazione delle parole «genere» e «identità di genere», assai controverse, e di garantire l’autonomia di ogni scuola in occasione della ipotizzata «giornata nazionale contro l’omotransfobia». Insomma, Letta e i grillini subodorano il trappolone per affondare la legge una volta per tutte e non si fidano: anche se sono in corso delle mediazioni per vedere se qualche modifica possa ricevere un sì trasversale, la strada è in salita. Se il 13 si presenterà il testo così come è stato varato a Montecitorio e il centrodestra riuscisse a impallinarla, sarebbe sicuramente un successo di Salvini e Meloni; viceversa se la proposta di Renzi venisse messa nero su bianco e il testo ricevesse il sì o l’astensione di tutti o quasi, difficilmente il centrosinistra potrebbe cantare vittoria. Insomma, la posizione intransigente di Letta lo sta mettendo in difficoltà, soprattutto alle prese con quel vascello corsaro di Italia Viva, timonato da un Renzi ormai abilissimo nella tattica parlamentare e capace, con pochi voti, di piazzarsi al centro della scena. Certo questo gli sta procurando moltissimi attacchi da sinistra, anche insulti e minacce sui social, però l’ex premier ancora una volta fa da ago della bilancia.

Di sicuro a preoccuparsi per queste fibrillazioni su un tema tanto delicato e anzi scivoloso, è Mario Draghi. Da una parte deve far fronte alla crisi interna del M5S che potrebbe risolversi in una scissione con il risultato di sottrarre voti parlamentari alla maggioranza di governo; dall’altra il campo del centrosinistra (di cui Italia Viva fa parte, fino a prova contraria) si divide sanguinosamente su temi sensibili. Tutto fieno in cascina per il centrodestra sia di maggioranza (Lega e Forza Italia) che di opposizione (Meloni). Tanto aiuto insperato che serve a mettere la sordina alle divisioni interne della coalizione che non sono certo state superate: la gara per la leadership tra Giorgia e Matteo è in pienissimo svolgimento mentre il manifesto dei sovranisti europei firmato dai due mette in disagio l’anima europeista di Forza Italia (e anche di una parte dei leghisti).

© RIPRODUZIONE RISERVATA