L'Editoriale / Bergamo Città
Sabato 14 Novembre 2020
Reddito e quota 100
effetti indesiderati
La pioggia di miliardi per l’emergenza Covid fa sembrare piccole le spese-bandiera, stanziate nel 2018 per consentire che il governo giallorosso potesse nascere tra due partiti rivali in populismo fino al voto, poi conciliati dal potere e dalla sommatoria delle rispettive promesse. Ma quella spesa a debito appare oggi sottratta a usi ben più urgenti, e si rivela distorsiva rispetto agli obiettivi dichiarati. Senza contare i soldi europei - che in gran parte non sono ancora arrivati o sono ignorati perché 5Stelle e Pd non li ritengono utili (!) per la sanità si tratta di 26,2 miliardi di spese effettive fatte da marzo per obiettivi sociali. Altri stanno arrivando con la seconda ondata.
I due progetti simbolo del governo precedente, Reddito di cittadinanza e quota 100, al confronto costano meno: il primo ha distribuito meno di 5 miliardi, e il secondo 2,6 nel 2019, 5,4 nel 2020. Oltre 6 sono previsti nel 2021 e poi stop. Ma i numeri, in questi casi, non dicono tutto. I guai più grossi li ha causati quota 100 che, pur di raccontare che aveva «superato» la Fornero (non è vero), ha accorciato il lavoro a una piccola frazione dei 16 milioni di pensionati, ma resterà a carico del sistema Inps anche dopo il blocco (se ci si riuscirà, perché emergerà uno scalone per i pensionandi esclusi anche per un giorno solo). Analizzando i dati, ci si è accorti che su 300 mila neopensionati solo 5.000 persone hanno effettivamente centrato il numero 100 (età più contributi). Gli altri hanno anticipato l’uscita, con relativa penalizzazione.
Ma c’è di peggio. Quale è il maggior problema emerso dalla seconda fase Covid? Non la mancanza di soldi, non di attrezzature e tecnologie, ma di operatori. Ebbene, proprio nella sanità c’è la percentuale maggiore di ricorso a quota 100. Poco prima dello scoppio della pandemia erano usciti dal Servizio sanitario 7.225 operatori, sparsi nel 90% delle funzioni sanitarie (media della Pubblica amministrazione: 31%). A questi, vanno aggiunti i 1.881 dipendenti delle aziende private. Gente esperta e qualificata, certo non tutti specialisti della rianimazione, ma anche gli amministrativi sarebbero stati utili per evitare il naufragio dell’operazione tracciamento. Oggi servirebbero almeno 9.000 persone in più, ma la favola che per ogni prepensionato sarebbero entrate 3 nuovi addetti si è confermata una bufala e ora si mandano in corsia i neolaureati. Il tutto in un quadro molto delicato di spesa pensionistica, che la riforma era riuscita a inchiodare su un costo già elevato del 15% del Pil e che è oggi al 17%, livello che le tabelle Fornero avevano calcolato plausibile tra 25 anni! Quanto al Reddito di cittadinanza il tema è più delicato. Il problema della povertà esiste e quello delle nuove povertà è materia al centro di una crisi mondiale di sopravvivenza della classe media. Il Reddito qualcosa ha fatto, perché il tasso di povertà è sceso da 14,9 a 14,2, ma sono nate nuove diseguaglianze.
L’ultimo centrosinistra, quello di Gentiloni, aveva introdotto in colpevole ritardo il Reddito di inclusione, ma almeno i meccanismi erano quelli individuati dall’Alleanza contro la povertà, che oggi propone otto modifiche urgenti. Il disastro è stato innanzitutto sul versante lavoro: gli avviamenti sono stati quasi tutti a termine di pochi mesi e sarebbero arrivati probabilmente anche senza navigator e senza il loro capo, costoso pendolare a 5 Stelle tra Usa e Italia. Per non parlare delle truffe e dei casi limite dei carcerati con Reddito di cittadinanza, la convergenza tra salari bassi e reddito ha certamente favorito il lavoro nero. Molti non poveri, secondo Lavoce.info circa il 50%, ne usufruiscono, mentre i veri poveri sono stati raggiunti solo in piccola parte, meno del 20%, e pochissimo tra le famiglie numerose. Lo confermano i dati del reddito di emergenza Covid, che ha raggiunto più di 280 mila famiglie nuove, con ben 600 mila domande. E, infine, più clamorosa di tutte, la disparità Nord-Sud: 64% di assistiti a Sud, che ricevono mediamente 100 euro in più. Nelle due aree ci sono 2 milioni di poveri assoluti ciascuna, ma la copertura a Sud è tre volte più generosa di quella al Nord. Questo capita quando l’ansia di consenso fa fare le cose in fretta e furia.
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