Quei tagli ai Comuni che minano le comunità

ITALIA. La coperta è sempre più corta e gli enti locali cominciano a temere che non sia più sufficiente a coprire le normali attività quotidiane.

Anzi, ne sono assolutamente convinti, i Comuni in primis, ovvero la prima linea amministrativa, quella che si confronta ogni giorno con le esigenze quotidiane, talvolta quasi spicciole ma di fondamentale importanza per la tenuta sociale. L’altolà è arrivato dal recente confronto con le Commissioni Bilancio di Senato e Camera, in previsione della nuova Manovra al varo del governo Meloni. «Ulteriori ipotesi di tagli sul comparto dei Comuni, o comunque di richiesta di contributo per il risanamento della finanza pubblica, diventerebbero veramente estremamente gravosi» ha spiegato il sindaco di Novara Alessandro Canelli, delegato Anci per la finanza locale. Ma anche esponente leghista, come a sottolineare che la questione è delicata e assolutamente trasversale visto che il destinatario delle osservazioni in sostanza era il collega di partito Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze.

Lo stesso che poche ore prima nella sua veste più politica e meno tecnica dal palco di Pontida aveva sottolineato di avere ben presente nella redazione della legge di Bilancio

Giorgietti: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»

quanto enunciato dall’articolo 53 della Costituzione. Ovvero «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». Ecco, secondo l’Anci i Comuni nell’ultimo decennio avrebbero dato già 14 miliardi di euro per il contenimento della spesa pubblica, frutto di tagli continui. E può bastare.

Di più: «Di fatto noi stiamo già praticando ciò che viene richiesto al nostro Stato dall’Unione Europea. La spesa del comparto dei Comuni sul totale della spesa pubblica in Italia è passata dall’8,2% del 2011 al 6,5% attuale e l’indebitamento è passato dal 3% all’1,5%» ha sottolineato ancora Canelli, evidentemente preoccupato del fatto che ulteriori sforbiciate mettano in crisi le elementari regole di gestione di presidi territoriali come i Comuni.

Un’altra fotografia in tutto simile a quella scattata in sede di Commissioni l’ha fatta Lucio De Luca, già sindaco di Azzano San Paolo e vicepresidente regionale di Anci, prossimo alla scadenza del mandato. Leghista pure lui, ma prima di tutto buon amministratore. La sua analisi mette in evidenza la realtà di una finanza locale spesso imbrigliata da lacci e legacci vari, ostaggio cioè di procedure e bizantinismi che ne minano l’efficacia, tanto più in presenza di un quadro di risorse sempre più ridotte e con personale ormai all’osso. E lo si è visto bene durante le complesse procedure di accesso ai fondi del Pnrr, dove gli enti locali hanno dovuto fare dei veri e propri miracoli.

Tutto in un contesto di bisogni sociali sempre più nuovi e crescenti e che vedono nei Comuni appunto il primo terminale. La lista è lunga: dall’assistenza educativa scolastica a quella ai minori non accompagnati solo per fare qualche esempio. Emergenze quasi quotidiane per le realtà locali, ben consapevoli da un lato di essere parte di un sistema-Paese più ampio dove

Un grido d’allarme forte quello ddei Comuni e che non può essere ignorato

i conti tornano sempre meno, ma dall’altro eufemisticamente perplesse di fronte ai tagli pressoché costanti di questi ultimi anni, senza distinzione di Governi va detto. Ed è questo che forse fa preoccupare di più quell’esercito di sindaci e assessori (in taluni casi praticamente dei volontari...) che ogni giorno si trova a fare i salti mortali sia per far quadrare i conti che fornire quei servizi sui quali si fonda sostanzialmente l’essenza delle nostre comunità. Un grido d’allarme forte e che non può essere ignorato, o di questo passo non ci sarà più una coperta sufficiente a garantire riparo. E la stagione all’orizzonte si annuncia fredda per tutti. Molto fredda.

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