L'Editoriale / Bergamo Città
Martedì 06 Febbraio 2024
Primo passo per cambiare. Ma ora serve andare a est
ITALIA. Poteva andare molto peggio, ma è di tutta evidenza che i prossimi 3 anni saranno difficili per chi si muove ogni giorno tra Bergamo e Ponte San Pietro.
Lo stop ai treni ha avuto come prima - prevedibile - conseguenza l’aumento del traffico privato lungo la Briantea, strada già abbastanza intasata di suo, con conseguente dilatazione dei tempi di percorrenza e ovviamente code. Per non parlare degli studenti, di gran lunga i più penalizzati da questa vicenda, visto che per raggiungere in tempo le scuole sono costretti ad alzarsi anche un’ora prima del solito. Una situazione che i vertici di Rfi hanno definito inevitabile, vista la complessità dell’intervento, comprensivo anche dell’ammodernamento del binario esistente. Da qui la chiusura di tutta la linea, e anche per questo lasciano perplessi le affermazioni di chi sostiene (a tratti con una discreta superficialità, per giunta reiterata...) che i lavori sarebbero potuti essere fatti senza interrompere la circolazione: di certo avrebbero avuto una durata maggiore.
Saranno anni di sacrifici, è fuor di dubbio, e anche per questo motivo che i pendolari alla riapertura della linea meritano qualcosa di davvero nuovo e diverso dall’esistente: di un servizio cioè all’altezza di quella Lombardia che, come sottolineato dal ministro Matteo Salvini, cresce 20 volte di più di un motore europeo come la Baviera. Peccato che lì i treni funzionino e qui pochino, ma ci sono tre anni di tempo (e facciamo che la scadenza venga rispettata...) per provare a invertire la rotta anche a piccoli passi.
L’obiettivo (dichiarato ieri dall’ad di Rfi) è quello di un treno ogni mezzora da Milano via Carnate e uno da Lecco, totale almeno 3 treni l’ora, uno ogni 20 minuti per senso di marcia da Ponte San Pietro a Bergamo e viceversa. Ma la stazione del paese dell’hinterland verrà predisposta con binari tronchi dedicati specificamente al servizio da e per il capoluogo e da qui (ci torneremo...) verso Montello. Ipotizzandone uno all’ora le corse diventano quindi 4, una ogni 15 minuti, un’offerta che soddisfa uno dei parametri fondamentali di un qualsiasi servizio di tipo metropolitano, il cadenzamento: in assenza di corse frequenti e a orari fissi un servizio con queste caratteristiche non decolla, e l’esempio l’abbiamo a pochi chilometri di distanza sulla Bergamo-Treviglio.
Qualsiasi altro tipo di offerta non è nelle corde di Rfi e nemmeno di Trenord, fermo restando che la distanza tra le singole stazioni (tra i 2 e i 3 km) da Bergamo a Ponte rispetta alla perfezione quella di servizi ben più rodati come le S-Bahn tedesche, che un servizio metropolitano non è una metropolitana, né tanto meno un tram o un tram-treno. Soluzioni tra l’altro mai prese in considerazione in questi anni di confronto dove si è sempre parlato di treni. Vero semmai che è necessario predisporre il necessario per l’interscambio gomma-ferro sia sul versante pubblico che su quello privato, altra questione sulla quale si attendono risposte chiare.
Così come sul pezzo ancora mancante di questa vicenda, ovvero il prolungamento del raddoppio verso est e Montello per il quale c’è il progetto ma non ancora (o non più?) i soldi. E su questo punto occorre essere chiari, se non si va verso est (e da Montello poi fino a Rovato raddoppiando così la linea per Brescia) anche il raddoppio Bergamo-Ponte perde d’efficacia, perché un conto è un sistema di tipo metropolitano, un altro 4 km di binario buttati lì senza arte né parte. E nel disegno generale c’è anche il treno per Orio che, al di là di affermazioni da bar, non è solo al servizio dello scalo, ma di una relazione più efficace e capillare con Milano. Che prima di essere la destinazione finale della gran parte dei passeggeri che sbarcano all’aeroporto è quella privilegiata di migliaia di pendolari bergamaschi. Per questo a suo modo, e al netto dell’inevitabile enfasi politica di un Paese in perenne campagna elettorale, il via ai lavori di ieri è suo modo storico, ma si rivelerebbe inutile se non venisse calato in un disegno, una visione strategica, capace di abbracciare le realtà a est e ovest del capoluogo, Orio e anche la relazione con Treviglio e la Bassa. Diversamente di storico resterebbe solo l’ennesima occasione persa.
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