Politica estera
L’Ue si rafforzi

Il rilancio delle istituzioni europee è stato uno dei tratti distintivi del settennato di Sergio Mattarella, ormai entrato nel semestre bianco. Lo hanno imposto il suo ruolo di «guardiano» della Costituzione (che contempla il disegno di costruzione della casa comune europea, a cominciare dai Trattati fondativi) oltre alla sempre maggiore produzione legislativa dell’Europa che ha finito per cambiare in parte il ruolo del Parlamento nazionale (il 60 per cento dei decreti legislativi nasce a Bruxelles o a Strasburgo). L’adesione del Colle al progetto europeo è stato abbracciato senza se e senza ma, del resto in linea con la dottrina costituzionale. Ma il Capo dello Stato non ha mai risparmiato critiche alle istituzioni che si sono sviluppate a partire dal Trattato di Roma. È recente l’affondo sulla scarsa disponibilità degli Stati membri ad accogliere i profughi afghani e del loro comportamento ipocrita di fronte alla tragedia di Kabul e dei richiedenti asilo.

Ieri (sabato 4 settembre), in un messaggio al Forum Ambrosetti, il Capo dello Stato ha voluto sottolineare un aspetto positivo: la capacità di reazione dell’Europa di fronte alla pandemia, «efficace e tempestiva». Dopo un breve momento di afasia (con qualche dichiarazione fuori luogo, come quella del governatore della Banca Centrale Europa Lagarde) l’Unione infatti, a cominciare dalla Commissione, ha saputo mettere in moto la macchina che avrebbe portato al vaccino, finanziando la ricerca e articolando la distribuzione dei sieri, senza contare le misure di sicurezza sul territorio, con la chiusura delle frontiere e il sovvenzionamento dei materiali e delle attrezzature per la sanità pubblica (tenendo conto che la gestione di questo aspetto non è di pertinenza dell’Europa ma dei Paesi membri). Per non parlare della politica economica, completamente ribaltata dal rigore al sostegno finanziario di fronte alla pandemia, con la creazione del gigantesco Next Generation Eu Plan approvato dal Consiglio europeo, che comprende quasi mille miliardi di euro di risorse da investire (tra i quali una buona fetta all’Italia con il Recovery Fund). È ottimista Mattarella per il futuro del nostro Paese e ricorda i numeri macroeconomici: «Le previsioni, per l’Italia, guardano, nel 2021 a una crescita del Pil pari al 6% e nel 2022 al 4,4%, al quinto posto tra i Paesi del G20, con un incremento a due cifre della produzione industriale».

«Le azioni intraprese, sia sul terreno delle campagne di vaccinazione sia sul terreno del sostegno alle crisi sociali e alla ripresa economica, confermano la bontà delle scelte effettuate in direzione di una sovranità condivisa a livello continentale», ha scritto Mattarella. L’integrazione europea, infatti, «consente di giocare a livello internazionale sul piano economico una massa critica a tutto vantaggio dei popoli europei». L’Europa insomma è in grado di produrre anche un mutamento dello status quo economico globale a vantaggio dei popoli dell’Unione.

L’auspicio di Mattarella è che l’Europa riesca a rilanciare anche la sua politica estera, una politica estera più incisiva e armonica, tesa ad assicurare la pace non solo tra i suoi 446 milioni di abitanti ma anche nel mondo. Per il presidente della Repubblica le vicende dell’Afghanistan rilanciano «il contributo dell’Unione europea alla causa della pace, dello sviluppo, della sicurezza e della stabilità internazionale». Non solo, ma «la globalizzazione dei mercati importa che avvenga contemporaneamente alla diffusione dei diritti, per il raggiungimento della piena dignità delle persone in ogni angolo del mondo». Da cui la necessità di una politica estera e di sicurezza comune. Una materia su cui l’Europa si è mossa, sin qui, «troppo timidamente». Parlare di politica estera comune significa anche, come conseguenza indiretta, di dotarsi di un esercito europeo. Il ruolo sempre più debole degli Stati Uniti di «gendarme» sullo scacchiere mondiale, come dimostra il «Vietnam» che si è consumato in Afghanistan, oltre al nuovo ruolo egemonico della Cina, spinge la storia in questa direzione.

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