Più solidarietà
e giustizia

Chi si aspettava da Sergio Mattarella la stessa reprimenda che nel 2013 fece Giorgio Napolitano - anche lui confermato al Quirinale per l’incapacità dei partiti di scegliere il successore - è rimasto sicuramente deluso. Ascoltando il discorso della ri-elezione, i parlamentari si sono sbracciati in una sessantina di applausi ma non abbiamo visto la stessa scena di quando Napolitano, più fustigava i partiti, più loro lo osannavano. No, Mattarella non ha fatto alcun riferimento esplicito a quanto è accaduto, alla dimostrazione di impotenza che il Parlamento ha fornito per la seconda volta, alla crisi profonda che pervade la politica nazionale. Con voluto distacco il Capo dello Stato si è limitato a dire che alla «nuova chiamata», definita «inattesa», «non ha potuto e non ha inteso sottrarsi» dopo «giorni travagliati per tutti», aggiungendo: «anche per me». Di seguito una breve spiegazione di contenuto: ha detto che «le incertezze politiche e le tensioni», se si fossero prolungate, avrebbero avuto conseguenze negative sull’Italia nel pieno dell’attuazione del Pnrr e quando ancora la campagna vaccinale è in corso per combattere la pandemia. Poiché queste conseguenze sarebbero state troppo gravi - è il messaggio implicito –, ha deciso ad accettare la rielezione. Stop.

Questo modo di procedere, a ben pensarci, è molto «mattarelliano»: magari il Presidente è interventista come lo fu Napolitano, ma lo è nel modo tipico della sua storia politica. Infatti non sono mancate le indicazioni concrete nel lungo discorso. Alcune ci sono apparse più pesanti di altre. Al Governo Draghi – da lui voluto e al quale ha ovviamente confermato il proprio appoggio – ha ricordato che non può considerare le Camere come un ufficio di ratifica delle sue decisioni. Deve accettare la richiesta di Camera e Senato di avere più tempo per esaminare, discutere e decidere. Ovviamente su questo passaggio sono arrivati gli applausi dei parlamentari frustrati dopo un anno in cui il Governo ha fatto la parte del leone senza usare nemmeno un po’ di galateo.

Secondo, i paragrafi dedicati alla giustizia contenevano una rinnovata strigliata ai giudici, rammentando loro che devono essere credibili ed efficienti, che devono uscire dalla logica delle correnti, che non possono essere indifferenti alle tante sentenze «arbitrarie e imprevedibili» che spesso rovinano la vita delle persone. Per questa ragione il Capo dello Stato ha ripetuto il suo appello alla riforma del Csm, che lui presiede per Costituzione: peccato che la medesima riforma giaccia in commissione parlamentare bloccata dai veti dei partiti e dei gruppi di pressione.

Terzo elemento, poco sottolineato nei primi commenti. Mattarella se la prende con «poteri economici sovranazionali che tendono a prevalere e ad imporsi». Si riferisce ai mercati? Avverte il rischio che la fase di incertezza politica che si apre da qui alle elezioni nel 2023 può ribaltarsi in un terremoto finanziario ai danni dei nostri titoli? Certo nella settimana di votazioni per il Quirinale lo spread aveva già cominciato a salire e svariate dichiarazioni di giornali finanziari internazionali ci avevano messo in guardia dai rischi che stavamo correndo… difficile capire quale sia la interpretazione giusta per questa frase ma l’impressione è che chi doveva capire ha capito.

Per il resto, Mattarella ha svolto un discorso sulla dignità alto e nobile come lo sa fare lui, richiamando ai doveri delle istituzioni nei confronti soprattutto dei più svantaggiati, degli ultimi, dei giovani, donne, anziani, malati, immigrati: la solidarietà e la giustizia come chiave di volta del legame tra popolo e democrazia.

Quanto alla collocazione internazionale dell’Italia, nessun dubbio su atlantismo ed europeismo di fronte ad un’assemblea per un buon terzo sostenitrice delle tesi sovraniste.

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