
L'Editoriale
Sabato 15 Marzo 2025
Per la tregua in Ucraina si procede a piccoli passi. Le richieste inevitabili
MONDO. Le trattative per arrivare a una tregua di 30 giorni della guerra in Ucraina procedono a piccoli passi, con le parti in conflitto attente a dosare le parole per non spostare il peso negoziale della Casa Bianca da un piatto all’altro della bilancia.
Giovedì sera Vladimir Putin ha ricevuto l’inviato americano Steve Witkoff al quale «ha trasmesso informazioni e segnali ulteriori al presidente Trump», ha detto il portavoce del Cremlino, senza specificare i dettagli. Un colloquio che il presidente degli Usa ha definito «produttivo», accompagnato dalla richiesta di «risparmiare» i soldati ucraini ne l Kursk, la regione russa che l’esercito di Kiev occupò in parte nell’agosto 2024. L’obiettivo era di mantenere un territorio da scambiare con quelli ucraini annessi da Mosca nel settembre 2022 e di fermare i missili lanciati quotidianamente su edifici civili nel vicino oblast di Sumy. Ma il Cremlino sta obbligando i battaglioni avversari a ritirarsi. La richiesta di «risparmiare» militari è il riconoscimento implicito delle esecuzioni (almeno cinque) di combattenti di Kiev avvenute nei giorni scorsi in violazione della Convenzione di Ginevra, crimini che si sommano a quelli vasti compiuti dall’esercito russo sui civili in tre anni di invasione su larga scala.
Putin ieri ha dichiarato che «la nuova amministrazione americana sta facendo di tutto per ripristinare almeno qualcosa di ciò che è stato praticamente ridotto a zero e distrutto dai predecessori».
Putin ieri ha dichiarato che «la nuova amministrazione americana sta facendo di tutto per ripristinare almeno qualcosa di ciò che è stato praticamente ridotto a zero e distrutto dai predecessori». Ma la ripresa delle relazioni con Washington è «un processo non facile, per non dire complicato». Intanto lo zar ha incassato il riconoscimento che cercava dalla Casa Bianca come interlocutore, capo di una potenza. Per il via libera alla tregua Mosca pone fra le condizioni la rinuncia da parte di Kiev della parte di quattro sue regioni (Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson) che controlla ancora seppure diventate russe con la forza e una firma; lo stop degli aiuti militari degli Usa all’Ucraina nell’ottica di un possibile riarmo durante la tregua; l’Unione europea relegata a un ruolo marginale nelle trattative. Non ci sono novità, sono le stesse condizioni irrinunciabili per l’avvio di un negoziato di pace nelle quali invece sono accentuate due pretese: smilitarizzazione e neutralità del Paese invaso e smembrato. Se ce ne fosse bisogno, è la conferma del fatto che Putin non considera l’Ucraina indipendente e sovrana ma una colonia. È paradossale la richiesta di smilitarizzare un Paese travolto da una «guerra preventiva» per un pericolo percepito: dal 1991 all’inizio dell’invasione su larga scala il 24 febbraio 2022, non c’è stato un solo atto militare ostile compiuto da Kiev in territorio russo, nemmeno da Stati dell’Europa orientale facenti invece parte della Nato.
Non ci sono novità, sono le stesse condizioni irrinunciabili per l’avvio di un negoziato di pace nelle quali invece sono accentuate due pretese: smilitarizzazione e neutralità del Paese invaso e smembrato
Ma tant’è. Da Mosca arrivano voci non confortanti in prospettiva e talvolta brutali. Sergej Markov, ex consigliere di Putin e direttore dell’Istituto di ricerche politiche della capitale, ha dichiarato che «sarebbe stato meglio per tutti se i negoziati a Gedda fossero falliti, lo stop statunitense agli aiuti militari a Kiev sarebbe diventato definitivo e il nostro esercito avrebbe potuto avanzare più rapidamente». Pjotr Tolstoj, trisnipote del grande scrittore autore di «Guerra e pace», vice presidente della Duma (il Parlamento russo) e rappresentante del partito dello zar «Russia Unita», ha detto che «qualunque cosa propongano i nemici, dobbiamo vincere. Vengono resi docili solo dalla loro animalesca paura del nostro esercito». Un linguaggio bellicista che conferma la necessità di garanzie di sicurezza per lo Stato smembrato, perché l’80% del territorio del quale è ancora sovrano non torni in discussione in futuro con una terza invasione (nel 2014 la prima e poi nel 2022). Dallo stesso Stato arriva la richiesta del rilascio dei civili detenuti da Mosca e il ritorno dei bambini ucraini trasferiti contro la loro volontà. Se deve prevalere la pace dei rapporti di forza, non prevalga però l’oblio su queste vittime.
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