L'Editoriale
Martedì 16 Maggio 2023
Per il settore pubblico la sfida competenze
IL COMMENTO. Mai come negli ultimi anni stiamo assistendo a evoluzioni sociali e tecnologiche così rapide. Pensiamo solo alla pandemia, alla guerra in Ucraina, ai crescenti e preoccupanti effetti del cambiamento climatico e in tempi più recenti a quelli della crisi energetica. Le contingenze negative ci hanno costretti a cambiare i nostri stili di vita, le abitudini, le modalità organizzative del lavoro e, più in generale, dell’economia.
Forse, la «normalità» (ammesso che sia mai esistita) non esiste più, quanto meno quella a cui eravamo abituati, quella delle «rassicuranti» certezze. La nostra normalità sembra ormai un susseguirsi di crisi, sullo sfondo di una sensazione di incertezza che, con maggiore evidenza negli ultimi tempi, sta connotando in negativo le aspettative di futuro, soprattutto delle nuove generazioni. Non basta però prendere atto della situazione, né serve molto lasciarsi risucchiare in questa spirale. Le crisi bisogna imparare a gestirle. Anzi, ci vuole di più: agire in modo adeguato, con strategie adeguate e lungimiranti che le trasformino in opportunità di sviluppo.
È un contesto complesso e delicato, dove il ruolo della Pubblica amministrazione (P. a.) è quanto mai cruciale. L’Italia cresce solo se sostenuta dalle proprie istituzioni - da quelle centrali a quelle regionali e locali, dalle Università fino ai Comuni più piccoli - dai servizi digitali, da processi veloci ed efficienti, in una logica di cooperazione e non di contrapposizione con il settore privato. Il quadro che abbiamo davanti segnala però vistose criticità. La fotografia attuale del nostro settore pubblico, comprese le Università, ci mostra infatti un numero di dipendenti inferiore a quello dei Paesi Ocse. Per di più, con una età media molto elevata e iniziative di formazione continua ancora molto limitate.
Non ci sono dubbi: per essere all’altezza della situazione, la nuova Pubblica amministrazione ha bisogno di un importante e continuo investimento sul capitale umano. E con il Pnrr abbiamo ora l’opportunità di investire sulle politiche di accesso e reclutamento e sullo sviluppo delle competenze, grazie alla formazione, puntando però anche sulla capacità amministrativa, sulla semplificazione, sulla transizione digitale ed ecologica. L’obiettivo deve essere quindi quello di una «Next Generation P.a.»: una nuova classe di «civil servant», orgogliosi del loro ruolo e motivati da un ambiente lavorativo che incentiva il merito, valorizza i talenti personali e promuove nuove forme di organizzazione. Costruire organizzazioni pubbliche che siano efficienti e innovative per superare le sfide che si presentano davanti a noi nel medio e nel lungo periodo. La Pubblica amministrazione si trova a un vero e proprio punto di svolta. La possibilità che il Pnrr funzioni (ancor di più) come leva di rilancio del Paese si basa su due presupposti: da un lato, che la P. a. recuperi il divario che si è venuto a creare negli ultimi anni in termini di competenze, capitale umano e organizzazione del lavoro; dall’altro, che si sviluppi una modalità di intervento che apprenda e assimili in tempo reale da tutto quello che sta rapidamente cambiando in termini di società, demografia, economia, tecnologia e scenario internazionale.
Nel 2021 l’Ocse, ad esempio, ha inserito tra le grandi sfide cui le amministrazioni pubbliche dovranno dare risposta nel prossimo futuro, il passaggio da una logica di selezione e valutazione delle risorse umane basata solo su titoli di studio e conoscenze, a una logica legata alla valutazione delle competenze analitiche e comportamentali. La Commissione europea, inoltre, ha individuato il 2023 come «Anno europeo delle competenze», nel quadro del più ampio piano strategico pluriennale promosso con l’Agenza per le competenze per l’Europa per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza del 2020.
Lo sviluppo delle competenze per la crescita del settore pubblico è previsto anche nel Pnrr «Italia domani», approvato nel 2021. Il piano, nell’ambito delle azioni di rafforzamento e ammodernamento della Pubblica amministrazione, attribuisce infatti particolare importanza alla valutazione delle competenze trasversali nei processi di selezione, avanzamento, formazione e sviluppo dei dipendenti pubblici e, più in generale, nello sviluppo organizzativo. In altre parole, non basta concentrarsi su un recupero di efficacia e di efficienza. È necessario anche costruire le condizioni per l’innovazione, essere pronti ad affrontare un futuro che, per definizione, non è mai del tutto prevedibile.
Un futuro di cui non possiamo conoscere ancora tutti i dettagli e i fabbisogni emergenti, ma che, alla luce di quanto sappiamo (e che non è poi così poco), potremo affrontare se saremo adeguatamente preparati, se saremo cioè in grado di orientare le nostre azioni di conseguenza. È questa la sfida che ci aspetta e che dobbiamo vincere, soprattutto se vogliamo davvero investire sulla formazione come leva di sviluppo per il cambiamento della Pubblica amministrazione e, di conseguenza, anche del nostro Paese.
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