Pendolari, diritto
di viaggiare e sapere

I treni arriveranno, ma serve tempo e pazienza, perché il 2024 non è proprio dietro l’angolo. Solo allora i 176 acquistati dalla Regione saranno tutti sui binari, con un ingresso progressivo che comincerà nei primi mesi del 2020: 90 fino al 2022 e il resto nei successivi dopo, il che fa sperare in un rinnovo costante della disastrata flotta Trenord, soprattutto sul fronte del materiale di Trenitalia, di gran lunga il più vetusto. Certo, a treni nuovi e utenza in crescita purtroppo non pare corrispondere un potenziamento della rete.

Il tallone d’Achille di una regione Milanocentrica, il che aggiunge un problema al problema. Numeri alla mano, i passeggeri superano quota 800mila al giorno: ma attenzione, tre quarti gravita su Milano, ormai satura. Rfi punta molto sull’implementazione tecnologica, introducendo sistemi di distanziamento come l’Ertms per gestire i treni. Trenord e Regione sono invece orientati sulla ridefinizione delle stazioni di Milano così da organizzare diversamente il traffico ed evitare la concentrazione crescente su Centrale. Una soluzione non esclude l’altra, l’importante è confrontarsi e decidere.

Anche perché è vero che la situazione del servizio Trenord è in miglioramento, lo dicono i dati, ma è indegno per la Lombardia che linee come la Lecco-Bergamo-Brescia registrino da due anni performance abbondantemente sotto gli standard minimi di qualità. Quelli definiti dal bonus, nato per essere un’eccezione e diventato sempre più la regola. E non è nemmeno più accettabile che migliaia di persone viaggino su treni inadeguati alla domanda, sia dal punto di vista della qualità che della quantità. Delle carrozze in primis.

Si dirà che le soluzioni non possono essere a breve termine, ed è vero, basti pensare ai tempi dell’industria ferroviaria: tra ordine e consegna difficilmente passano meno di tre anni. Ci sarebbe poi l’ipotesi più o meno fascinosa di una gara per il servizio regionale alla scadenza del contratto, il prossimo anno. Ma anche qui un pizzico di realismo non guasta: difficile che un operatore straniero sia in grado di gestire un servizio in una Lombardia che ha dimensioni, offerta e necessità di uno Stato europeo. Un altro discorso è la messa in gara di qualche tratta minore, se non altro per vedere come reagisce davvero il mercato. Diversamente le alternative reali sono due: Trenord o Trenitalia. Il che non vuol dire che il prossimo contratto non possa avere elementi di novità e che magari la Regione prima o poi esca dall’equivoco di un ruolo che la vede controllore e controllato.

Una cosa però la si può fare, e in un tempo limitato: comunicare. E farlo meglio. Al pendolare si può rimproverare tutto, tranne la mancanza di realismo. Un conto è l’esasperazione quotidiana che spesso porta ad eccessi verbali o social, un altro la conoscenza dello stato delle cose, che non fa loro difetto. Sanno aspettare, lo fanno da una vita, ma vogliono sapere. Ed è questo che spesso esaspera più di un treno in ritardo o un vagone stipato: sentirsi abbandonati su un marciapiede di una stazione provando ad intuire se (e quale) un treno partirà o meno. Restare fermi in mezzo al nulla senza uno straccio di informazione, non sapere quando si potrà varcare la porta di casa o quella dell’ufficio. Trenord ha i suoi sistemi, app compresa, ma quando le informazioni riguardano binari e stazioni la palla passa alle Ferrovie nelle loro diverse articolazioni societarie: un rimpallo continuo con il pendolare in mezzo. E allora, nell’attesa dei treni, della ridefinizione del sistema milanese, del potenziamento di una rete che per il 53% è ancora a binario unico, partiamo da qui: da un sistema di informazioni che metta davvero il viaggiatore al centro. Il primo passo di un viaggio quotidiano, ma sul binario giusto.

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