L'Editoriale
Mercoledì 15 Gennaio 2020
Papa Ratzinger
e il celibato
La sgradevole e triste vicenda del libro sul celibato dei preti che esce oggi in Francia non più con la doppia firma del Papa emerito Benedetto XVI e del card. Robert Sarah conferma che i più grandi danni alla personalità di Joseph Ratzinger e alla sua grandezza intellettuale di teologo li hanno fatti i cosiddetti ratzingeriani. Perché il cardinale Sarah, critico del pontificato di Francesco, nonostante sia a capo di uno dei dicasteri cruciali della Curia romana, ha coinvolto il Papa teologo in un’operazione che ha le caratteristiche di una trappola facendo dire alla fine ciò che mai il Papa teologo ha detto sul celibato? Il punto vero sta qui.
Nel testo pubblicato dall’editore francese a firma di Benedetto XVI non si parla mai e poi mai della vicenda dei viri probati e della possibilità della loro ordinazione, questione che invece sta molto a cuore al cardinale Sarah, sulla quale si è espresso sempre in modo negativo e che è il vero motivo per il quale si è speso, utilizzando in modo maldestro il nome del Papa emerito in un’operazione preventiva di blocco e di condizionamento di quanto Bergoglio sta scrivendo sulla base dei risultati del Sinodo sull’Amazzonia. In quella occasione la maggioranza dei padri sinodali aveva chiesto una apertura sul celibato, con limitate condizioni e solo per una specifica regione.
D’altre parte il celibato non è un dogma di fede. Eppure Sarah nel libro parla della questione come di una «catastrofe pastorale», una «confusione ecclesiologica» e un «oscuramento della comprensione del sacerdozio», frasi sommamente esagerate e poco motivate dal punto di vista teologico, buone per titoli ad effetto, ma assai lontane dalla pacatezza argomentativa dei ragionamenti del Papa teologo. Joseph Ratzinger è stato tirato per la tonaca dal maldestro cardinale Sarah, che non lo ha informato della pubblicazione di un libro di gran cassa in vista dell’Esortazione post-sinodale di Bergoglio. Sarah ha chiesto al Papa emerito alcuni «appunti», che lui ha mandato prima della conclusione del Sinodo allegando due omelie tenute da Papa regnante sul sacerdozio nelle quali la questione del celibato non viene neppure sfiorata. La preoccupazione di Benedetto era quasi tutta concentrata sul ruolo di ponte del sacerdote tra uomo e Dio. Invece è noto che Joseph Ratzinger in un libro pubblicato nel 1971 in Germania «Fede e futuro» non escludeva la possibilità di fronte alla crisi di vocazioni di ordinare sacerdoti «viri probati» e che l’anno prima aveva firmato un memorandum insieme ad altri otto teologi nel quale si sollecitava una verifica sul celibato «a livello ecclesiastico alto e sommo».
Ratzinger mai ha rettificato questa opinione. Una fonte vicinissima al Papa emerito ieri ha confermato a chi scrive che non esiste una sua parola di presa di distanza da quanto ha scritto quasi 50 anni fa. Se avesse cambiato idea quale migliore occasione? Ma c’è di più. Ratzinger ha accolto nella Chiesa cattolica i sacerdoti anglicani scismatici senza imporgli una nuova ordinazione, come fece Leone XIII, e si tratta di preti anglicani sposati. Cosa è se non una deroga per situazione particolari che non intacca l’essenza del sacerdozio celibatario, esattamente simile a ciò che si chiede per l’Amazzonia e che Sarah e non Ratzinger contesta? L’operazione è politica contro Bergoglio, ben orchestrata nei tempi e nei modi. Il giornalista-editore francese Nicolas Diat ha già scritto insieme a Sarah tre libri che attaccano pesantemente il pontificato di Papa Francesco.
In un volume apparso nel 2014 Diat ha raccontato retroscena da brivido sull’elezione di Bergoglio e i veleni vaticani che avevano provocato una durissima reazione di padre Federico Lombardi allora portavoce del Papa e oggi direttore della Fondazione Ratzinger. Diat è legato alla destra politica francese e alle fondazioni americane cattoliche più critiche verso Bergoglio per il suo impegno a favore dei migranti. Per Sarah tutto ciò non è un problema. Ma adesso si è spinto troppo in là mettendo in imbarazzo il Papa emerito, che ha deciso di non stare al giochetto dell’intraprendente cardinale. Il ritiro della firma è un segnale chiaro a tutti i furbastri ratzingeriani, adesso anche non poco pasticcioni.
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