L'Editoriale
Sabato 26 Ottobre 2024
Onu-Putin, la stretta di mano e l’impotenza
MONDO. Ha destato polemiche la presenza del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres al vertice dei Brics (le economie mondiali emergenti) a Kazan, in Russia.
Padrone di casa ovviamente il presidente Vladimir Putin. Una foto ritrae il capo delle Nazioni Unite nella cerimonia di chiusura mentre stringe la mano allo zar con un leggero inchino. L’immagine rappresenta in modo plastico l’impotenza del Palazzo di Vetro rispetto al peso delle grandi potenze che siedono nel Consiglio di sicurezza permanente (in particolare Usa e Cina, i due imperi, e appunto la Russia che ha ambizioni imperiali revansciste) dove esercitano il diritto di veto a difesa dei propri interessi e degli alleati. L’Onu dovrebbe essere il luogo di ricomposizione dei conflitti ma la recente Assemblea generale a New York ha confermato che non lo è. Tanto più in un’epoca di disordine mondiale dove Stati in guerra operano secondo la regola delle «mani libere», in spregio al diritto internazionale e a quello umanitario. Ma le Nazioni Unite sono ciò che i Paesi membri le permettono di essere: una condizione di impotenza.
Dialogare con i Brics
L’intento di Guterres era di incontrare e dialogare con i Brics, acronimo di Brasile, Russia, India e Cina, raggruppamento nato nel 2009 al quale si sono poi aggiunti Sudafrica (nel 2010), Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Iran (quest’anno). Il summit di tre giorni a Kazan era allargato a rappresentanze di altri 36 Paesi e ai leader di sei organizzazioni internazionali fra cui appunto l’Onu. I nove Stati dei Brics compongono un gruppo non propriamente omogeneo, con interessi a volte contrastanti. E c’è chi tiene i piedi in due scarpe, come l’India che è anche nel «Quad», il Dialogo quadrilaterale di sicurezza con Australia, Giappone e Stati Uniti, con l’obiettivo di contenere l’espansionismo cinese nell’Indo-Pacifico.
La Turchia, presente a Kazan come osservatore, è pure membro della Nato. I Brics insieme rappresentano il 41% della popolazione mondiale e il 37% del Pil globale
La Turchia, presente a Kazan come osservatore, è pure membro della Nato. I Brics insieme rappresentano il 41% della popolazione mondiale e il 37% del Pil globale. Vengono rappresentati come organizzazione anti occidentale ma le loro economie sono pur sempre dipendenti dai mercati dell’Occidente. Il vertice in Russia si è concluso con una dichiarazione d’intenti su vari punti e senza alcun passo avanti sul sistema comune di pagamenti transfrontalieri alternativo al dollaro.
Posizioni distanti sull’Ucraina
Sul conflitto in Ucraina le posizioni restano distanti. Guterres ha chiesto una pace giusta e ribadito che «l’invasione russa viola la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale». Putin, che sventolò la stessa Carta contestando l’ingresso dell’esercito israeliano in Libano, si è detto pronto a prendere in considerazione ogni opzione per la pace «sulla base della situazione reale sul terreno, per nient’altro». Cioè il riconoscimento alla Russia del 20% di territorio ucraino annesso illegalmente nel settembre 2022, dove veniva prodotto il 26% del Pil di Kiev. E proprio da Kiev sono arrivate le reazioni più stizzite per la presenza del segretario dell’Onu al vertice con lo zar: l’accusa è di aver legittimato il capo del Cremlino, pur sempre sotto mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità in seguito al trasferimento forzato di 19mila minori ucraini in Russia. E il presidente Volodymyr Zelensky ieri si è rifiutato di ricevere Guterres.
Sul conflitto in Ucraina le posizioni restano distanti. Guterres ha chiesto una pace giusta e ribadito che «l’invasione russa viola la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale». Putin, che sventolò la stessa Carta contestando l’ingresso dell’esercito israeliano in Libano, si è detto pronto a prendere in considerazione ogni opzione per la pace «sulla base della situazione reale sul terreno, per nient’altro»
Onu e credibilità
L e Nazioni Unite affrontano una grave crisi di credibilità e di valori fondanti. In Libano la missione Unfil è letteralmente sotto il fuoco di Israele. Ma è una crisi datata, risalente al conflitto in Bosnia dove i 30mila caschi blu erano presenti con un mandato sbagliato, come nel Paese dei cedri: di «peace keeping», di mantenimento di una pace che non c’era e non di «peace enforcing», di imposizione della pace. Le forze Onu olandesi lasciarono Srebrenica (dichiarata «zona protetta» dalla stessa organizzazione nel 1993) l’11 luglio 1995, il giorno prima che si compisse il genocidio di 8mila musulmani fra i 12 e i 77 anni. Nel 1994 era avvenuto il genocidio in Ruanda, almeno 800mila tutsi e hutu moderati massacrati in tre mesi, nel silenzio del mondo. L’umanità non impara dalla storia e continuano a prevalere interessi di parte sulla priorità del rispetto della vita: fino a quando questa priorità non sarà messa al centro dell’azione politica, resteremo inchiodati nell’ipocrisia e nella falsità dei discorsi, dei grandi vertici e delle conferenze viziate dal solo obiettivo di ritagliarsi nuovi spazi di potere.
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