L'Editoriale
Martedì 28 Gennaio 2025
Olocausto, la memoria dell’orrore deve unire
MONDO. È stata una Giornata della Memoria amara, solcata da polemiche sorte a causa delle contrapposizioni che in Italia, come ovunque nel mondo, si sono create dopo il massacro del 7 ottobre e la guerra tra Israele e Hamas a Gaza.
Un clima che il Presidente della Repubblica Mattarella ha più volte esortato a superare nell’esecrazione della barbarie costituita dalla Shoah e nel ricordo, che tutti dovrebbe unire e che non deve essere sporcato. E a nome dell’intero popolo italiano ieri il Capo dello Stato, come gli altri suoi colleghi europei, durante la cerimonia al campo di Auschwitz ha deposto una candela in memoria dei sei milioni di ebrei massacrati dai nazisti nei campi di sterminio.
Le parole della Meloni
Anche la premier Giorgia Meloni ha pronunciato parole chiare che rafforzano quanto già dichiarato in precedenza. Meloni ha stigmatizzato il piano del regime hitleriano «che in Italia trovò la complicità di quello fascista attraverso l’infamia delle leggi razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni». Parole che questa volta, almeno loro, non dovrebbero alimentare polemiche e risentimenti politici. La presidente del Consiglio ha aggiunto che «la lotta all’antisemitismo è una priorità del governo» e ha annunciato che presto sarà reso noto un piano nazionale per la lotta a questo fenomeno che purtroppo sta di nuovo prendendo piede con centinaia di episodi, nel nostro come in altri Paesi, di intolleranza e di razzismo nei confronti degli ebrei.
La polemica tra Anpi e il rabbino Di Segni
Chi ha lanciato accuse contro le manifestazioni «Pro-Pal» è stato il leader della Lega Salvini secondo il quale «nella critica ad Israele trovano giustificazioni per i peggiori sentimenti anti-ebraici». È esattamente quello contro cui protestano le comunità ebraiche: a questo proposito molto dura è la polemica che le sta contrapponendo all’Anpi con un botta e risposta che non si ascoltava da mai. Il rabbino capo Di Segni ha accusato l’associazione dei partigiani di tradire i suoi principi e di entrare in contraddizione con se stessa quando definisce «genocidio» ciò che accade nella Striscia di Gaza accomunando quei fatti ad un fenomeno di ben altra caratura quale è stato appunto lo sterminio degli ebrei perpetrato scientificamente dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Infastidita la replica del presidente dell’Anpi Giancarlo Pagliarulo che ha detto: «Di Segni non conosce la nostra storia», comunque invitando il rabbino ad un incontro chiarificatore.
Il clima teso e le preoccupazioni di Mattarella
Ma è pur vero che la senatrice a vita Liliana Segre ha lamentato di essere ormai stanca e amareggiata di assistere ad ondate di insulti nei suoi confronti e dei suoi correligionari, tanto da farle limitare le sue uscite in occasione della Giornata della Memoria di quest’anno: solo una visita al Ghetto di fronte al murale che la ritrae insieme a Sami Modiano. Ma basta andare a Milano per constatare il riaccendersi delle liti politiche. La comunità ebraica locale ha rifiutato di partecipare alle manifestazioni ove sia presente l’Anpi mentre il centrodestra comunale ha polemizzato con la sinistra (al governo a palazzo Marino) per aver votato contro la proposta di inserire la parola «antisemitismo» nel titolo della Commissione per la lotta ai fenomeni di odio. Mentre a Roma, alla Piramide Cestia, una gigantesca scritta anonima ha duramente attaccato ong come Amnesty International, Medici Senza Frontiere, Emergency, Croce Rossa Internazionale anch’esse per l’uso della parola «genocidio» a proposito dei morti palestinesi. Se Amnesty ha definito «spregevoli» quelle accuse, è un fatto che il centrodestra accusa la sinistra radicale di fomentare sentimenti antisemiti proprio a partire dalla guerra tra Israele e Hamas. Tutte fratture che impensieriscono il Presidente Mattarella e amareggiano gli ormai pochi superstiti dei campi di sterminio, assaliti dall’angoscia che quando essi non saranno più tra noi, possa sparire la memoria della Shoah e aumenti il rischio che, come diceva Primo Levi, «ciò che è accaduto possa ripetersi».
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