Offriamo una via d’uscita ai giovani che abitano in una periferia psichica

Hanno vissuto almeno due anni quasi sempre in una stanza, spesso da soli, non sono andati a scuola ma hanno seguito le lezioni da casa, non hanno socializzato, sono demotivati, scoraggiati, privi di punti di riferimento e modelli importanti al di là dei genitori (quando ci sono). Sono saltate feste, riunioni, viaggi, appuntamenti, partite di calcio, tutti riti di passaggio fondamentali per la crescita di un adolescente. A pagare sono soprattutto gli studenti delle superiori ma non si deve sottovalutare l’impatto sui maggiorenni.

Molti giovani hanno passato gli anni di università guardando i professori fare lezione o effettuare gli esami da un monitor, non hanno mai vissuto quella vita da «matricola» e poi di studente - acquistando «in presenza» nuove conoscenze, relazioni, affetti, amori, amicizie - che è uno dei momenti più belli della propria vita. Questa condizione con tratti comuni a quasi tutti i ragazzi italiani ha portato a dei fenomeni patologici sfociati in violenze inaudite. Il numero e i particolari degli stupri che si sono verificati a Milano a capodanno a opera delle «baby gang» (che di «baby» hanno solo il soprannome) ha sconcertato persino le forze dell’ordine. Quel che colpisce è che spesso non sono ragazzi provenienti dalle periferie metropolitane o da contesti degradati quelli che estraggono un coltello all’improvviso di fronte a un coetaneo ignaro per farsi dare un telefonino, come capita tutti i giorni a Milano anche in pieno centro, ma di adolescenti anche di buona, ottima famiglia. La periferia da spaziale è diventata psichica. La loro vita di gruppo, fondamentale per conquistarsi autonomia, non assume forme sociali costruttive e così a volte può diventare patologica, violenta, criminale. Un fenomeno che non possiamo più prendere sottogamba.

Questo disagio si riflette nella loro musica preferita che ascoltano dalle cuffiette eternamente incollate agli orecchi, la musica Drill, un genere musicale nato nel South Side di Chicago caratterizzata da testi violenti e nichilistici, da un uso frequente di «auto-tune» sulla voce, quasi impossibile da ascoltare per un «boomer», per chi ha più di 50 anni. Spesso gli autori e gli interpreti di questo genere musicale sono giovani con un passato criminale e finiscono per essere un modello per quelli nati dopo di loro. Questa musica non è la causa, ma lo specchio, a volte il collante di questo disagio che può tramutarsi in criminalità da «Arancia meccanica».

Non è sorprendente quel che sta accadendo se si pensa che un adolescente su quattro ha sintomi di depressione o di disturbi d’ansia da Covid. Quando si è liberi di scendere in strada o di tornare a scuola, una scuola che non abbiamo mai conosciuto nella sua essenza, ci si sente come un cane senza catena. In due anni i casi sono raddoppiati, come attestano analisi e ricerche, tra cui citiamo quella della Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia (Sinpf). Secondo gli esperti questo comporterà un grosso carico negativo sulla salute futura degli adolescenti. In molti ricorrono ai farmaci o nei casi estremi alle droghe. Si tratta di cambiamenti profondi. Sono molti i ragazzi «sotto tono» o con disagi mentali, o semplicemente in crisi e i servizi di psichiatria degli ospedali non riescono addirittura a rispondere alle tante richieste.

È per questo prioritario fare qualche cosa subito. Quella legata agli adolescenti e ai giovani è un’emergenza nazionale che chiama in causa tutte le agenzie educative del Paese: nessuno può tirarsi fuori. Attualmente non vedono una via d’uscita, non vedono la luce in fondo al tunnel. Dobbiamo dargliela. A meno che non si creda che sia sufficiente un buono di 600 euro per le sedute di psicanalisi.

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