
L'Editoriale
Domenica 09 Marzo 2025
Nubi fosche sulla Siria, lieto fine non scontato
MONDO. Nubi fosche si addensano sulla Siria, proprio ora che ha la possibilità di diventare un Paese normale. Come temuto dai primi di dicembre, i sostenitori del deposto dittatore Assad sono passati al contrattacco con le armi in pugno nella loro roccaforte di Latakia.
Il sangue è così tornato a scorrere. Centinaia sono i morti. Il rischio dello scoppio di una nuova guerra civile è dietro l’angolo. La speranza è che, in qualche modo, le ostilità vengano fermate, soprattutto considerando la stanchezza della popolazione civile. E pensare che pareva che la Siria, d’incanto, si fosse già incamminata sulla strada della riappacificazione nazionale. Il percorso verso la normalità, lo si sa, è, però, lungo e pieno di ostacoli.
Si riparte da zero
Bisogna infatti ricostruire uno Stato da zero, dopo la caduta di una dittatura interminabile, e porre solide fondamenta in una realtà multietnica e multireligiosa, dilaniata da 14 anni di guerra civile che ha provocato milioni di profughi all’estero e di sfollati in patria.
La posta in gioco è enorme. Un’evoluzione positiva della situazione in Siria, si ha consapevolezza, avrà rilevanti ripercussioni regionali: significherà indirettamente la pacificazione o quasi dell’intero Medio Oriente. Perlomeno alcune delle crisi che, fino a tre mesi fa, sarebbero potute diventare globali sono ora destinate ad un teatro locale.
Ormai si dava per scontato l’«happy end» di questo dramma infinito. Che, però, non ha una conclusione scontata, a giudicare anche da questo ultimo colpo di coda dei lealisti di Assad
Allerta altissima
Colpisce, quindi, che i grandi network mondiali e i mass media in generale, per settimane, abbiano spento o quasi le luci. Ormai si dava per scontato l’«happy end» di questo dramma infinito. Che, però, non ha una conclusione scontata, a giudicare anche da questo ultimo colpo di coda dei lealisti di Assad. Tanti sono ancora in generale i pericoli di scivolate e derive in un momento delicato, aspettato per più di mezzo secolo. Farsi scappare dalle mani un’occasione del genere sarebbe imperdonabile.
A Damasco si è per l’appunto finora osservata una rivoluzione pacifica interna che necessita, tuttavia, del supporto della comunità internazionale. Il problema più grande è che non si ha esperienza su come procedere per gestire al meglio una transizione così complessa. Pertanto si viaggia a vista.
Il leader temporaneo, Ahmed al-Sharaa, in febbraio ha indetto una Conferenza di Dialogo Nazionale con lo scopo di consultarsi con la società, radunando i pareri più diversi. In precedenza un comitato aveva incontrato più di 4mila persone in giro per il Paese e aveva ricevuto più di 700 indicazioni scritte.
Tra qualche polemica, durante i lavori della Conferenza, si sono ottenuti idee e consigli: come scrivere la nuova Costituzione, come riformare le istituzioni statali, quale ruolo deve essere ricoperto dalla società civile, quali libertà personali devono essere garantite; come deve essere organizzato il sistema di giustizia.
Per evitare la frammentazione della Siria, Ahmed al-Sharaa ha chiesto a tutte le milizie di deporre le armi e di riconsegnarle. È lo Stato che deve gestire le forze armate e la sicurezza, è stato spiegato. Lo stesso vale per i territori controllati. Ma i fedelissimi di Assad non ne vogliono proprio sapere
Questioni non da poco in un Paese arabo in cui, per oltre mezzo secolo, lo Stato ha avuto un volto laico, ma adesso al potere vi è un movimento islamico, il Hayat Tahrir al-Sham (HTS), a lungo considerato come «terrorista» in Occidente. Per evitare la frammentazione della Siria, Ahmed al-Sharaa ha chiesto a tutte le milizie di deporre le armi e di riconsegnarle. È lo Stato che deve gestire le forze armate e la sicurezza, è stato spiegato. Lo stesso vale per i territori controllati. Ma i fedelissimi di Assad non ne vogliono proprio sapere. Europei, turchi, arabi sauditi, arabi del Golfo hanno finora cancellato passate sanzioni contro la Siria e hanno dato il loro contributo finanziario. Ma non basta. Trovare le giuste risposte anche in questo difficile frangente sarà fondamentale.
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