L'Editoriale
Venerdì 25 Marzo 2022
Nei summit Usa-Ue, Cina convitato di pietra
Ormai la prima operazione, parlando della tragedia che giorno di giorno si dipana in Ucraina, è sgombrare il campo dalle pseudo-notizie che servono solo ad aumentare il clamore. Si parla di golpe anti-Putin imminente a Mosca, come se un complotto nei servizi segreti russi si facesse annunciare con opportune indiscrezioni.
Si parla (lo fanno al Cremlino, accusando gli Usa per i fantomatici laboratori in Ucraina, e lo fa anche Joe Biden minacciando una reazione della Nato di fronte ad attacchi della Russia) di un possibile uso di armi chimiche ma non si capisce su quale base. Demagoghi e politici politicanti vogliono farci credere che spendere altri soldi per dotarsi di altre armi aiuterà l’Ucraina, che da anni già riceve tonnellate di armi da decine di Paesi, o favorirà la causa della pace, che invece soffre soprattutto di una colossale carenza di intelligenza politica. E poi, comprare armi non equivale a costruire un sistema di difesa, né a livello nazionale né a livello europeo. Non a caso c’è un’emergenza drammatica in Europa ma nessuno più parla di esercito europeo. Le parole inutili dovrebbero stare a zero, invece trionfano a tutti i livelli.
Come al solito, la realtà dei fatti si divide su due piani. Quello del campo di battaglia: gli ucraini sono riusciti a recuperare terreno, allontanando i russi da Kiev. E colpendo una nave da sbarco nel porto di Berdyansk, da molti giorni occupato dai russi, hanno incrinato le già precarie certezze delle forze di Mosca. Che però hanno quasi preso Mariupol’, e nelle regioni dell’Est lentamente realizzano il loro progetto di conquista e annessione. Attardarsi nel «chi vince chi perde» è irrispettoso di tante sofferenze. Una cosa però è certa: rallentare i russi costa caro agli ucraini ma intanto permette loro di rafforzarsi. Parlando oggi con Kiev, mi veniva raccontato della quotidiana moltiplicazione delle difese, delle trincee, delle postazioni, degli avamposti. Il tempo, ora, gioca a favore di chi si difende. I generali russi cercano di cambiare strategia: martellano le grandi città con cannonate e missili, ma provano intanto ad aggirarle per non sfiancarsi contro un nemico ben munito.
Un giornalista della Tv di Stato di Pechino ha così riassunto: gli Usa ci chiedono di non difendere la Russia per trovarci soli quando attaccheranno noi. Non promette bene. Ed è uno dei segnali che confermano che il Novecento, il secolo americano, l’epoca in cui gli orientamenti di Washington valevano in automatico per il mondo, è davvero finito.
A Bruxelles, intanto, Joe Biden ha radunato gli alleati occidentali ed europei in nome della comune opposizione ai piani del Cremlino. Nulla di nuovo. Evitare lo scontro frontale tra Nato e Russia, aiutare in ogni modo la resistenza del presidente Zelensky, isolare la Russia. C’è un convitato di pietra a questi summit tra americani ed europei ed è la Cina. Qual è la sua posizione? Che cosa cerca il colosso asiatico in questa crisi? Il commercio della Cina con l’Occidente vale dieci volte più di quello con la Russia ma la questione è geopolitica. Un giornalista della Tv di Stato di Pechino ha così riassunto: gli Usa ci chiedono di non difendere la Russia per trovarci soli quando attaccheranno noi. Non promette bene. Ed è uno dei segnali che confermano che il Novecento, il secolo americano, l’epoca in cui gli orientamenti di Washington valevano in automatico per il mondo, è davvero finito.
Biden, a Bruxelles, ha detto che Usa e Canada aumenteranno la produzione di grano per aiutare gli europei. Brutto segnale di tempesta in arrivo. Russia e Ucraina producono un terzo del grano commerciato nel mondo, e per il Paese invaso dai russi si avvicina una stagione di semina a dir poco drammatica. La questione del pagamento del gas, che ora Putin pretende in rubli per sostenere l’economia fiaccata dalle sanzioni, prelude a una rottura dei contratti. Russia senza soldi, Europa senza gas, o con gas (il ministro Cingolani ha parlato di tre anni per sganciare l’Italia dai rifornimenti russi) da comprare liquefatto e a caro prezzo sul mercato Usa. I prezzi dei carburanti tornano a crescere. Il tutto mentre il recupero delle economie europee dopo la pandemia è lungi dall’essere completato.
Sarebbe comunque il caso di alzare lo sguardo dalla nostra pur legittima preoccupazione europea. Un brusco rincaro delle materie prime e dei generi alimentari, come quello che molti ormai prevedono, colpirebbe noi ma ancor più duramente i Paesi più poveri di noi. Non dimentichiamo che alla radice delle cosiddette Primavere arabe ci fu proprio una crisi alimentare e un picco dei prezzi. La guerra in Ucraina rischia di scuotere il mondo.
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