L'Editoriale
Giovedì 07 Aprile 2022
Nazioni unite inadeguate ai tempi moderni
Dall’Ucraina emergono notizie e prove sempre più evidenti di una campagna terroristica condotta dalle truppe russe ai danni dei civili in parallelo con quella militare. E ci colpisce non solo l’orrore per ciò che di giorno in giorno scopriamo ma anche la debolezza della risposta russa, affidata a smentite di rito e a presunte controprove di scarsissima efficacia.
Si chiede da più parti un’inchiesta indipendente che possa accertare le responsabilità dirette (ovvero dei militari che hanno ordinato o permesso le torture e le uccisioni) e indirette, cioè quelle politiche, che potrebbero rimandare ai più alti gradi del potere russo, finanche al Cremlino. Questa, d’altra parte, è l’unica strada percorribile se davvero si vuole portare Vladimir Putin, se non altro simbolicamente, davanti a un tribunale competente a giudicare i crimini di guerra o contro l’umanità.
Proprio per questo conviene tornare all’intervento che il presidente ucraino Zelensky ha svolto davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Più che «davanti», in realtà, si dovrebbe dire «contro». Zelensky è un maestro di retorica (nel senso tecnico, buono del termine) e i suoi discorsi lasciano sempre il segno. All’Onu lui ha svolto tre concetti. Il primo: istituire un tribunale per i crimini di guerra dei russi come quello che a Norimberga giudicò i crimini di guerra dei nazisti. Immagine, appunto, retorica di grande efficacia ma poco aderente alla realtà. Il processo ai nazisti si svolse in una Germania sconfitta e occupata dagli Alleati. Tra Russia e Ucraina ancora non si è deciso chi sarà il vincitore e in ogni caso sembra poco probabile che un giorno gli ucraini (e se per questo, anche gli europei o gli americani) possano occupare la Russia.
Secondo concetto: espellere la Russia dal Consiglio di Sicurezza. Ahimè, anche questo è impossibile. Uno Stato membro dell’Onu può essere sospeso (articolo 5 della Carta delle Nazioni Unite) o espulso (articolo 6), ma ciò può avvenire solo con il voto unanime del Consiglio di Sicurezza in cui siede anche la Russia che, per di più, come Usa, Francia, Regno Unito e Cina, è membro permanente con diritto di veto. In altre parole, la Russia dovrebbe votare a favore della propria espulsione, ed è difficile che succeda.
Infine Zelensky ha detto che «il proposito dell’Onu è garantire la pace e la sicurezza, se non ci riuscite potete anche chiudere». E qui, in effetti, il presidente ucraino ha messo il dito nella piaga. Bisogna ricordare che l’Onu fu fondata sulle ceneri della Società delle Nazioni, nata nel 1919 per impedire il ripetersi di una tragedia come la prima guerra mondiale e sciolta, per palese fallimento, dopo la tragedia ancora peggiore della seconda guerra mondiale. L’Onu fu strutturata proprio per dare un peso maggiore ai Paesi, i cinque che nel Consiglio di Sicurezza hanno diritto di veto, usciti vincitori dalla lotta contro il nazismo. Ma intanto, come dice Zelensky, l’Onu, fondata nel 1945, non ha saputo impedire il ripetersi di altre guerre (Corea 1950-1953, Vietnam 1955-1975, su su fino all’Iraq del 2003, alla Siria, alla Libia…) a volte scatenate proprio dai cinque Paesi con più poteri e quindi con più responsabilità. E soprattutto non ha saputo (o potuto, perché chi ha il potere tende a tenerselo, non a spartirlo) adeguarsi al passare del tempo. Ha senso, oggi, che Paesi come la Germania o l’India in sede Onu pesino meno, per fare un solo esempio, della Francia? Che non ci sia un seggio, nel Consiglio di Sicurezza, per quell’Unione europea che è una delle grandi potenze economiche del pianeta (ha lo stesso Pil degli Usa) e che tutti, almeno a parole, vorrebbero protagonista sulla scena internazionale?
La stessa impotenza l’Onu l’ha spesso mostrata nel prendere efficaci iniziative contro gli abusi e le violenze di ogni genere, fino ad avere alla presidenza degli organismi preposti alla difesa dei diritti umani e civili rappresentanti di Paesi che di quei diritti fanno strame ogni giorno. E questo ci riporta a Bucha. Perché alla fin fine proprio l’Onu, ovvero l’assemblea di 193 nazioni, sarebbe la sede più adatta per indagare e giudicare le atrocità dei russi e le loro responsabilità. Il resto, i vari tribunali più o meno speciali che abbiamo visto in questi decenni, per esempio quello che ha processato il leader serbo Slobodan Milosevic per genocidio, hanno rappresentato soprattutto la giustizia dei vincitori o dei più forti. Ricordiamolo: né gli Usa né la Russia hanno mai riconosciuto la Corte penale internazionale dell’Aja. E nessun tribunale ha mai visto comparire George Bush o Tony Blair, che nel 2003, inventando la scusa delle armi di distruzione di massa, invasero l’Iraq, provocando la morte di decine, forse centinaia di migliaia di iracheni.
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