L'Editoriale / Bergamo Città
Lunedì 06 Dicembre 2021
Naufragio di civiltà
la denuncia del Papa
Parole così pesanti e severe non le aveva mai usate. Il viaggio a Cipro e in Grecia con la tappa a Lesbo conferma che Jorge Mario Bergoglio non ci sta più a sopportare i bizantinismi politici delle geopolitiche canaglia che intrappolano nelle tragedie donne, uomini e bambini, interi popoli e aree geografiche, cancellate colpevolmente dalle Cancellerie del mondo. Così, come aveva già fatto in Iraq all’inizio dell’anno, altra zona finita nel cono d’ombra della diplomazia internazionale, è andato a levante, in quel lembo di Mediterraneo dove le tensioni si misurano su ogni piano, da quello dei migranti alla presenza di crisi irrisolte e congelate da decenni, come quella di Cipro.
La missione di Francesco ha avuto l’effetto di riportare in primo piano questioni che fanno male, che provocano dolore, ma anche rabbia per la volontà ormai chiara del mondo di non occuparsene. Invece qui, ha avvisato il Papa, assistiamo ad un naufragio di civiltà. Altroché scontro di civiltà per arrivare ad un nuovo ordine mondiale, come aveva scritto ormai 25 anni Samuel Huntington.
Oggi lo scontro di civiltà ha prodotto solo macerie, al punto che la civiltà rischia di sparire, se non è già accaduto. Bergoglio ha proposto un’analisi drammatica, che dovrebbe suonare la sveglia in tutti i palazzi del potere politico in Europa e altrove, da Washington a Pechino. Non ha fatto sconti. Ha detto anzi che ormai si è superato ogni limite. Quella parola «naufragio» vuol dire esattamente che ogni cosa appare perduta. Certo dopo un naufragio ancora molto galleggia sulla superficie del mare, forse con buona volontà e molto coraggio qualcosa si può recuperare e ricominciare da capo, sulla riva, a trovare la strada per tornare a vivere. Ma molto è andato a fondo. Perché siamo giunti a naufragare? Francesco lo ha spiegato da Atene, culla della polis, della democrazia, del dialogo come bene inestimabile da proteggere, appunto, dai naufragi ideologici. Ha detto che la democrazia è in pericolo. Può suonare strano che un Papa lo affermi con così perentoria certezza. Ci sarà sicuramente qualcuno che lo criticherà invitandolo a rimanere al suo posto, ad occuparsi di questioni spirituali. È già accaduto a molti Pontefici. Eppure le parole del Papa sono le stesse che molti dicono circa la fatica delle nostre civiltà a ritrovarsi limpide, invece di vivere, per usare un’immagine evangelica, come «sepolcri imbiancati».
Quando Bergoglio denuncia che la democrazia sta «arretrando» mette in guardia tutti e non solo i governanti. La democrazia va protetta dalla gente, dai popoli, da politiche dove la partecipazione convinta al bene comune sia il valore supremo della convivenza sociale. Quando invece essa è lacerata dagli egoismi nazionalistici, da facili e fallaci proposte populiste ed è minata dalla delega in bianco a politici malandrini, allora davvero la democrazia arretra e dunque è in pericolo. La questione dei migranti è solo la punta di un iceberg, che si può affrontare in modo virtuoso solo se si considera la complessità della posta in gioco, che è appunto la questione della democrazia globale. Come dimostra la pandemia, le soluzioni frammentate non servono e peggiorano le cose: il Mediterraneo diventa «un freddo cimitero senza lapidi», uno «specchio di morte». Il Papa è tornato a Lesbo per spiegarlo con maggiore efficacia, perché l’isola in questi cinque anni dalla sua prima visita è diventata il simbolo del volto cattivo del Vecchio continente, della militarizzazione delle politiche anti-immigrazione, che oggi, ha denunciato il Papa, sono aggravate dalla decisione di spendere denaro comunitario per costruire muri. Insomma la misura è colma e l’acqua tracima, impossibile non accorgersi. Si offende la democrazia e si offende Dio. C’è una frase che più di tutte quelle pronunciate in questo viaggio resterà nella memoria e dovrebbe essere inchiodata sulle porte di ogni Chiesa, perché il Papa sa e tutti sappiamo che anche molti «buoni cristiani» hanno abbracciato e giustificato populismi, nazionalismi e respingimenti. Eccola per intero da non dimenticare e soprattutto da meditare: «Si offende Dio disprezzando l’uomo creato a sua immagine, lasciandolo in balia delle onde nello sciabordio dell’indifferenza, talvolta giustificata perfino in nome di presunti valori cristiani».
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