Nati in Italia ma stranieri, la realtà è più avanti. Il rilancio di FI e gli alleati

ITALIA. Sono a tutti gli effetti italiani ma non per la legge del nostro Stato che risale al 1992: si basa sullo «ius sanguinis», cioè la trasmissione della cittadinanza italiana da genitore a figlio. L’esempio del Csi.

Nelle scuole, nei campi sportivi e nei luoghi di aggregazione è ormai abitudine incontrare gruppi di ragazzi misti, italiani con stranieri. La qualifica di stranieri è dovuta all’origine: figli di immigrati ma spesso nati nel nostro Paese. Parlano italiano, vestono in prevalenza nello stesso stile dei loro coetanei e non di rado hanno gusti simili, dalla musica alla passione per le squadre di calcio. Sono a tutti gli effetti italiani ma non per la legge del nostro Stato che risale al 1992: si basa sullo «ius sanguinis», cioè la trasmissione della cittadinanza italiana da genitore a figlio. Altrimenti bisogna attendere il compimento dei 18 anni. Lo ius soli, in base al quale la cittadinanza si acquisisce per il fatto di essere nati nel nostro Paese, è previsto molto raramente, per esempio nel caso di figlio di ignoti o di apolidi.

Nel tentativo in atto di darsi un’identità smarcata dagli alleati di destra-destra (FdI e Lega), in questi giorni Forza Italia ha aperto all’ipotesi di introdurre lo «ius scholae», principio in base al quale il minore acquisisce la cittadinanza se nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del 12° anno e che risieda legalmente nel nostro Stato, abbia frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici in istituti del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione idonei al raggiungimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi la scuola primaria, è necessario aver concluso positivamente il corso.

La proposta del partito fondato da Silvio Berlusconi ha incassato la contrarietà degli alleati, in particolare della Lega di Matteo Salvini per la quale «non c’è nessun bisogno di scorciatoie». Nelle scuole bergamasche ci sono oltre 24mila studenti stranieri, la maggior parte nella primaria: rappresentano il 20% degli iscritti totali e sono tornati a crescere dopo la flessione nel periodo della pandemia di Covid. Nelle materne, elementari e medie della nostra provincia, uno studente su quattro non è di nazionalità italiana: su 78.603 iscritti totali nell’anno scolastico 2023-2024, ben 18.880 (24%) hanno una cittadinanza estera. Ma di questi, 13.013 (69%) sono nati in Italia, mentre 5.867 in altri Stati (31%). Nel nostro Paese invece sono oltre 872mila i ragazzi di origine straniera, secondo un dato reso noto a febbraio dalla Fondazione Ismu. In quell’occasione il presidente Gian Carlo Blangiardo, già a capo dell’Istat in quota Lega, disse che «abbiamo una legge pensata quando l’Italia non era ancora terra di immigrazione. La norma andrebbe aggiornata. Per esempio riducendo il termine di 10 anni minimo di residenza continuativa per poter accedere alla cittadinanza».

La presenza di bambini e ragazzi di origine immigrata rappresenta nuova linfa nella società italiana in forte crisi demografica: dopo il Giappone siamo il Paese che più invecchia al mondo. Ed è alquanto strano che un partito come la Lega, che con insistenza esige dagli immigrati l’integrazione nel nostro tessuto culturale, liquidi come «scorciatoia» una proposta che appunto integra a pieno titolo minori che si sentono e sono di fatto italiani. Il rischio è di lasciare questi ragazzi in un lungo limbo precario fino ai 18 anni: non si riconoscono del tutto nella cultura della terra d’origine dei genitori perché non l’hanno vissuta ma nei luoghi di adozione sono considerati stranieri fino alla maggiore età.

Come spesso accade in Italia, la realtà sociale però è più avanti della politica, chiamata a prendere atto dei mutamenti quando si sono già compiuti. Il Csi (Centro sportivo italiano) ad esempio, una grande organizzazione di volontariato, una scuola di sport e di senso civico con 1.354.072 tesserati sul territorio nazionale, di cui 571.008 under 18 e 12.708 società sportive, tessera i minori immigrati come italiani, per non discriminarli. La realtà è davvero più avanti.

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