Morire a dieci anni
nel carrello di un aereo

A quell’età i nostri figli frequentano la quinta elementare e sono ancora considerati piccoli. Sono beneficiari dell’affetto e dell’accudimento che richiede l’età, talvolta perfino esagerando. In altri luoghi del mondo invece un bambino è partecipe della necessità primaria della famiglia, procurarsi da vivere. Ci sono i bambini lavoratori nelle miniere (in Congo ad esempio, ma anche in Bolivia) e perfino i bambini soldato. L’Isis ha un battaglione formato da piccoli, indottrinati a combattere i nemici occidentali.

Non ci sono le condizioni economiche per vivere l’infanzia, nel primo caso, oppure viene rubata da eserciti e fanatici. E non hai scelto: dipende tutto da dove sei nato.

È terrificante il modo in cui è morto un bambino di circa dieci anni proveniente dalla Costa d’Avorio: ieri mattina il personale di pista dell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi lo ha trovato privo di vita all’interno del carrello di atterraggio di un Boeing della Air France proveniente da Abidjan, capitale dello Stato africano. Non è la prima volta che migranti muoiono cercando di raggiungere l’Europa in questo modo. Tra le vittime anche adolescenti. È una via che non lascia scampo: le temperature scendono a -50° tra i 9 e i 10 mila metri, altitudine alla quale volano gli aerei di linea. Le custodie del carrello di atterraggio non sono né riscaldate né pressurizzate.

Del bambino non sappiamo niente, a parte la provenienza dell’aereo. Fonti ivoriane hanno parlato di «una grave violazione della sicurezza nell’aeroporto di Abidjan», mentre il comunicato di Air France è raggelante, cinico là dove parla di «passeggero clandestino». Il piccolo non era un passeggero, non ha viaggiato nell’aereo pagando il biglietto. E per una volta il termine clandestino lo si poteva evitare: rispetto all’enormità della tragedia, lo status passa in secondo piano. Sarebbe più utile conoscere la storia di quella piccola vita, la motivazione che lo ha spinto a tentare l’impresa rivelatasi suicida, morendo di gelo a diecimila metri di quota e se la decisione è stata presa da solo o insieme ai familiari. Sarebbe un modo per conoscere l’immigrazione dall’altro lato, non solo da quello europeo, dove ormai il dibattito ruota solo intorno a frontiere blindate e sicurezza, senza cercare di comprendere il fenomeno nelle sue origini.

Già a 10 anni gli africani sognano l’Europa. Soltanto in Italia sono almeno 18 mila i migranti minori non accompagnati: oltre 1.200 hanno meno di 14 anni. La morte tremenda del piccolo ivoriano ieri non ha generato alcuna reazione istituzionale. In compenso, con tempismo stridente, Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha reso noti alcuni dati: nel 2019 il numero d’ingressi irregolari nell’Ue ha toccato il livello più basso dal 2013. Sono stati poco più di 139 mila, il 6% in meno del 2018 e il 92% in meno del record raggiunto nel 2015. Lo scorso anno sono stati individuati 14 mila ingressi irregolari lungo la rotta del Mediterraneo centrale, quella che riguarda l’Italia, il 41% in meno rispetto al 2018. Tunisia e Sudan sono i Paesi di provenienza del maggior numero di migranti sbarcati.

Aumenta invece la pressione sulle frontiere orientali dell’Ue. Nel 2019, oltre 82 mila migranti sono stati individuati lungo la rotta del Mediterraneo orientale, il 46% in più rispetto al 2018. Nella seconda metà del 2019, gli arrivisono stati al livello più alto dall’entrata in vigore dell’accordo Ue-Turchia (costato all’Europa 6 miliardi di euro...) nel marzo 2016. Sulla rotta balcanica, invece, gli ingressi irregolari sono stati circa 14 mila, oltre il doppio del 2018. Sulle due vie orientali viaggiano afghani e siriani, oltre la metà di tutti i viandanti (scappando da Stati in guerra, forse avrebbero diritto allo status di rifugiati?). Proprio quella afghana è la nazionalità più rappresentata tra gli ingressi in Ue nel 2019, con un aumento del 167% rispetto al 2018, termometro della degenerazione del conflitto a Kabul. I dati raccolti da Frontex evidenziano anche un numero sempre maggiore di donne: nei primi 10 mesi del 2019 lo erano il 23% dei migranti. Frontex invece non si preoccupa di chi perde la vita in mare: sono stati 1.283 i morti nel Mediterraneo l’anno scorso (la fonte è l’Organizzazione internazionale delle migrazioni), un migrante ogni 33 partiti dalla Libia. In forte calo, ma pur sempre troppi. Ognuno con la sua storia, come il piccolo ivoriano assiderato nei cieli, «passeggero clandestino».

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