Migranti untori
e altri conflitti

Nei comizi e nella sua pagina Facebook il leader della Lega Matteo Salvini è tornato a martellare contro i migranti, tema che aveva abbandonato privilegiando gli argomenti economici. Ma siamo in campagna elettorale per le regionali e la questione sbarchi è per lui più agevole. Un messaggio che passa nella mole di parole e filmati è che gli stranieri siano portatori, oltre che di criminalità, di infezioni di Covid. In questa battaglia comunicativa, l’ex ministro dell’Interno che circola senza mascherina è supportato da alcuni giornali che riportano quotidianamente le sue dichiarazioni, in particolare «Libero» (un titolo su tutti: «Balordi che sputazzano e infettano»).

L’allarmismo sul quale il Capitano specula grevemente è in contrasto con quanto sostenuto nelle ultime settimane da epidemiologi e non solo che hanno definito la situazione sanitaria degli stranieri giunti via mare sotto controllo. «Tra chi è arrivato regolarmente e quanti sono sbarcati autonomamente la percentuale dei positivi è dell’1,5%» ha detto Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale). Una percentuale molto bassa. Da non dimenticare poi che le positività sono state certificate su gruppi di persone che avevano condiviso la stessa imbarcazione durante il viaggio, «dando credito all’ipotesi che un numero significativo di essi si sia infettato nel corso della traversata», aggiunge Villa. La gran parte dei migranti sbarcati nelle ultime settimane è stato sottoposto inoltre al tampone naso-faringeo ed è risultata negativa. Fino al 14 luglio era attiva una nave da quarantena, la Moby Zazà, costata allo Stato tra 900 mila euro e 1,2 milioni di euro, dove erano tenuti i migranti positivi, quelli negativi al test, quelli soccorsi dalle ong in mare o arrivati in autonomia in barche. Da alcuni giorni c’è una nuova nave da quarantena, la Azzurra, che ospita 350 migranti.

L’epidemiologo Massimo Galli in un’intervista ha confermato che gli stranieri irregolari sono al momento «le persone più controllate». Aggiungendo che invece bisognerebbe «monitorare meglio i viaggiatori intercontinentali che arrivano dalle zone in cui l’epidemia ancora imperversa». Anche l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha detto che «l’ultimo problema nel controllo della pandemia di Covid-19 sono i barconi che arrivano sulle coste italiane». Semmai quella di Salvini - lo straniero untore - rischia di essere una profezia che si autoavvera: smantellata da ministro l’accoglienza diffusa, i migranti ora vengono accolti in grandi edifici, come l’ex caserma friuliana Cavarzerani, vicino a Udine, dove vivono in 500: la promiscuità incentiva la diffusione del contagio e rende pressoché impossibili misure precauzionali adeguate. La situazione va tenuta sotto controllo e monitorata, ma le speculazioni per trarne una qualche moneta elettorale non aiutano, anzi. Un post sulla pagina Facebook di Salvini dice ad esempio che «l’80% dei positivi al virus in Sicilia sono immigrati». In realtà il dato si riferisce ai contagi di una giornata, come aveva riportato una precisazione della Regione (governata dal centrodestra, Lega compresa): «Degli 89 nuovi positivi al tampone, 71 sono extracomunitari sbarcati nell’isola». Si trattò di un giorno eccezionale, come rivela il bollettino quotidiano dei contagiati (in Sicilia sono 3.645).

Ma torniamo in Friuli. Al netto degli sbarchi di tunisini (oltre 8 mila in un mese, ora in via di rimpatrio), da gennaio ci sono stati più arrivi nel nostro Paese dal confine italo-sloveno che via mare: 9.300 ingressi (conteggio per difetto) a fronte di 6.800 certificati. Un accordo tra Roma e Lubiana prevede la possibilità di riconsegnare alla polizia slava entro 24 ore i migranti trovati sul nostro territorio in una fascia di 10 km dal confine di Stato. La Slovenia (membro della Ue) però tende a respingerli verso l’Italia, come se fossero pacchi e non persone. Eppure la rotta balcanica è battuta soprattutto da siriani, iracheni e afghani in fuga da conflitti (in Siria il 60% delle case è inabitabile, metà della popolazione sfollata, in 10 anni sono state uccise 400 mila persone; in Iraq la violenza settaria non è cessata e in Afghanistan, nonostante l’accordo fra Trump e i talebani, questi ultimi continuano a seminare morte e distruzione in competizione con lo Stato islamico). Tutti i partiti italiani, anche di destra, si sono pronunciati a favore dell’accoglienza di chi scappa da guerre e persecuzioni (il 20-25% di chi arriva in Italia) attraverso la richiesta del diritto d’asilo. Ma poi nei fatti lasciamo che gente ferita nell’animo e nel corpo da combattimenti e lutti cammini per centinaia di km alla ricerca della pace, senza aprire canali umanitari e senza alzare la voce con gli Stati della rotta. È civiltà in declino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA