Meno sportelli
Due problemi

La riduzione della presenza di sportelli bancari nella nostra provincia, giunta fino allo spopolamento in molti paesi, è l’incrocio fra due tendenze di lungo periodo: l’ampliamento del raggio di mobilità delle persone e delle aziende e il cambiamento delle modalità di interazione fra la banca e i clienti reso possibile dalle nuove tecnologie. Se a questo si aggiunge la concentrazione degli intermediari in gruppi sempre più grandi si comprende facilmente come si sia pervenuti al pesante arretramento che ha ben descritto Luca Bonzanni su L’Eco di Bergamo di domenica scorsa. Colpisce non solo la contrazione complessiva, fenomeno diffuso non solo in Italia ma anche a livello globale, ma il venir meno di un servizio ormai considerato essenziale come lo sportello bancario in un centro non piccolissimo. Vien da pensare alla rarefazione di altre strutture di servizio, come per esempio gli ospedali, pur avendo ben chiara la differenza di importanza e di urgenza delle prestazioni che offrono. Le cause sottostanti sono simili: la maggiore mobilità e l’evoluzione tecnologica, come detto, ma anche l’esigenza di accrescere le dimensioni delle singole unità locali per ottimizzare gli investimenti consentendo più alti gradi di specializzazione.

Tutto bene dunque? Non proprio. Bisogna separare i servizi bancari in due grandi famiglie: quelli transazionali e quelli relazionali. I primi, bonifici, consultazione dei saldi, effettuazione di operazioni di incasso e pagamento banali e ripetitive, possono ben avvenire in assenza di punti di contatto con la banca, ma, tramite i nuovi compagni della nostra quotidianità, telefonini, computer e tablet, appoggiandosi alle ormai diffuse «app» che oltre a essere semplici e immediate, non hanno bisogno di chiudere la notte e i giorni festivi né di andare in ferie. E poco importa se l’«app» è di una banca o di un nuovo operatore tecnologico, le cosiddette «fintech». In realtà la cosa non è così irrilevante, perché c’è il rischio che le banche si trovino disintermediate dal loro ruolo tradizionale e, perdendo quote di ricavi, non siano più in grado di reggere i costi delle reti di sportelli. Poi c’è la componente di servizio relazionale, connessa all’erogazione del credito, alla gestione dei risparmi e delle risorse finanziarie, alla predisposizione delle coperture assicurative e previdenziali eccetera. Sono servizi che devono essere personalizzati, ritagliati sulle esigenze del singolo cliente che necessita di un adeguato supporto di consulenza. Sono servizi ad alto valore aggiunto, valore che deve essere riconosciuto dal cliente in termini di commissioni. Questi introiti consentono all’intermediario di sostenere il costo del personale e delle strutture organizzative presenti sul territorio. Oggi stanno comparendo le prime soluzioni tecnologiche alternative alla consulenza offerta nelle modalità tradizionali del dialogo fra il cliente e lo specialista dell’intermediario, ma si rivolgono a segmenti di clientela e a tipi di servizi molto circoscritti e non sembrano ancora altrettanto efficaci per la maggior parte degli utenti.

Dunque l’effetto davvero rilevante e sfavorevole della rarefazione degli sportelli bancari non è tanto nella maggiore distanza dal Bancomat (che può rimanere in assenza dello sportello) o dalla filiale per fare il versamento dell’incasso quotidiano del negozio o del bar ma piuttosto nella minore disponibilità di supporto consulenziale di cui tutte le persone e le aziende, non solo quelle piccole, abbisognano in momenti particolari della propria esistenza: la richiesta di un finanziamento per la casa o per gli investimenti aziendali, l’impiego dei risparmi o l’investimento del Tfr, la costruzione di un piano previdenziale eccetera. È vero, non sono esigenze molto frequenti e quindi si può ben affrontare un piccolo trasferimento nel paese o nella cittadina vicina. Ma ci sono due problemi: il primo è che senza la continuità della conoscenza e della relazione con la banca è difficile anche per il consulente più capace offrire il consiglio più corretto perché manca la profonda consapevolezza delle esigenze e delle condizioni complessive dell’utente del servizio. Ancor di più per il credito alle piccole e medie imprese, più difficilmente riconducibile a parametri costanti che prescindono dall’imprenditore, dal territorio, dalle specificità di quell’impresa e della sua storia. Il secondo problema è che la diminuzione degli sportelli comporta anche una riduzione delle possibilità di scelta della clientela, dunque una compressione della sua forza negoziale: in ultima analisi, l’affievolimento delle forze della concorrenza con evidente svantaggio del contraente più debole.

Chi ha buona memoria (e un po’ di capelli bianchi) ricorderà come negli anni ’90 si criticava l’eccessiva diffusione degli sportelli bancari soprattutto nel centro della città che, si diceva, scacciava i piccoli negozi, mentre oggi lamentiamo la scomparsa di troppi sportelli. Non siamo mai contenti o forse qualcosa nel mezzo sarebbe davvero preferibile?

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