L'Editoriale / Bergamo Città
Domenica 16 Giugno 2019
Maturità, il vero esame
è la scelta del futuro
Terminata da qualche giorno l’ultima lezione, mezzo milione di studenti italiani e le loro famiglie sono in trepida attesa: l’esame spartiacque della maturità è all’orizzonte. Nel tempo, i vari governi vi hanno messo del loro, anche quest’anno le modifiche ministeriali appaiono rilevanti.
I maturandi già le hanno sperimentate con modulazioni esemplificative, proposte dal ministero, ma l’apprensione resta alta. Le proiezioni conclusive sono comunque rassicuranti: le percentuali dell’anno scolastico 2018 si attestano su una media di promossi che in numerosi istituti lambisce il 100%.
Unica incognita, ma non troppo: la votazione finale, in centesimi. Resta poi da rilevare che, in prospettiva, tale votazione non ha alcuna rilevanza per l’iscrizione agli istituti accademici superiori. Per tutto questo e altro ancora, s’intensificano gli interrogativi sulla utilità stessa di un procedimento scolastico così complesso, impegnativo per lo Stato anche economicamente, dall’esito scontato o quasi, ininfluente agli effetti postumi. Conseguita la maturità, lo studente si trova di fronte a scelte esistenziali che costituiscono, queste sì, il suo vero problema, anche perché spesso è lasciato solo a deciderle. Semplificando, le opzioni successive restano: l’università per i provenienti dai licei; il lavoro, per quelli degli istituti tecnici; l’estero, per trovare occupazione e/o continuare gli studi; da qualche tempo, assente o quasi l’opzione Seminario. Vero è che qualcun altro prende tempo per riflettere, con senso di responsabilità, quando le condizioni glielo permettono.
La prima scelta, quella universitaria, con la sua varietà di profferte, rischia di riportare il giovane all’apologo dell’asino di Burridano che non riesce a scegliere con sufficiente cognizione o tentenna in balia di pseudocertezze; le statistiche evidenziano che sovente sbaglia binario con conseguente disaffezione e abbandono, fenomeno tuttora a due cifre. Ci sono poi le facoltà a numero chiuso, sulle quali ci sarebbe da riflettere, medicina compresa, che ha portato all’attuale carenza di organico, a partire dai medici di base. All’estero è possibile iscriversi, però i costi sono esorbitanti e, di fatto, proibitivi. Senza dimenticare che l’Italia in Europa è in coda per numero di dottori, ma laurearsi conviene, anche a costo di sacrifici sia da parte dello studente, come della sua famiglia, non sufficientemente sostenuta dagli ordinamenti in atto.
La scelta lavorativa sembra meno problematica e immediatamente remunerativa, con l’esigenza di adeguare l’offerta di lavoro alle richieste di un mercato tecnologico in vertiginoso sviluppo, che non sempre la scuola riesce a equiparare. Bergamo ne è un esempio emblematico, da manuale. L’estero per alcuni giovani, spesso i migliori, esercita ancora il fascino della mitica «Merica» che in tempi non ancora lontani, ha fatto sognare intere generazioni; ma l’Italia, dalle culle vuote, sempre più povera di risorse umane, non può più permettersi queste emorragie letali, che già tanti danni le hanno arrecato.
La meta per tutti è decisamente oltre la vetta. Le opzioni dei maturandi all’indomani dell’esame, coinvolgono l’intera società, portano l’Italia nel futuro. Il meglio resta la scelta dell’utile saldato al dilettevole e rapportato a ciascuna matricola. Impresa ardua, non impossibile e grandemente meritevole, che impegna tutti, affinché ciascuno possa realizzarsi in pienezza e dare il meglio di sé, qui nella sua terra, la terra dei padri. Auspice Papa Francesco che non cessa di spronare la gioventù con il motto a lui caro: volare alto e sognare cose grandi. Un monito e una preghiera. Per non lasciarli naufragare in solitudine nel mare dell’effimero, ove abitano le sirene.
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