L'Editoriale
Mercoledì 11 Dicembre 2019
Mattarella
stile di successo
Nel tanto biasimato paesaggio lunare della politica, c’è un uomo di Palazzo che non fa che ricevere bagni di folla e applausi, per non dire autentiche ovazioni, ovunque vada. Quell’uomo si chiama Sergio Mattarella, il dodicesimo presidente della Repubblica. Anche ieri, nel suo incontro con Ernesto Olivero all’Arsenale della Pace in occasione dei 55 anni del Sermig, ha ricevuto il tributo caldo e appassionato dei torinesi.
Parlando ai giovani volontari e alle loro famiglie Mattarella ha messo in contrapposizione le paure che ci attanagliano e le opere di pace come necessario antidoto. Un presidente della Repubblica, con i suoi poteri costituzionali «a fisarmonica» – capaci cioè di agire solo quando è necessario - è parte della storia ma deve anche essere capace di leggerla, la storia del suo Paese, per intervenire al momento giusto.
Anche il giorno di Sant’Ambrogio hanno fatto notizia i quattro minuti di applausi alla Scala alla prima della Tosca, quasi fosse il tenore interprete di Cavaradossi. A battere le mani c’era il tradizionale pubblico dell’inaugurazione, quel che resta dell’alta borghesia milanese, le autorità, il jet set, ma anche il pubblico appassionato e popolare del loggione. Un successo trasversale dunque. Inoltre l’inquilino del Quirinale sta saldamente in testa ai sondaggi – l’ultimo diffuso pochi giorni fa - staccando tutte i politici e le personalità istituzionali.
Manifestazioni di simpatia e di partecipazione del genere si erano visti solo nel settennato di Sandro Pertini. Ma il presidente-partigiano aveva una personalità vulcanica, estroversa, per certi aspetti perfino istrionica. Niente a che vedere con il sorriso timido, quasi impacciato, di questo palermitano con un passato di esponente democristiano, magistrato, con una tragedia familiare nell’anima, l’omicidio del fratello Piersanti, che ha passato buona parte della sua vita sui codici di diritto.
Forse il segreto del successo personale di Sergio Mattarella sta proprio nel suo senso della misura, in quella capacità straordinaria di intervenire con esternazioni e provvedimenti super partes che hanno una precisione quasi chirurgica. Con quel garbo e quella misura che ormai è merce rara perfino nelle alte figure istituzionali. Ma c’è qualcosa di più, una capacità, forse un istinto, nel riportare politica e istituzioni a quei valori autentici che sottendono alla Costituzione, stella polare di ogni Capo dello Stato. L’intervento deciso, puntuale, tempestivo, nel chiedere di estinguere immediatamente il debito mostruoso richiesto dall’Inps per motivi burocratici alle figlie di una madre vittima di un femminicidio è uno dei tanti esempi. Non bisogna sottovalutare la dimensione popolare ed empatica del presidente nei confronti della gente comune. Chi scrive ha potuto notare di persona – nell’ambito della cerimonia di riconoscimento dei cavalieri del lavoro per meriti civili speciali – Mattarella inginocchiarsi, sfregando i pantaloni del gessato sui tappeti arabescati del Quirinale, per scattare un selfie con un ragazzo disabile.
L’attenzione ai cittadini più deboli di Mattarella è costante. Poco dopo essersi insediato al Quirinale il presidente ha scelto di aprire ogni estate la tenuta presidenziale di Castelporziano alle vacanze dei ragazzi disabili. E poi ci sono gli abbracci. Con i familiari delle vittime delle tragedie che costellano questo martoriato Paese, a cominciare dai familiari dei morti per la catastrofe del Ponte Morandi. Gli italiani lo sentono come un padre e come un fratello. E sanno di potersi fidare.
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