Mattarella, lo stile
dell’Italia migliore

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito 29 attestati d’onore di «alfiere della Repubblica» a giovani che si sono distinti come «costruttori di comunità», attraverso la loro testimonianza, il loro impegno, le loro azioni coraggiose e solidali. Sono giovanissimi, nati tra il 1999 e il 2008, e rappresentano modelli positivi di cittadinanza attiva. Il simbolo dei molti ragazzi meritevoli presenti nel nostro Paese che ogni giorno contribuiscono a rendere l’Italia migliore. Accanto ai 29 attestati d’onore sono state assegnate anche quattro targhe per azioni collettive, sempre ispirate a valori di altruismo e al senso di responsabilità verso il bene comune. Il presidente premia il coraggio di un bambino che nei giorni drammatici del terremoto si è dato da fare per aiutare le persone rimaste sotto le macerie, dei giovani inventori, un’intera classe che si è vaccinata per aiutare un compagno malato con le difese immunitarie deboli.

Gli «alfieri della Repubblica» sono l’espressione di quell’idea di Italia solidale che Mattarella non manca di promuovere in molte occasioni. In un Paese smarrito, fragile, convulso, che ha paura delle «diversità» e rischia di combattere una «guerra tra poveri permanente», ecco che il capo dello Stato ricorda ogni giorno che c’è una società civile solidale, costruttiva e sommessa, che si batte per un mondo migliore, che va oltre le paure. La sua attenzione, non retorica, per i giovani è nota. Non dobbiamo dimenticare il suo riferimento, lo scorso anno, ai «ragazzi del ’99» chiamati a prendere in mano le redini del Paese o alle parole dell’ultimo messaggio. Questa attenzione per i teenager non è fatta di parole vuote, ma di esempi concreti, costanti, come nel caso dei 29 «alfieri». C’è un filo comune che lega questi ragazzi: tutti si battono non solo per gli altri ma anche per sé stessi, sono stati capaci di superare i loro limiti fisici, i loro handicap, le proprie paure, si sono realizzati in una dimensione personale ma anche sociale e hanno messo i loro talenti a disposizione di tutti. Ed ecco il giovane che diffonde libri, il pianista che dà concerti in tutto il mondo, la studentessa che ottiene il massimo dei voti nonostante la sua disabilità e fa volontariato, il compagno di scuola che reagisce al bullismo. O, ancora, il regista autore di cortometraggi e l’operatore sociale che si batte per la legalità. Il messaggio è univoco: chiunque si impegni e si iscriva all’«Accademia del cimento» può trovare la sua strada. Che è una strada capace di congiungere volti e mondi differenti, costruendo una rete di solidarietà, una linfa capace di dare un futuro al Paese delle culle vuote e della crescita zero. Che grande lezione per il mondo disincantato di tanti adulti.

Questa attività costante del capo dello Stato è tutt’altro che mal tollerata dagli italiani, ma è molto apprezzata. I sondaggi indicano Mattarella come il più apprezzato dai cittadini, il nonno più amato, a testimonianza che il suo operato è capace di toccare i sentimenti più profondi di tutti, indistintamente dalla loro appartenenza politica, che votino Lega, Cinque Stelle, Pd o Forza Italia. Ogni presidente della Repubblica interpreta un ruolo storico. Se Ciampi è stato il presidente dell’unità d’Italia in un momento di spinte disgregatrici del Paese e Napolitano quello dell’emergenza economica (come dimostra la sua azione determinata nel 2011, ai tempi della tempesta finanziaria dello spread), Mattarella cerca di infondere coraggio agli italiani attraverso la cultura della responsabilità e dell’impegno personale, oltre gli steccati e la paura del diverso. Una missione condivisa, non certo erratica, ma pienamente apprezzata dagli italiani, come si vede non solo negli indici di gradimento, ma nella partecipazione di folla che accoglie ogni evento dentro e fuori il Quirinale.

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