Mattarella, energie positive in un’Italia dalla democrazia matura

Italia. Visione, responsabilità, partecipazione. Così il primo messaggio augurale di Sergio Mattarella del nuovo settennato dopo la rielezione, il 29 gennaio scorso.

Un anno più complicato di tanti altri, iniziato e terminato con le riflessioni di una personalità entrata da tempo nella familiarità degli italiani. Un periodo che ha chiuso una legislatura movimentata mentre il mondo attorno a noi cambiava i propri connotati. Lo stile del garante della Repubblica è quello di sempre, discreto e partecipe, ma è cambiato il contesto.

Per la prima volta una donna guida il governo, «novità di grande significato sociale e culturale» sottolineata dal presidente. Un intervento più colloquiale del solito e nulla è stato tralasciato, dai temi dell’agenda politica al vivere quotidiano, dalla crisi geopolitica con la guerra in Ucraina all’omaggio rivolto alle coraggiose donne iraniane e afghane. Dal «sentito cordoglio dell’Italia» per la morte del Papa emerito alle tante croci sulle strade italiane, con un appello ai giovani: «Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento d’imprudenza. Non cancellate il vostro futuro». L’ispirazione centrale resta la fiducia, il valore delle energie positive in un’Italia dalla democrazia matura.

Siamo dentro una modernità globale e bisogna leggere il domani con gli occhi dei giovani: «Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione». La «bussola», come l’ha definita il presidente, rimane la Costituzione. Il richiamo alla Carta repubblicana, promulgata 75 anni fa, il 1° gennaio 1948, è significativo, analizzando due passaggi che qualificano il discorso di fine anno. Il primo riguarda la questione fiscale, tema controverso di cui s’è discusso per la manovra finanziaria: «La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte, perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune». Parole chiare in un Paese dove l’evasione sottrae al fisco qualcosa come 100 miliardi di euro all’anno.

Il secondo passaggio, nel rilanciare l’allarme su disoccupazione e precarietà, è il riferimento all’uguaglianza sostanziale contenuta nell’articolo 3 della Costituzione e che il presidente ha espresso con queste parole: «Rimuovere gli ostacoli è un impegno da condividere, che richiede unità di intenti, coesione, forza morale. La Repubblica è nella fatica di chi lavora e nell’ansia di chi cerca il lavoro. Nell’impegno di chi studia. Nello spirito di solidarietà di chi si cura del prossimo. Nell’iniziativa di chi fa impresa e crea occupazione». Tutto questo ha consentito lo slancio resiliente, che induce fiducia. Così come coerente è stata la risposta alla «folle guerra» scatenata dalla Russia quasi un anno fa. Qui il Capo dello Stato ha riaffermato un concetto netto: la distinzione fra aggredito e aggressore. Ma ora occorre cambiare fase: «Dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità». L’impegno di tutti gli uomini di buona volontà.

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