L'Editoriale / Bergamo Città
Martedì 18 Agosto 2020
Mattarella e l’Italia
solidale per ripartire
Il messaggio che Sergio Mattarella ha inviato per salutare l’avvio dell’edizione 2020 del Meeting di Rimini è una sorta di summa del suo pensiero sul momento attuale della vita del Paese, appesantito dalle difficoltà dovute alla pandemia e alle sue conseguenze sanitarie, umane, sociali ed economiche. E giunge, il messaggio al presidente della Fondazione Meeting Bernhard Scholz, alla vigilia di un autunno che si annuncia quantomai problematico, motivo per cui la riflessione che scende dal Quirinale è ancora più significativa. Il primo elemento di questa riflessione è la descrizione delle azioni che occorre complessivamente mettere in campo per guardare al futuro prossimo con una ragionevole fiducia: «Avere capacità progettuale, puntare allo sviluppo integrale della persona, sviluppare un impegno per la crescita di umanità».
Azioni che consentono di fare argine a «chiusure, risentimento, avversione», tutti elementi negativi che «condurrebbero al fallimento». Mattarella, come si vede, non esita a ripetere quanto ha più volte affermato contro le spinte alla chiusura della società italiana ed internazionale: il presidente della Repubblica non ha alcuna simpatia né per i sovranismi né per i populismi nazionalistici, e non potrebbe essere diversamente data la cultura politica di cui è espressione.
Portato sul piano europeo, il ragionamento di Mattarella, volto a «cogliere il cambiamento in atto», punta tutto sulla «integrazione e sulla solidarietà» per superare la crisi della pandemia rafforzando la comunità continentale: l’esatto contrario di chi pensa che piccole nazioni svincolate dai legami unitari e divise tra loro da muri e steccati possano meglio far fronte alle emergenze epocali nel mondo globalizzato di oggi. Una illusione, anzi una pericolosa illusione: Mattarella ha in diverse occasioni bollato così l’idea di chi pensa che rinserrandosi in casa e chiudendo a doppia mandata la porta d’ingresso ci si possa salvare. Viceversa il Capo dello Stato ci ricorda che l’Europa sinora è stata in grado di «reagire» al dramma che ha colpito il mondo riuscendo «a progettare la ripartenza». Non senza difficoltà e contraddizioni, aggiungiamo noi, ma pur sempre dimostrando di essere un organismo vitale.
Essere comunità non vuol dire ovviamente respingere «il legittimo gioco degli interessi» che in democrazia ritmano la dialettica non solo tra le categorie ma anche tra gli Stati. L’importante è sentirsi comunità: il futuro si costruisce così, «con concretezza ma anche con grandi idealità». Due caratteristiche deve avere però lo sviluppo perché assuma il valore di un autentico progresso umano: «il rispetto della natura» e «il superamento delle discriminazioni sociali». In sostanza, quello di Mattarella è un richiamo al valore della solidarietà che deve attivarsi nei momenti più bui, quelli che possono rivelarsi come un passaggio verso il nuovo, come una piega data alla storia e come una riapertura verso una idea diversa di sviluppo che superi il rinserramento incattivito delle persone e delle società nelle trincee della vita. Mattarella è un cristiano democratico solidarista ed europeista e questa sua identità gli consente di parlare all’Italia profonda ricordandole i valori che sono propri della sua storia e della sua cultura. Anche per questo non nasconde l’apprezzamento, nel messaggio, del tema del Meeting che quest’anno è: «Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime», un avvertimento chiaro a tornare alle radici cristiane della nostra umanità.
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