Manovra, tutti contro. Le ragioni di Giorgetti

ITALIA. Le dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sulla manovra economica 2024 hanno scatenato un putiferio politico: contro il mite esponente leghista, sempre misurato nelle dichiarazioni, si sono schierati tutti, le opposizioni naturalmente ma anche la maggioranza.

E si dice che Giorgia Meloni sia rimasta basita dalle parole del ministro, peraltro registrate in un’intervista concordata con l’agenzia Bloomberg e messa in rete alle 14 di giovedì, cioè a Borsa aperta (che infatti ha segnato un tonfo). Quindi non erano «voci dal sen fuggite» ma dichiarazioni volute e politicamente esplosive benché rivelatrici di una cosa che sanno tutti: i soldi non ci sono, il deficit non si può più fare, anzi bisogna diminuirlo, e per affrontare le spese e mantenere almeno in parte le promesse elettorali - che significa trovare altri dieci miliardi come minimo - qualche tassa va messa o aumentata. Apriti cielo. Nessun partito della maggioranza ha sottoscritto il verbo giorgettiano, i più benevoli hanno detto che il ministro «è stato male interpretato» (Tajani), ma tutti a giurare: «Con noi al governo le tasse non aumenteranno mai».

Sacrifici e sforzi

Parole come «sacrifici», «sforzi», «contributi» non piacciono a nessun politico, specialmente quando è al governo. Anche perché in queste stesse ore c’è da parare il brutto boomerang della questione delle accise che potrebbero essere aumentate, quelle stesse accise sulla benzina che la Meloni quando era all’opposizione chiedeva di cancellare: poiché in Internet nulla va perduto, il video con cui l’allora segretaria di FdI se la prendeva con lo Stato è stato ripescato ed è diventato virale. Intervista di Giorgetti più video di Meloni uguale disastro comunicativo, perdipiù alla vigilia delle elezioni in tre Regioni.

Alla fine si è capito che, dal proclama del ministro (mezzo smentito dal ministero) rimarrà un aumento delle tasse a carico di chi ha guadagnato molto in questi anni, quindi le grosse aziende dell’energia, della difesa e anche le banche secondo il motto «andare a tassare i profitti di chi li ha fatti»

Alla fine si è capito che, dal proclama del ministro (mezzo smentito dal ministero) rimarrà un aumento delle tasse a carico di chi ha guadagnato molto in questi anni, quindi le grosse aziende dell’energia, della difesa e anche le banche secondo il motto «andare a tassare i profitti di chi li ha fatti». È un po’ la riedizione della celebre «Robin Hood tax» di Tremonti del 2008. Giorgetti, dicevamo, si trova in questa strettoia resa ancora più difficile da due elementi: in Europa è scattata di nuovo l’era dei conti a posto, e noi abbiamo promesso che ridurremo il rapporto deficit-Pil sotto il 3% entro il 2026. Inoltre le prospettive del Pil sono meno buone di quanto il governo si aspettava, tant’è che - certifica l’Istat - l’obiettivo di chiudere il 2024 con un tondo 1% di crescita si sta inesorabilmente allontanando mentre il peso delle tasse su famiglie e imprese è cresciuto di diversi decimali. Tocca a Giorgetti fare il miracolo: fare una manovra che salvi capra e cavoli, consenso elettorale, conti pubblici, impegni con l’Europa.

Le tensioni

La manovra così sta diventando il principale motivo di tensione dentro una maggioranza percorsa da problemi che si vanno moltiplicando su parecchi terreni di scontro, soprattutto tra la Lega e gli alleati, a cominciare da Forza Italia. E uno di questi terreni riguarda la riforma della cosiddetta «autonomia differenziata»: mentre al ministero Calderoli riceve i governatori che cominciano a chiedere le nuove competenze da togliere allo Stato (almeno quelle che non prevedono i Livelli essenziali di prestazione, per esempio la Protezione civile), tutti aspettano di sapere cosa deciderà la Corte Costituzionale sul testo di legge contro cui si sono appellati i governatori di Puglia, Campania, Sardegna e Campania. Se i supremi giudici dovessero bocciare in tutto o in parte la costituzionalità della legge che è la bandiera della Lega in questo governo, si aprirebbe un problema politico veramente molto grosso.

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