Manovra da 25 miliardi
diga all’ondata di contagi

Il pacchetto di provvedimenti varato dal governo per affrontare l’emergenza coronavirus ha le dimensioni di una manovra di Bilancio: 25 miliardi. Questo dice della gravità della situazione che si è venuta producendo da quando a Palazzo Chigi si pensava a misure di sostegno per 3 miliardi di euro. Ora l’ammontare si è quintuplicato.

Tutto questo sarà possibile sfruttando l’ampia flessibilità nei conti pubblici concessa da Bruxelles e da Berlino che ci porterà a sfondare il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil: talmente ampia questa flessibilità che di fatto prefigura una sospensione del Fiscal Compact e il tramonto della politica di austerità, del tutto inadeguata ad affrontare le enormi difficoltà economiche che il coronavirus si porterà dietro come strascico della pandemia.

Questa stessa sospensione verrà presto chiesta da altri Paesi dal momento che il contagio – a differenza di quanto si credeva solo fino a due settimane fa – non è esclusiva dell’Italia ma ha una dimensione continentale e mondiale e comporterà per tutti un grande sforzo per risollevare le economie nazionali dalla recessione che le colpirà. Certo, in questo contesto molti ipotizzano che l’Italia debba ricorrere alle cure del Fondo Salva Stati , il Mes, la cui riforma tuttavia è largamente contestata dal Parlamento italiano la cui maggioranza la considera un ulteriore vincolo alla possibilità di fare investimenti per la crescita. Insomma, qualcosa che il virus ha irrimediabilmente messo fuori tempo, relegato ad un passato che non c’è più. Se l’Italia si dovesse consegnare alle regole del Mes, esattamente come fecero la Grecia e il Portogallo, per rendere sicuro il suo debito pubblico agli occhi dei mercati, a Roma scoppierebbe una rivoluzione politica che finirebbe per trascinare in basso il governo Conte. Per il momento però la discussione sulla riforma del Meccanismo di Stabilità all’Eurogruppo è stata fatalmente messa in secondo piano dall’emergenza sanitaria.

Giuseppe Conte ha dichiarato che la manovra da 25 miliardi è «come una diga» eretta per far fronte all’ondata di contagi che ci sta investendo, e soprattutto il Lombardo-Veneto, la zona più produttiva del Paese che da sola garantisce una larga fetta del Pil nazionale. Il confronto con l’opposizione, da questo punto di vista, è stato tutto sommato privo di vere asperità: alcune proposte del centrodestra sono state accettate e i commenti di queste ore di Salvini e Meloni parlano sì di «scarso coraggio» del governo ma non prefigurano azioni clamorose di sabotaggio in aula del decreto (che peraltro sarebbero controproducenti per le stesse opposizioni). Certo questo primo pacchetto – lo ha ammesso lo stesso ministro dell’Economia Gualtieri – non sarà risolutivo: ne servirà un altro ad aprile. Sperando sempre che dalla Bce non arrivino nuove bordate e che la signora Lagarde si adegui alla correzione di linea che è stata costretta ad assumere dopo le sue clamorose dichiarazioni sullo spread che da giorni stanno affondando le Borse. Il centrodestra chiede al governo di schierarsi per le dimissioni di Christine Lagarde dalla presidenza dell’istituto di Francoforte ma questa proposta viene bocciata a via XX Settembre, prima ancora che a Palazzo Chigi, come «populista».

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