![La scheda per la votazione, depositata nell’urna, durante la seduta comune per l’elezione dei quattro giudici della Corte Costituzionale, alla camera dei deputati La scheda per la votazione, depositata nell’urna, durante la seduta comune per l’elezione dei quattro giudici della Corte Costituzionale, alla camera dei deputati](https://storage.ecodibergamo.it/media/photologue/2025/2/14/photos/cache/maggioranza-il-vertice-ha-risolto-solo-un-nodo_d580726e-eac9-11ef-9032-03330b513a87_1920_1080_v3_large_libera.webp)
L'Editoriale
Venerdì 14 Febbraio 2025
Maggioranza, il vertice ha risolto solo un nodo
ITALIA. Sono occorsi quattordici scrutini e più di quattrocento giorni per restituire alla Corte Costituzionale il suo plenum di quindici giudici.
![La scheda per la votazione, depositata nell’urna, durante la seduta comune per l’elezione dei quattro giudici della Corte Costituzionale, alla camera dei deputati La scheda per la votazione, depositata nell’urna, durante la seduta comune per l’elezione dei quattro giudici della Corte Costituzionale, alla camera dei deputati](https://storage.ecodibergamo.it/media/photologue/2025/2/14/photos/cache/maggioranza-il-vertice-ha-risolto-solo-un-nodo_d580726e-eac9-11ef-9032-03330b513a87_1920_1080_v3_large_libera.webp)
Il lunghissimo stallo che ha paralizzato i partiti finalmente ha avuto una sua conclusione: ieri sono stati eletti i quattro componenti della Consulta che mancavano da più di un anno. I nomi, con una sola eccezione, sono quelli filtrati da Palazzo Chigi al termine di un lungo vertice di maggioranza. Il primo, espresso da FdI, è quello di Francesco Saverio Marini, un cinquantenne professore di diritto costituzionale all’Università di Roma Tor Vergata, figlio d’arte (suo padre Annibale, di simpatie di destra, fu presidente della Corte) e autore, su indicazione di Giorgia Meloni di cui è consigliere giuridico, della riforma del premierato.
Segue Massimo Caputi, presidente dei costituzionalisti italiani, professore a Roma La Sapienza, indicato dal Pd. Il giudice «tecnico», che cioè non avrebbe dovuto essere indicato da un partito (anche se alla fine è stato Giuseppe Conte ad annetterselo) è Alessandra Sandulli, area di sinistra, professoressa a Roma Tre, anche lei figlia d’arte (suo padre Aldo fu a sua volta presidente della Corte), tempo fa duramente attaccata da Maurizio Gasparri perché pubblicamente contraria alle riforme costituzionali del tempo di Berlusconi.
Ognuno ha avuto il suo e per il momento sono superate le polemiche della vigilia, anche se nessuno dimentica che proprio Marini, in quanto «padre» della riforma del premierato, sarà chiamato a decidere sulla costituzionalità del suo stesso testo, e più d’uno ci vede un chiaro conflitto quantomeno di coscienza
Infine Forza Italia, il partito dove si è discusso di più, alla fine ha scelto – e questa è stata la parziale sorpresa – un ex parlamentare, Roberto Cassinelli di Genova, che comunque soddisfa i requisiti per essere eletto alla Corte perché un avvocato di lunga carriera. Quindi ognuno ha avuto il suo e per il momento sono superate le polemiche della vigilia, anche se nessuno dimentica che proprio Marini, in quanto «padre» della riforma del premierato, sarà chiamato a decidere sulla costituzionalità del suo stesso testo, e più d’uno ci vede un chiaro conflitto quantomeno di coscienza. Ma ormai è acqua passata.
Il vertice di maggioranza
Il risultato dell’accordo sui giudici costituzionali, dicevamo, è frutto del vertice di maggioranza che si è tenuto mercoledì sera a Palazzo Chigi. Vertice che su altri argomenti ha segnato un nuovo stop. Il piatto forte della riunione avrebbe dovuto essere la riforma dei medici di base predisposta dal ministro della Sanità Orazio Schillaci che prevede di trasformare i sanitari – oggi liberi professionisti convenzionati con il Servizio sanitario nazionale – in veri e propri dipendenti. Contro questa riforma però Forza Italia fa le barricate, annuncia che non la voterà mai e critica chi, nella maggioranza, «si muove con i blitz». Pare che anche Giorgia Meloni sia piuttosto contraria alla riforma, sia perché costa, sia perché sgradita alla gran parte dei medici, un bacino elettorale ormai largamente vicino al centrodestra, soprattutto nel Sud.
Altra questione irrisolta, la rottamazione delle cartelle esattoriali: Salvini preme moltissimo per ottenere da una Meloni recalcitrante questa misura – peraltro appoggiata dal ministro Giorgetti – che potrebbe aiutarlo sul piano elettorale e, indirettamente, lo rafforzerebbe all’interno del partito dove da tempo si muovono correnti a lui contrarie. Molte cose si potrebbero risolvere inoltre se Salvini ottenesse il terzo mandato per i governatori delle Regioni che gli consentirebbe di lasciare il veneto Zaia sulla sua poltrona evitando che «il Doge» si decida a fargli la guerra per la leadership nazionale. Ma anche su questo piano Meloni non ci sente: FdI «vuole» il Veneto e non accetta che, con tutti i voti che Meloni raccoglie anche in Veneto, oggi governi soltanto Marche, Abruzzo e Lazio. Le partite di potere dentro la maggioranza sono tutte aperte e il vertice di due sere fa ne ha risolta una sola, quella dei giudici.
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