Ma quali dazi. Non esiste Occidente senza Europa

MONDO. Se gli Stati Uniti sono la potenza che conosciamo è perché hanno saputo incarnare i valori di civiltà che sono l’identità dell’Occidente.

Gli europei devono solo fare un contrito mea culpa se l’America si è stancata di sobbarcarsi il peso economico e militare della sua sicurezza. Trump ha semplicemente ricordato loro con ruvidità - il garbo non è il suo forte - che anche in politica nessun pasto è gratis. Era largamente annunciato che gli Stati Uniti alleggerissero il peso finanziario del loro impegno militare nel mondo. Era parimenti scontato che la prima area chiamata a pagarne il conto sarebbe stata quella europea. È da quando è caduto il muro di Berlino che gli Usa (da Obama a Biden passando per Trump 2017-2021) chiedono a noi europei di provvedere a noi stessi.

Le richieste degli Stati Uniti

Nessuna sorpresa, perciò che Trump abbia preteso che l’Europa basti a sé stessa per la sua sicurezza. La vera sorpresa sta nella strategia politica con cui il presidente degli Stati Uniti sta portando a compimento la sua decisione di sgombero militare dal Vecchio continente. Forse, nulla meglio di una comparazione con la politica seguita dagli Usa, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, evidenzia meglio la portata del cambio di passo compiuto da Trump.

Lezioni della storia

Il ripiegamento protezionistico, seguito alla fine della prima guerra mondiale, ha fornito ben duri ammaestramenti agli Stati Uniti. I disastri che ne seguirono imposero all’America alla fine del secondo conflitto mondiale una politica di apertura con il resto del cosiddetto «mondo libero». Altro che riparazioni di guerra chieste ai vinti (Germania, Giappone, Italia). Altro che dazi loro inflitti. Agli sconfitti fu riservato un piano gigantesco di aiuti (Piano Marshall) che contribuì ad aprire la stagione dei prodigiosi «miracoli economici», il nostro compreso.

La strategia di Trump

Il contrario di quel che sembrerebbe – usiamo il dubitativo anche se purtroppo i fatti parlano di certezze - abbia deciso di fare Trump. Ammettiamo pure che molta dell’aggressività del tycoon sia attribuibile al metodo un po’ brutale che egli è abituato a usare nei negoziati. Resta il fatto che non si intravede nella sua strategia nessuna preoccupazione per le lacerazioni che essa apporta nella rete di alleanze degli Usa. Di più: come s’è visto nell’incredibile scontro, in cui s’è risolta la visita di Zelensky alla Casa Bianca, si è indotti a pensare che la nuova amministrazione statunitense punti, come strategia più profittevole per la sua nazione, ad una disarticolazione degli alleati, trattati ormai come dannosi competitor; soggetti da ridurre nella condizione di non nuocere con l’isolamento e il ricorso ai dazi.

La storia ci insegna che il protezionismo, se porta vantaggi, li porta solo nell’immediato, mentre alla distanza procura danni, agli altri ma anche a se stessi. Innesta infatti inesorabilmente una spirale depressiva nella vita economica e una conflittuale in quella politica. Pensa Trump – vien da chiedersi - di arrivare al confronto finale con la Cina, la sua vera sfidante, con maggior forza facendo il vuoto attorno a sé, anzi fomentando con la sua rapace aggressività sentimenti di ostilità?

Non c’è Occidente senza Europa

I vari Macron, Starmer, la stessa Meloni, nei loro colloqui col presidente americano farebbero bene a far leva su questo argomento; fargli prender coscienza cioè della portata - alla distanza – autopunitiva della sua strategia di dazi e di aggressività rapace. In gioco non c’è la minimizzazione dei costi di una strategia perniciosa, ma la perniciosità di tale strategia. La Meloni ha detto bene che non esiste l’Occidente senza America, ma bisognerebbe far capire al contempo a Trump che, senza l’Europa, non esiste non solo l’Occidente, ma nemmeno l’America first. Se gli Stati Uniti in questi ottant’anni sono stati la potenza che sappiamo, lo sono stati anche perché hanno saputo esser interpreti di quei valori e di quell’idea di civiltà liberale e democratica che sono l’identità dell’Occidente.

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