Lo sciopero incalza Pd e 5 Stelle sui consensi

ITALIA. Ce l’hanno fatta, Cgil e Uil, a riempire le piazze. Notizia non scontata, non succedeva da parecchio tempo.

La notizia va sottolineata anche se certamente il mezzo milione di manifestanti dichiarati dai sindacati ieri non sono i famosi tre milioni di Sergio Cofferati, ormai tanti anni fa. E benché i numeri ballino parecchio in queste circostanze, è un fatto che quaranta piazze italiane sono state affollate dalle bandiere rosse di Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri toccando il record bolognese dei 50mila manifestanti («Così è stato riparato l’insulto della manifestazione dei fascisti davanti alla stazione»). Astensione dal lavoro nelle fabbriche: il 70% (secondo i sindacati). Alla domanda: caro Landini, ma voi così fate politica? Lui ha risposto con franchezza, questa volta non nascondendosi dietro un capello o un giro di parole: «Sì, facciamo politica» ha risposto manifestando apertamente che l’obiettivo della Cgil è di far cadere il governo di centrodestra guidato dalla destra di Fratelli d’Italia: anche se il sindacato non è più quello di una volta, quando bastava solo l’annuncio di uno sciopero generale per mandare in crisi un governo, la spallata è stata tentata e in qualche modo è riuscita. E che l’intenzione fosse politica (e cos’altro?) lo dimostra che la Cisl, sindacato più disponibile al dialogo e alla trattativa con il governo, si è sganciata e non ha aderito allo sciopero.

Il successo dello sciopero

Tutti i capi dei partiti dell’opposizione si sono affrettati ad applaudire il successo dello sciopero sperando di poter guadagnare qualcosa in termini di voti e soprattutto di farsi dare una spinta nel cercare di contrastare la maggioranza. Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Giuseppe Conte, tutti hanno esaltato «la bella Italia che va in piazza» e condannato la politica economica del governo su sanità, scuola, stipendi, ecc. Landini ha chiesto una moratoria ai licenziamenti come si è fatto ai tempi del Covid e si è lanciato a testa bassa contro Matteo Salvini: proprio lui, il leader leghista, lui è stato il bersaglio dei manifestanti che lo hanno fischiato soprattutto per la decisione di precettare i lavoratori dei trasporti che hanno potuto scioperare per sole quattro ore. Di altri politici di centrodestra sono state bruciate le fotografie: è successo a Torino dove ci sono stati scontri tra la polizia e i soliti «antagonisti» che hanno dato fuoco a dei cartonati con le facce di Giorgia Meloni, Guido Crosetto, Salvini giustappunto e anche del povero professor Roberto Cingolani, l’ex ministro dell’Ambiente oggi amministratore delegato di Finmeccanica-Leonardo, reo di essere capo di un’azienda che produce (anche) armi. Secondo Conte solo gente come lui e i banchieri oggi possono essere grati per le misure del governo e per la manovra di bilancio, tutti gli altri, secondo il leader del suo partito, il M5S che fu di Grillo e Casaleggio, hanno il motivo e il diritto di scendere in piazza per protestare.

È il senso della «rivolta sociale» di cui va parlando proprio Landini, espressione che gli ha procurato aspre critiche da parte dei politici di governo secondo i quali il segretario della Cgil finisce così per radicalizzare lo scontento con esiti potenzialmente pericolosi

È il senso della «rivolta sociale» di cui va parlando proprio Landini, espressione che gli ha procurato aspre critiche da parte dei politici di governo secondo i quali il segretario della Cgil finisce così per radicalizzare lo scontento con esiti potenzialmente pericolosi. Landini ha precisato: «Rivolta sociale» vuol dire che vogliamo «rivoltare questo Paese come un calzino», e la precisazione deve aver rassicurato il Pd, anche il Pd di Elly Schlein, che non ci tiene proprio a passare per un’adunata di rivoltosi. Lo pensa anche Massimo D’Alema, che è ricomparso a sorpresa in una manifestazione organizzata dalla Cgil di Landini.

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