
L'Editoriale
Venerdì 07 Marzo 2025
L’Italia non è stabile con valori ondivaghi
MONDO. Nel grande disordine mondiale, si dice che l’Italia abbia il vantaggio di una situazione stabile, grazie a una maggioranza garantita fino al 2027. È vero rispetto al passato, ma dietro al vincolo della convenienza del potere, c’è una fragilità che riguarda proprio i temi internazionali.
Di recente, rivolto alla segretaria del Pd, Paolo Gentiloni, con l’aria del bimbo che disse che il «re è nudo», ha affermato che non si possono fare alleanze politiche, «se non si hanno gli stessi valori». Il discorso vale a sinistra ma ancor di più a destra, che ha responsabilità di Governo, perché sui grandi temi di questi giorni le posizioni sono almeno tre e molto diverse, spesso opposte. Essendoci di mezzo l’unità dell’Occidente, il rapporto Usa-Europa, la soluzione della guerra in Ucraina, l’equilibrio geopolitico mondiale, e non, con tutto il rispetto, la sorte del ministro Santanchè, può l’Italia permettersi questo gioco delle parti? Gentiloni ha parlato di valori.
Non è un valore la stabilità fondata sulle finzioni e sulla reciproca strizzatina d’occhio: io mi prendo gli estremisti e tu porta al Governo i moderati, cui va sempre bene evitare conflitti. Può funzionare - con un certo disgusto - in tempi per così dire normali, ma questi sono eccezionali
Non è un valore la stabilità fondata sulle finzioni e sulla reciproca strizzatina d’occhio: io mi prendo gli estremisti e tu porta al Governo i moderati, cui va sempre bene evitare conflitti. Può funzionare - con un certo disgusto - in tempi per così dire normali, ma questi sono eccezionali. Soprattutto, non può tenere troppo a lungo. Al vertice di Londra, la presidente del Consiglio ha potuto ancora rifugiarsi nell’ovvio: non possiamo consentire una spaccatura fra Usa ed Europa, dobbiamo evitare di incoraggiare le tifoserie e altre lepidezze del genere. Può, unica fra tutti, lasciar correre sul linciaggio di Zelensky e fare auspici, non diversamente da Schlein che per ottenere l’unanimità in direzione Pd (ma dove sono finiti i riformisti?) fa l’equidistante fra l’aggressore russo e l’Europa «che vuol continuare la guerra».
Ma se si profila un’incompatibilità Usa-Europa come quella che le generazioni attuali mai hanno visto, e cioè lo scontro fra europei e americani, interessati quest’ultimi solo a staccare la Russia dalla Cina anche a costo di negare la verità in Ucraina, noi da che parte stiamo? Ha senso che il ministro degli Esteri ripeta favolette buoniste che andavano bene fino ad un mese fa e il suo omologo vice presidente del Consiglio vada alla riunione in Spagna dei cosiddetti Patrioti ad urlare al microfono «Meno Europa, più libertà»? Valori, per l’appunto, non quisquilie. E ne sa qualcosa Sergio Mattarella, che quando va all’estero valorizza l’Europa, il sostegno all’Ucraina, l’intesa atlantica, perché così interpreta la volontà del Parlamento. Ma se poi va in Ungheria e Orban gli racconta quello che Salvini dice in pubblico e in privato su Bruxelles, come fa a cavarsela? Non possiamo permetterci un presidente della Repubblica in imbarazzo.
Il nodo della difesa europea
Il Parlamento stesso è spesso ondivago, ma un conto è la speculazione di Giuseppe Conte che usa un pacifismo da progressista orecchiante, si scaglia contro nemici fantoccio (gli industriali, le banche) e dimentica di aver promesso al primo Trump la crescita del contributo in armi alla Nato. Lo fa solo per dar fastidio al Pd in un orizzonte davvero limitato, ma le questioni retrostanti sono ormai al nodo. Presto bisognerà decidere sulla difesa europea (con tagli al welfare?), sulla Nato, addirittura sull’ombrello nucleare in Europa e anche l’opposizione dovrà fare i conti con la realtà, che non è un eterno comizio elettorale. Noi saremo un Paese instabile, ma due Stati con gravi problemi interni come Francia e Regno Unito fanno politica, non comizietti.
Il ruolo del vicepremier Salvini
Più grave, naturalmente, il ruolo nefasto che può svolgere un vice premier in carica che continua ad elogiare il bullismo di Trump (dazi compresi, che ne pensano i suoi lettori?) e maltratta Macron e von der Leyen. Prima o poi, se non lo fanno il debole Tajani e la non ricattabile Meloni, qualcuno chiederà chiarimenti all’Italia. E non potremo rispondere che tanto il Governo non cambia fino al 2027. Questa stabilità senza valori va almeno sottoposta al vaglio di una legge elettorale che costruisca appunto coalizioni coerenti.
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