L'Editoriale / Bergamo Città
Venerdì 15 Ottobre 2021
L’industria
in prima fila
L’insuccesso dell’operazione di fusione con Lecco e Sondrio, nel giorno dello stress test del Green pass, guasta un po’ la festa del ritorno in presenza dell’Assemblea di Confindustria Bergamo, che si svolgerà nel pomeriggio al Kilometro Rosso, con una partecipazione di massa che è per tradizione la prova fisica di quanto l’industria bergamasca sia un fenomeno diffuso, oseremmo dire popolare, del panorama sociale della provincia. A ben vedere, proprio l’altro evento di oggi e cioè l’inaugurazione della bella sede all’interno del polo dell’innovazione, spiega le difficoltà non solo psicologiche di una fusione mancata. Perché una sede è anche una casa comune di chi si riconosce nelle radici di un certo territorio. Vero che Lecco e Sondrio (ma allora perché no Brescia, con la quale fondersi è davvero una chimera?) hanno tratti rilevanti di identità in comune con Bergamo, ma c’è un’identità che precede tutto, ed è appunto quella storica provinciale.
Il tema è evidente anche a livello istituzionale, con la fallita riforma delle Province, smantellate per andare incontro a istanze di antipolitica che hanno delegittimato la rappresentanza senza portare vantaggi né di risparmio né di efficienza. In ogni caso, l’interruzione di un processo di accentramento delle associazioni, già in crisi anche in altre Regioni, non deve distrarre da quanto di davvero importante rappresenta l’Assemblea di oggi, la prima della fase che per scaramanzia potremmo definire non post Covid, ma certamente di avvio di un nuovo percorso.
La tragedia è solo parzialmente alle nostre spalle, ma ha insegnato tante cose che anche il sistema economico e produttivo può capitalizzare utilmente. Intanto, la manifattura ha resistito, cosa decisiva in una provincia come la nostra. Attraversando il turbine pandemia, Confindustria, con la guida di Stefano Scaglia e della sua squadra, ha certamente avuto un ruolo primario. Su un impianto produttivo antico, con valori profondi che sono quelli che hanno consentito ai nostri imprenditori di tener duro, sono emerse in modo decisivo le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica e digitale. Nel silenzio del lockdown, quasi tutti hanno lavorato per preparare un’uscita che fosse più di un rimbalzo.
Si spiega solo così la capacità di partecipare in prima fila all’inatteso +6% di crescita del Pil che sta segnando una stagione italiana più dinamica di quelle dei nostri principali concorrenti. Stiamo sorpassando persino gli Usa, che scivolano in questo momento sotto il +7% che si attendevano. E l’export fornisce a sua volta un contributo straordinario, con una prospettiva di +14% a livello nazionale che Francia e Germania si sognano.
C’è poi l’edilizia, che ha ripreso a correre dopo una crisi che sembrava epocale. Il nostro territorio è protagonista, dentro quel +44% del 2021 sull’anno precedente e quei 37 miliardi di spesa solo fino ad agosto.
Certo, non mancano le ombre e ne troveremo tracce nelle relazioni di Scaglia e Bonomi: il violento aumento dei costi delle materie prime, l’impennata dell’energia, i ritardi nella riforma del mercato del lavoro, le lungaggini nelle opere pubbliche, 14 anni in media (a Bergamo alcune anche di più…).
Ma le imprese questa volta sembrano intenzionate a modulare i propri progetti interni dando credito al pragmatismo di un Governo che lascia parlare, ma poi decide. È la scommessa del Paese, e il Patto proposto da Carlo Bonomi ai sindacati rientra in questo quadro.
Alla ribalta, c’è un preciso cronoprogramma di riforme, proprio quelle che le assemblee industriali hanno scandito come una litania della speranza negli ultimi decenni: burocrazia, giustizia, fisco. Cose da fare in fretta (42 adempimenti già entro fine 2021!), altrimenti i soldi del Recovery non arrivano o si debbono restituire.
Non tutti, nei Palazzi, lo capiscono, ma il clima – nel mondo produttivo - è buono e pensiamo che lo si potrà cogliere nell’atmosfera del grande tendone che oggi ospiterà il motore umano delle nostre speranze territoriali, che già misurano un traguardo di sostanziale piena occupazione che è di per sé impressionante.
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