
L'Editoriale
Venerdì 28 Febbraio 2025
L’Europa incompiuta, ma progetto necessario
MONDO. Nel Consiglio dei Capi di Stato europei del prossimo 6 marzo s’impone una profonda riflessione sulle sorti stesse del progetto europeo, la cui evoluzione si presenta ancora più complessa di quanto già non fosse, in presenza dell’emergere di un inedito e inquietante scenario geopolitico mondiale.
Dalle minacce espansionistiche di Putin, che dopo l’invasione dell’Ucraina e l’acquisizione di nuovi territori potrebbero interessare anche altri Paesi europei, alla svolta politica per molti versi incomprensibile del neo presidente Usa. Nel quadro «dell’America first» Donald Trump ha infatti dato il via a una linea di dichiarato disimpegno da ogni «accordo multilaterale», per concentrarsi esclusivamente su «accordi bilaterali» con i singoli paesi. Ne consegue la sua ferma intenzione di non considerare quale controparte di questi accordi, che contraddicono una lunga tradizione occidentale, l’Unione europea. Questa sua linea politica è peraltro sostenuta nella stessa Europa da vari partiti di estrema destra, che si pongono il malcelato obiettivo di porre ogni possibile ostacolo al proseguimento del progetto europeo. Questo progetto, che rappresenta il più rivoluzionario evento politico del secolo scorso, ha avuto inizio grazie a tre forze: l’azione di governanti illuminati come Adenauer, Kohl, De Gasperi, Schumann e Mitterrand; l’ispirazione di grandi politici come Monnet, Spinelli, Delors e altri; l’adesione profonda di gran parte del popolo europeo.
Da quando l’avventura europea è cominciata, l’oggetto della sua costituzione è però stato soprattutto di natura economica, anche se la natura, il significato, l’impulso sono sempre rimasti politici
Da quando l’avventura europea è cominciata, l’oggetto della sua costituzione è però stato soprattutto di natura economica, anche se la natura, il significato, l’impulso sono sempre rimasti politici. A cominciare dalla creazione dell’euro che, aumentando l’efficienza nell’allocazione delle risorse e accrescendo la concorrenza, ha rappresentato un progetto finalizzato a migliorare l’integrazione politica dell’Europa, garantendo una coesistenza pacifica e fruttuosa fra persone e nazioni vicine tra loro. Con la costituzione della Bce, cui è stato demandato il compito di gestire la politica monetaria europea attraverso i tassi d’interesse, si è contenuta l’inflazione preservando le classi meno abbienti dal pericolo di un eccessivo aumento dei prezzi.
La mancanza di un esercito comune
Per raggiungere appieno i loro obiettivi, euro e Bce avrebbero tuttavia avuto bisogno del sostegno di un organico «apparato politico». Così non è stato e l’Europa evidenzia oggi molte incompiutezze. È incompiuta sul piano delle competenze, perché manca ancora della più fondamentale funzione di governo, quella di assicurare ai cittadini la sicurezza interna (esercito comune) ed esterna (politica estera comune). È incompiuta sul piano istituzionale, perché non applica con pienezza i principi fondamentali della civiltà politica occidentale, cioè l’ancoraggio al voto popolare dell’esecutivo e del legislativo. È incompiuta e incompleta l’Unione bancaria europea, per rendere comuni i rischi di crisi bancarie. L’unico vero atto politico di rilievo degli ultimi anni, dopo la tragica pandemia da Covid 19, è stato quello di fare ricorso al «debito comune» per finanziare un consistente piano di sviluppo economico - il Pnrr - che si sta realizzando con non poche difficoltà procedurali e di visione. Alla base di tutte queste incompiutezze, che hanno dato sempre più consistenza alle istanze «sovraniste», vi è la previsione del voto all’unanimità in seno al Consiglio dei Capi di Stato. Su questo aspetto ci si augura che il prossimo Consiglio ponga la necessaria attenzione, facendo emergere in modo inequivocabile quali Paesi siano veramente europeisti, non solo a parole.
Recenti sondaggi hanno evidenziato come nella popolazione del Vecchio continente una larga maggioranza faccia ancora affidamento sull’Europa. A cominciare dall’Italia, la cui vocazione europeista è coerente con la propria identità culturale: con l’universalismo classico romano, con l’universalismo religioso cattolico, con le aperture europee che ne percorrono la sua storia, fino al Risorgimento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA