L'Editoriale
Martedì 22 Febbraio 2022
Lega con l’opposizione, il governo traballa nel momento sbagliato
Non era difficile da prevedere: che i quattro capitomboli del Governo della settimana scorsa non sarebbero stati gli ultimi. E infatti. Ieri la Lega per poco non provocava il quinto. In attesa del sesto, naturalmente. La Lega ha sempre mal sopportato il Green pass, si sa. Un po’ per convinzione, un po’ per non farsi rubare i voti no vax da Giorgia Meloni che, stando all’opposizione, cammina libera come l’aria e si muove come le pare. Matteo Salvini invece ha il vincolo di stare al governo che comporta gioie e dolori. Dolori: votare il Green pass in Consiglio dei ministri. Gioie: provare a cancellarlo il prima possibile in Parlamento. Così appena ha potuto Matteo ha provato il colpaccio: eliminare il certificato verde dopo il 31 marzo: liberi tutti, vaccinati e non. Detto fatto: in Commissione alla Camera i leghisti presentano un emendamento al decreto del 7 gennaio sugli over 50, in cui si legge: Green pass abolito dalla presumibile fine dello stato di emergenza che anche Draghi ha fatto capire di non voler prorogare.
Governo contrario, contrarissimo all’emendamento: la certificazione deve durare almeno fino a giugno dicono i medici. Anche il Pd è contrario. Forza Italia pende più verso il governo che verso la Lega ma sceglie il profilo basso. I Cinque Stelle tentennano, si sa che tra loro c’è un fronte trasversale che la pensa come Salvini e la Meloni. Confusione, seduta sospesa, trattative febbrili come amano scrivere i giornalisti. Alla fine i Cinque Stelle fanno uno sforzo e si allineano: si dichiarano contrari all’abolizione. Si torna in aula, si vota: Forza Italia si astiene, solo la Meloni vota con la Lega, l’emendamento è bocciato per 13 sì a 22 no con 5 astenuti. Fine dell’incidente. Fine?
L’altra settimana Mario Draghi ha fatto una pesante lavata di capo ai capi-delegazione dei partiti, ha minacciato le dimissioni («Se volete restare a perdere tempo, cercatevi un altro») , è andato al Quirinale per lamentarsi con Mattarella. Tutti hanno promesso: non succederà più che il governo venga battuto in Parlamento per quattro volte di seguito perché una volta si defila il partito ics, la volta dopo si impunta il partito ipsilon. «Garantiamo compattezza» hanno giurato, aggiungendo timidamente: purché a Palazzo Chigi si cambi metodo di confronto. Insomma, siate meno altezzosi, voi tecnici e passateci la palla ogni tanto.
Promesse vane. E infatti la Lega si è mossa per conto suo: è stata respinta certo, ma ci ha provato e ha votato insieme all’opposizione. Del resto, sempre più spesso i provvedimenti votati all’unanimità dai ministri vengono giudicati da cambiare anzi «da migliorare» dai partiti che quei ministri bene o male rappresentano. Non finirà qui. Ci sono mille scogli da superare: la delega fiscale, la riforma del catasto, la Tav, la delega sulla concorrenza, ecc.
Mentre in Europa soffiano i venti di guerra, il costo dell’energia rischia di esplodere ben oltre i livelli attuali, i fondi del Pnrr sono messi a rischio dalle riforme che non marciano; mentre i tedeschi e gli olandesi ricominciano a parlare di debito e austerità e la Banca centrale europea rallenta ogni giorno di più l’acquisto dei buoni del Tesoro (misura che ci tiene in vita), e lo spread già veleggia verso quota 170…mentre tutto ciò accade la maggioranza si divide e litiga e il governo continua a traballare. Draghi e Mattarella hanno una sola arma: provocare le elezioni anticipate e mandare i partiti alle urne. Per i deputati e i senatori avrebbe lo stesso effetto dell’aglio per le streghe.
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