Lega contro Mattarella: Meloni prova a ricucire

ITALIA. Giorgia Meloni è tornata sulla polemica che ha investito il suo vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini per le parole – sue e dei suoi – contro il discorso del Presidente sulla «sovranità europea».

La premier – che ha chiesto e ottenuto una parziale marcia indietro da parte di Salvini – non ha certo gradito la polemica, tanto che ha tenuto a ribadirlo apertamente nel corso di una trasmissione tv: «Bene che ci sia stato il chiarimento», ha aggiunto, «tantopiù che non si può fare una polemica col Capo dello Stato proprio nel giorno della festa della Repubblica».

Già, sbagliato soprattutto dal punto di vista elettorale: attaccare un popolarissimo Mattarella, subissato di applausi ogni volta che si mostra in pubblico, è cosa che può danneggiare chiunque a pochi giorni dalle elezioni europee. Tanto è vero che proprio Meloni cambia obiettivo e accusa la sinistra di «tirare per la giacca» Mattarella per criticare la riforma del premierato: «La riforma non cambia i poteri del Capo dello Stato, dice Meloni, e la sinistra strumentalizza Mattarella per attaccare noi».

Essendo noto a tutti quanto il Presidente della Repubblica sia geloso della sua autonomia, istituzionale e personale, devono essere per lui particolarmente fastidiose tutte queste tirate pro e contro di lui da parte dei leader politici in campagna elettorale. Non per questo le polemiche si stanno placando, tanto è vero che tornano a parlare del Presidente sia Vannacci che lo stesso Salvini.

Il primo ricorda che «i pareri politici» non spettano all’inquilino del Colle «ma al Parlamento e al governo»; il secondo nega di aver mai voluto attaccare il Quirinale ma trova il modo di ribadire che la Costituzione prevede che la sovranità spetta al popolo, affermazione di nuovo spinosa. Al punto che Antonio Tajani tiene a far sapere che Forza Italia «è distinta e distante» dalla Lega e dalle sue posizioni sull’Europa. Il ministro degli Esteri da tempo ricorda che serve «più Europa e non meno» come invece è scritto nei manifesti elettorali salviniani in una campagna giocata tutta contro Bruxelles, persino prendendo ad esempio la normativa sui tappi di plastica delle bottiglie di acqua minerale. Ma alla Lega l’alleato forzista chiede di uscire dal gruppo europeo di estrema destra dove fino a poco fa alloggiavano i neonazisti tedeschi. Tajani invece continua a sperare in una maggioranza elettorale che comprenda popolari, liberali e conservatori (quelli di cui Meloni è presidente), quindi senza socialisti. Ma è un auspicio più di battaglia che altro, dal momento che tutti i sondaggi – anche se non si possono rivelare in questi giorni – confermano che difficilmente si potrà archiviare nel prossimo Parlamento europeo la cosiddetta «maggioranza Ursula» ( popolari, liberali, socialisti) anche senza von der Leyen la cui conferma alla guida della futura Commissione è ogni giorno più in bilico.

La presidente del Consiglio cerca un risultato elettorale che la rafforzi e le consenta di contare nell’accordo su chi governerà l’Europa nei prossimi anni. Anche sulla base di questa sua capacità di influenza si deciderà quale poltrona della Commissione sarà assegnata all’Italia, nella speranza che sia una posizione importante. Si fanno i nomi di due ministri: Fitto (che non esclude di poter volare a Bruxelles) e Giorgetti, sempre più in sofferenza al ministero del Tesoro in vista di un autunno in cui sarà chiesto all’Italia di ricominciare a fare sacrifici per rientrare dal debito e dal deficit eccessivi. Giorgetti però per il momento smentisce le voci di chi lo descrivere già sull’orlo delle dimissioni di fronte alle richieste di spesa della maggioranza e dei ministri.

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