L'Editoriale
Giovedì 20 Settembre 2018
Lega, comode rate
salvano la politica
Dunque la Lega risarcirà i 49 milioni richiesti dalla Procura di Genova per truffa ai danni dello Stato, ma lo potrà fare – previo un anticipo di tre milioni - in 456 comode rate da 100 mila euro a bimestre, senza interessi. A pagare saranno i parlamentari del Carroccio, che si autotasseranno. Non si sa cosa avverrà dopo i cinque anni di legislatura, nel malaugurato caso – Dio non voglia – che i parlamentari dovessero diminuire.
In 76 anni, il periodo della maxi rateizzazione, ci stanno infatti 15 legislature. Il concordato tra il Carroccio e i pubblici ministeri di Genova, che indagano sulla frode che sarebbe stata perpetrata tra il 2008 e il 2010, naturalmente ha suscitato reazioni altalenanti tra lo sdegno e il sarcasmo, non senza punte di ilarità fantozziana.
Nel 2095, quando si esaurirà il risarcimento (che si restringerà come potere d’acquisto per effetto dell’inflazione, visto che non sono previsti interessi), il segretario Matteo Salvini compirebbe 120 anni. Lo stesso Salvini – sia detto per inciso - che nel 2005 tuonava contro i debiti spalmati dalla Lazio di Lotito in 23 anni.
Piacerebbe a tutti farsi prestare un milione di euro per realizzare i propri sogni e pagare 456 rate senza interessi in 76 anni, da trasmettere eventualmente ai nostri figli e forse nipoti. E invece se provi a saltare due rate del mutuo la banca ti chiede indietro la casa ipotecata. Sembra un condono, quello tra Lega e giudici. I Cinque stelle hanno parlato con ironia di «pace fiscale». Provate voi a chiedere una cosa del genere all’Agenzia delle Entrate. L’impiegato allo sportello vi riderebbe in faccia e forse chiamerebbe la Croce verde.
Dobbiamo dunque scandalizzarci per il «regalo» del debito spalmato della Procura genovese? In realtà i magistrati hanno argomentato con molta saggezza questa sorta di concordato giudiziario. L’alternativa, hanno spiegato i pubblici ministeri, era quella di impiegare molti funzionari o agenti della Guardia di Finanza per reperire i quattrini, spendendo molti soldi dello Stato per le ricerche, perché il personale ovviamente va pagato. Inoltre sequestrare tutto quello che era possibile, fino all’ultimo tavolino e all’ultima sedia di via Bellerio, avrebbe «azzerato la Lega con la prospettiva di non incamerare più nulla». Si eviterà così l’incapienza totale per la Lega e per lo Stato. Meglio tenere il grosso debitore in vita (come sanno i banchieri).
Ma c’è una ragione più profonda, che ovviamente i magistrati non dicono, perché è una ragione politica, non meno importante del risarcimento finanziario. Se avessero dovuto sequestrare tutto il sequestrabile, la Lega, che è il primo partito italiano, sarebbe stata messa in ginocchio, o quantomeno sarebbe stata danneggiata seriamente, e in democrazia i partiti sono la linfa della Repubblica, con i loro pregi e difetti (e anche le loro malefatte). Per non parlare del fatto che la sentenza non è ancora definitiva e il Carroccio ha fatto ricorso. E tutto, attraverso questa rateizzazione «dolce», viene così lasciato aperto fino alla sentenza definitiva.
Dunque le «tranches», con tutta l’amarezza e il sarcasmo che possono sortire, sono un buon compromesso: rispettano una sentenza della magistratura (che è ancora sulle tracce di dieci milioni di euro finiti nel solito ginepraio di conti lussemburghesi) ma non mettono in ginocchio un partito eletto dal popolo che ha il diritto di continuare a fare politica. Un compromesso che tiene in equilibrio i due poteri dello Stato, da sempre antagonisti (si è visto anche con il caso Diciotti), senza arrivare allo scontro. Anche a questo possono servire le rate.
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