Le sfide di Bergamo per «tenersi» i giovani

L’ANALISI. La è sfida garantire alle nuove generazioni un futuro all’altezza delle loro aspettative.

Non sempre chi è nato e vive in una città (e nel suo territorio) ne comprende appieno le caratteristiche. L’abitudine agisce talvolta come un filtro che impedisce di vedere le cose nella giusta dimensione. Lo sguardo esterno, invece, riesce a farlo meglio, se non altro in modo meno coinvolto, meno abitudinario appunto. E così Bergamo, stando a una recente classifica, è collocata al vertice per la qualità della vita. Un riconoscimento molto lusinghiero, di cui, ovviamente, non si può che essere orgogliosi. Che merita però di essere letto e interpretato con attenzione. Per la semplice ragione che tale riconoscimento, pur mettendo in luce i punti di forza del territorio, deve essere visto in una prospettiva più ampia e lungimirante. Come un invito a riflettere sugli elementi che consentano di consolidare e potenziare ciò che oggi funziona e, soprattutto, sulle criticità da affrontare per garantire alle nuove generazioni un futuro all’altezza delle loro aspettative, dei loro sogni.

Il rapporto tra i giovani e la Bergamasca

In un’agenda ideale, quindi, uno dei temi più urgenti è il rapporto tra i giovani e il nostro territorio. Tanto più che spesso, troppo spesso, le ragazze e i ragazzi che crescono e si formano a Bergamo percepiscono la provincia come un luogo da cui partire, piuttosto che come un ambiente dove costruire il proprio futuro. È un fenomeno che non può né deve essere trascurato, perché priva il territorio di nuove energie e di competenze che sono fondamentali per affrontare le sfide del domani.

Le opportunità per i giovani

Che cosa spinge quindi i giovani a lasciare un territorio come il nostro? Non si tratta soltanto di un legittimo, naturale e salutare desiderio di esplorare il mondo, ma spesso della sensazione che qui manchino opportunità adeguate alle loro aspirazioni. Pur essendo un territorio ricco di imprese e di storia produttiva, ma anche di tanta cultura, quello che viene offerto sul piano professionale non sempre riesce a intercettare pienamente il potenziale delle competenze dei giovani, soprattutto nei settori più innovativi. Questo evidenzia la necessità di un costante dialogo tra formazione e mondo del lavoro per garantire che le abilità professionali acquisite (ma anche, ribadisco, quelle culturali) siano riconosciute e possano realizzarsi.

Un altro fattore determinante è la percezione di dinamicità di un territorio. I giovani che vivono in provincia spesso temono che la loro crescita personale e professionale possa essere limitata da un contesto che, per quanto solido e affidabile, appare meno stimolante rispetto alle grandi città o ai poli internazionali. Questo richiede una riflessione profonda sull’immagine di Bergamo come un luogo di opportunità: un crocevia di tradizione e innovazione, capace di attrarre non solo chi vi è nato, ma anche talenti da fuori.

Il tema della mobilità

A ciò si aggiunge poi una questione logistica: la mobilità. La provincia, con le sue aree periferiche spesso poco collegate, rischia di far sentire i giovani isolati, lontani dalle dinamiche di crescita e innovazione che percepiscono nelle grandi città o in altri Paesi. Un trasporto pubblico più capillare ed efficiente, connessioni ferroviarie potenziate e una mobilità sostenibile e moderna sono elementi cruciali per ridurre queste distanze, non solo geografiche ma anche sociali e culturali.

La chiave del protagonismo giovanile

La sfida, però, non si esaurisce nella logistica o nell’economia. I giovani cercano un ambiente che stimoli la loro creatività, che offra spazi culturali, occasioni di confronto e percorsi di partecipazione attiva. In un’epoca in cui i social media e le piattaforme virtuali spesso sostituiscono i luoghi fisici di incontro, diventa indispensabile ripensare e mettere rapidamente a disposizione nuovi luoghi di aggregazione, dove i giovani possano esprimersi, confrontarsi e costruire la loro comunità. Una provincia che voglia trattenere i suoi talenti deve investire non solo nel lavoro, ma anche nella qualità della vita intesa come accesso alla cultura, allo sport e a iniziative che li facciano sentire protagonisti. Eventi culturali, festival e attività che promuovano il dialogo tra generazioni e tra discipline sono strumenti indispensabili per creare un senso di appartenenza e di prospettiva.

Sinergie fondamentali

Un ruolo centrale deve quindi continuare essere svolto dalla collaborazione tra istituzioni, scuola, università e imprese, che contribuiscono in modo sinergico alla crescita del territorio. È necessario creare percorsi formativi che rispondano alle esigenze del territorio e che offrano ai giovani strumenti per crescere senza dover necessariamente cercare altrove ciò che qui potrebbe essere costruito. Questo significa continuare a promuovere (e rendere facilmente accessibili) stage, apprendistati e programmi di orientamento, molti dei quali già attivati dal nostro sistema universitario, per mettere in contatto diretto i giovani con il tessuto produttivo del territorio.

È inoltre fondamentale sostenere in tutti i modi chi desidera intraprendere iniziative imprenditoriali. I giovani non sono solo destinatari di offerte lavorative: molti di loro sono portatori di idee nuove, capaci di innovare e di generare valore per l’intera comunità. Incubatori di start-up, accesso facilitato al credito e percorsi di mentorship possono e devono rappresentare strumenti concreti per valorizzare questa energia creativa.

Non si tratta di costringere i giovani a rimanere nel loro territorio, ma di creare le condizioni affinché scegliere di restare – o tornare – diventi un’opzione naturale, attraente.

Bergamo e le sfide del futuro

Il nostro compito, quindi, non è soltanto quello di celebrare risultati, ma di guardare con onestà alle sfide che ci attendono. Il futuro del territorio dipende anche dalla capacità di valorizzare le risorse più preziose che abbiamo: le nuove generazioni. Investire in (e su di) loro significa costruire un territorio capace di crescere nel tempo, preservando le sue radici, ma guardando, allo stesso tempo, con fiducia al domani. I giovani non devono essere illusi con false promesse, ma accompagnati con onestà in un percorso di consapevolezza delle proprie responsabilità e del potenziale che sono in grado di esprimere. Lo diceva già il vecchio Kant: «Il fine più alto dell’educazione è la responsabilità verso il futuro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA