Le piazze ricompattano governo e opposizioni

ITALIA. È la giornata in cui il centrodestra si ribella ai giudici ed entra direttamente in polemica con loro, accusando i magistrati di emettere sentenze politicizzate per aiutare la sinistra e ostacolare il governo.

Lo scontro avviene in piazza a Palermo e sui media a Roma. A Palermo, dove Salvini è chiamato a processo per l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nei confronti dei 147 migranti imbarcati sulla «Opens Arms», la Lega ha organizzato una manifestazione di solidarietà per il suo leader (che ha ricevuto il sostegno dell’ungherese Orban). Manifestazione di piazza davanti alla Procura cui hanno partecipato non molti militanti in verità ma parecchi dirigenti, parlamentari e ben quattro ministri: Giorgetti, Calderoli, Locatelli e Valditara. A molti, guardando la scena, è venuto in mente il ricordo della manifestazione di Forza Italia sulle scale del Palazzo di giustizia di Milano durante un processo in cui era imputato Silvio Berlusconi: all’epoca si presentarono in massa deputati e senatori azzurri e furono criticati perché, a giudizio degli avversari, delegittimavano la magistratura.

A Palermo

A Palermo è andato in scena qualcosa di simile: assolutamente uguale l’attacco della Lega ai giudici «rossi» contro «chi difende i confini italiani», e identiche le risposte, sia dei magistrati che dell’opposizione. In aula tutti ad ascoltare l’arringa dell’avvocatessa Giulia Bongiorno, che difende Salvini con veemenza ricordando che la giurisdizione della «Open Arms» era spagnola e, malgrado questo, l’Italia «aveva proposto varie uscite alla nave e alla fine si è messa in ginocchio per far scendere i migranti». Insomma, secondo i leghisti si tratta di una autentica persecuzione politica attraverso un processo usato impropriamente per sabotare la linea politica di un governo e azzoppare Salvini.

A Roma

Non in piazza (ma non è detto che la cosa non sfoci lì anche in questo caso) ma sulle agenzie di stampa e i social deflagra nel frattempo lo scontro tra Giorgia Meloni e i giudici di Roma che non hanno convalidato il trasferimento dei primi 14 migranti nei centri albanesi appositamente costruiti dall’Italia per accoglierli (dovranno tornare indietro). I giudici fanno sapere di aver applicato la normativa italiana ed europea ma Meloni ribatte che «quello che stiamo facendo anticipa il diritto europeo dal 2026» (il modello italiano di gestione dei migranti fuori dei confini Ue ha registrato un certo consenso durante la riunione del Consiglio da parte di diversi Paesi dell’Unione, e non solo tra quelli a guida di centrodestra) e lamenta che è «difficile governare con un pezzo di istituzioni che rema contro». La premier nega alla magistratura la potestà di prendere decisioni politiche, per esempio di stabilire quali sono i Paesi di provenienza «non sicuri»: «Tocca al governo stabilirlo» dice la presidente del Consiglio. Naturalmente la Lega si schiera contro le toghe anche per questa sentenza e ingaggia un duro botta e risposta con il presidente dell’Anm. In ogni caso il ministro Piantedosi annuncia che il governo farà ricorso contro la sentenza dei giudici romani: «Non ci faremo intimidire, siamo certi delle nostre ragioni anche giuridiche».

In piazza

Mentre il centrodestra rivendica il suo diritto di governare, il centrosinistra attacca ad alzo zero sia sui centri in Albania («smontate tutto e chiedete scusa, risarcirete il danno all’Erario» dice Elly Schlein) sia tornando in piazza, per l’occasione unita nonostante le polemiche ricorrenti tra Pd e M5S. L’occasione è la manifestazione dei metalmeccanici dell’automotive che protestano contro la politica aziendale di Stellantis. In questo caso, per una volta tutti d’accordo: Schlein, Conte, Calenda, Fratoianni, Landini avevano un unico bersaglio, l’ad dell’azienda Carlos Tavares.

© RIPRODUZIONE RISERVATA