L'Editoriale
Sabato 18 Gennaio 2025
Le paure dell’Europa, le sponde possibili
MONDO. Loro hanno «The Donald», Donald Trump, ma anche noi abbiamo un nostro Donald. È Donald Tusk, liberale, primo ministro della Polonia, Paese che ha attualmente la presidenza a rotazione dell’Unione europea.
Dal giorno dell’annuncio dei risultati delle presidenziali Usa, il Vecchio continente è prigioniero di paure, come se non vi fosse mai stato un primo mandato alla Casa Bianca del «tycoon» newyorkese. Pare quasi che dopo il 20 gennaio 2025 si assisterà ad un diluvio universale. Il Patto transatlantico, che ha garantito sette decenni di pace e di ricchezza, è messo in dubbio: l’Europa, dicono le «Cassandre», verrà lasciata sola nel bel mezzo di guerre e di una globalizzazione selvaggia.
Donald Tusk è uno dei leader più carismatici d’Europa. Da premier polacco, fra il 2007 e il 2014, è stato uno degli artefici del boom economico del suo Paese, diventato in quel periodo il terzo polo più attrattivo di investimenti diretti al mondo
Ma è davvero così? Trump butterà a mare la Nato ed un’alleanza strategica euro-americana che ha consentito agli Stati Uniti di essere ancora di più leader dell’Occidente intero? Noi pensiamo che Trump non lo farà. Ma innanzitutto una premessa: il progetto dei Padri fondatori di un’Europa come entità, non potenza militare, è stato superato dal conflitto in Ucraina. Per questo a marce forzate l’Ue sarà costretta a definire forme di cooperazione militare, integrata all’interno della Nato, sempre più strette. Lo stesso vale per la politica estera, che dovrà avere una linea più unitaria e maggiormente concordata. Le scelte saranno conseguenti una volta preso atto che ad Est incombe Putin, ad Ovest Trump farà il bello e cattivo tempo, mentre in Asia della Cina è meglio non fidarsi e nel Sud del mondo guerre e disordine imperano. I Ventisette hanno tutte le carte in regola per farsi valere in futuro ancor di più nelle questioni internazionali che a loro interessano. L’importante sarà avere unità sugli obiettivi da raggiungere. L’Europa, in sintesi, sta per diventare adulta. È la tragedia russo-ucraina, un fattore esterno, l’elemento trainante di questo cambiamento epocale. In un momento di crisi dell’asse franco-tedesco, sono ora i membri Ue ex satelliti del Cremlino a coagulare attorno a sé la resistenza contro chi vorrebbe ammorbidire le proprie posizioni con il Cremlino. Polonia, Paesi baltici e scandinavi spingono per la fermezza, trascinando gli altri. Su tutti Donald Tusk. Basta leggere le sue dichiarazioni al recente vertice con Zelensky per rendersene conto.
Il patto di sicurezza
In suo soccorso è giunto il premier britannico, Keir Starmer, che ha appena firmato a Kiev un Patto di sicurezza di 100 anni con l’Ucraina. I laburisti non si fidano di Trump e non hanno apprezzato la sua battuta sul Canada (il cui Capo di Stato è re Carlo) 51° Stato dell’Unione. Il Regno Unito, non lo si dimentichi, è una potenza nucleare ed ha mantenuto dopo la Brexit i suoi impegni militari con il continente.
Chi è Tusk
Donald Tusk è uno dei leader più carismatici d’Europa. Da premier polacco, fra il 2007 e il 2014, è stato uno degli artefici del boom economico del suo Paese, diventato in quel periodo il terzo polo più attrattivo di investimenti diretti al mondo. Successivamente, tra il 2019 e il 2022, Tusk è stato presidente del Consiglio europeo, avendo già allora rapporti con Trump. Il neopresidente Usa avrà filo da torcere con Tusk, che gli farà capire che se gli Usa vogliono un altro pezzo del mercato energetico europeo non possono pretendere di far esplodere le spese militari nella Nato. Altrimenti… gli arabi bussano già alla porta di Bruxelles per vendere petrolio e gas in grandi quantità, ossia le quote perse da Putin con la sua «Operazione militare speciale» in Ucraina. Dopo tutto sono sempre i soldi a far girare il mondo e da buon businessman Trump lo sa bene.
© RIPRODUZIONE RISERVATA