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(Foto di Ansa)
MONDO. Basta morte e distruzione in una tragedia che non sarebbe mai dovuta incominciare.
Soprattutto ora che le due Forze armate nemiche sono impantanate in uno scontro di trincea. Ben venga, quindi, lo scongelamento delle relazioni diplomatiche russo-americane, ma che esso non sia scriteriato e metta in crisi consolidate alleanze. Fondamentale, nel negoziato che si è aperto a Riyad, è l’aspetto psicologico. Ed infatti, per prima cosa, Trump ha tentato di compiacere l’interlocutore russo, che è notoriamente incline all’offesa. Putin ha poi riavuto il palcoscenico da cui era stato fatto scendere.
Lo ribadiamo: in queste settimane si sta cercando di evitare qualcosa di ben più grave. Come ha ricordato il Presidente Mattarella, una Potenza nucleare è uscita dalla Carta dell’Onu. E non pochi veri specialisti di relazioni Occidente – Russia paragonano l’attuale processo con Monaco 1938. E purtroppo sappiamo come andò a finire.
Ma attenzione, Putin è arroccato sulle posizioni del novembre 2021. Di concessioni manco l’ombra. L’allarme è stato lanciato anche dai Servizi di intelligence Usa: «Putin non è interessato alla pace, ma vuole conquistare l’Ucraina».Bisogna, comunque, provarci a fermare questa tragedia. Trump ci sta tentando con metodi «non ortodossi», da immobiliarista d’assalto. Con i russi i suoi inviati hanno parlato di relazioni diplomatiche e di business, meno di questioni geopolitiche.
Il presidente Usa, che poi ha fatto volare gli stracci con Zelensky, ha una fretta terribile. Il suo reale obiettivo è la Cina. Per gli Stati Uniti ora sta passando l’ultimo treno per fermarla e per non perdere la leadership globale. Trump intenderebbe imbarcare Mosca nella sua crociata anti-Pechino.
I ragionamenti, si vede, sono rozzi, elementari. Roba da elefanti nella «stanza dei bottoni», piena di cristalli, della diplomazia internazionale. Ma oggi questo passa il convento! Il «common sense»!
Putin intende capitalizzare adesso le differenze tra occidentali, con Zelensky messo in un angolo. Sa perfettamente che il suo Paese è in gravi difficoltà economiche e logistiche e non potrebbe permettersi uno sforzo bellico di più di un anno, sostengono gli specialisti. Per lui e per le sue concezioni questa in Ucraina è una partita «esistenziale». Come «esistenziale» è diventata ora anche per l’Ue dopo il quasi strappo che si sta osservando con gli Usa di Trump e «vitale» per gli interessi Uk, secondo il premier Starmer.
Colpisce quanti estremisti, populisti, anti-americani sono venuti alla luce in Europa, la cui istituzione principe – l’Ue – è presa di mira da nazionalisti, sovranisti ed impresentabili. Gli otto decenni di pace e di libertà, pare, non hanno insegnato nulla e non hanno nemmeno suscitato gratitudine per quanti si sono impegnati per garantirla. I 27 sono ben dentro la partita Ucraina e avranno un ruolo centrale nel negoziato, si può starne certi. Per i russi ci sono 300 miliardi di ragioni per essere così, quanto Putin ha sbalorditivamente dimenticato nei caveau del Vecchio continente (metà delle sue riserve!).
E poi da sempre la Russia si rispecchia nell’Europa: senza di essa perde un pezzo di sé. A parte le garanzie geopolitiche a Kiev, il Cremlino non andrà da nessuna parte senza l’abolizione delle sanzioni. La Russia, altrimenti, sarebbe costretta a decenni di bassa crescita in presenza di una posizione geografica periferica rispetto alla globalizzazione.
«Noi europei» dovremo pensare di più alla nostra difesa, ha osservato Starmer dopo il vertice a Parigi. «Noi europei!», incredibile ascoltare tali parole da un premier di Londra. Ma la Brexit? L’Ue della difesa sarà a conduzione britannico-francese (due Potenze nucleari); l’Uk sta già preparando le truppe per l’Ucraina. Se le sponde dell’Atlantico si sono allontanate, quelle della Manica riavvicinate.
Downing Street è irritata con Trump che al suo insediamento ha invitato l’istrionico Farage, che sta coagulando attorno a sé i fuggiaschi dal Partito conservatore, e ha parlato del Canada – il cui capo di Stato è sempre Re Carlo III – come «51° Stato» degli Usa. Elettrico sarà l’imminente summit Starmer-Trump, il primo dell’epoca del «common sense»!
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