La spina di Musk nel futuro dell’Italia

ITALIA. Nella conferenza stampa che avrebbe dovuto celebrare il successo del governo per aver riportato a casa Cecilia Saladopo solo venti giorni, in realtà il piatto forte delle domande alla presidente del Consiglio ha riguardato Elon Musk.

Lui, il suo ruolo internazionale, il rapporto personale con Giorgia Meloni e poi il contratto di cui si è parlato tra l’Italia e SpaceX, la rete di satelliti di Musk cui potrebbero essere affidate le comunicazioni crittografate delle nostre istituzioni. Per buona parte delle 41 domande, di questo si è parlato. Meloni ha negato di aver parlato con Musk del contratto, derubricando la questione ad una delle tante offerte che le aziende presentano al governo su questi argomenti e che poi passano al vaglio «nell’interesse nazionale e non degli amici», ma anche rilevando che purtroppo al momento e per i prossimi anni non c’è un’alternativa pubblica europea alla rete privata degli americani.

Ma se dallo scambio piccoso di battute c’è da trarre una quasi-notizia, è questa: SpaceX, un po’ per efficienza un po’ per mancanza di alternative a breve, è la prima candidata a quel contratto da un miliardo e mezzo (come ha quasi detto anche il ministro della Difesa Crosetto). Vedremo.

Poi però l’affondo: a chi le chiedeva se non ritenesse pericoloso avere rapporti con un multimiliardario che così pesantemente si ingerisce negli affari interni dei vari paesi, Meloni ha ribattuto ricordando l’eterno nemico Soros, altro multimiliardario da sempre schierato a favore delle sinistre internazionali: «Soros finanzia i partiti che sostengono le sue posizioni, questa sì che è una ingerenza, non mi risulta che Musk faccia altrettanto, però nessuno protesta: forse perché uno è di sinistra e l’altro no?». Ma se dallo scambio piccoso di battute c’è da trarre una quasi-notizia, è questa: SpaceX, un po’ per efficienza un po’ per mancanza di alternative a breve, è la prima candidata a quel contratto da un miliardo e mezzo (come ha quasi detto anche il ministro della Difesa Crosetto). Vedremo. Nel frattempo Meloni ha confermato la nomina del super poliziotto Vittorio Rizzi a capo del DIS (servizi segreti) in sostituzione dell’ambasciatrice Belloni.

La linea sull’Ucraina

Se rimaniamo ancora sotto il profilo internazionale, da sottolineare che la linea italiana sull’Ucraina non sembra cambiata di un millimetro: «Io sosterrò qualunque soluzione che venga sostenuta anche da Kiev», ha detto Giorgia Meloni che si apprestava a ricevere Zelensky in visita a Roma proveniente dalla Germania (era previsto anche un incontro a tre con Biden se il presidente americano non avesse dovuto rinunciare al viaggio europeo per gli incendi in California). Peraltro secondo la premier il sostegno all’Ucraina da parte degli USA non verrà meno neanche con Trump.

Niente rimpasto

Quanto alla politica interna. Per Salvini due annunci non benevoli. Il primo è che il governo impugna la legge della Campania che consente un terzo mandato ai governatori (Salvini voleva ricandidare Zaia e ora dovrà vedersela con le pretese di FdI di lanciare un meloniano in Veneto); il secondo è che di rimpasto non si parla e dunque Salvini non andrà al ministero dell’Interno dove rimarrà «l’ottimo Piantedosi». Chiusura su tutto il fronte, si attendono reazioni. Quanto alle riforme, Meloni ha parlato del premierato che vorrebbe varare prima delle prossime politiche con annessa una nuova legge elettorale, e di giustizia (che ora è alla Camera e che è già stata bocciata dal CSM); sul referendum che riguarderà quasi sicuramente l’autonomia differenziata delle regioni, cara alla Lega ma smontata dalla Corte Costituzionale, è apparsa un po’ glissare.

Il capitolo migranti

Capitolo Albania, Meloni è convinta che la sentenza della Corte di Cassazione sulla titolarità della lista dei paesi «sicuri» dia ragione al Governo e non ai giudici che hanno disapplicato le direttive di palazzo Chigi; ciononostante la premier constata che ci sono dei giudici che continuano ad agire anche in contrasto con la Cassazione, ma è sicura che alla fine palazzo Chigi la spunterà anche di fronte alla Corte dell’Aja perché a suo giudizio la posizione dell’Italia è coerente con il nuovo accordo UE sui migranti e perché ci sono numerosi paesi che apprezzano la «soluzione innovativa» adottata da Roma. L’impressione, non nuova, è che Meloni ne faccia un punto d’onore della sua politica migratoria tesa a frenare i viaggi clandestini («che peraltro in questo periodo sono molto diminuiti e in questi giorni addirittura azzerati»). E sempre in termini di sicurezza dei cittadini, la presidente del Consiglio ha chiesto all’Arma dei Carabinieri di dare un riconoscimento al maresciallo Masini che ha eliminato un soggetto che aveva accoltellato quattro persone per strada e che ora è indagato per eccesso di legittima difesa.

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