La rivincita europea, se Scholz chiede aiuto

MONDO. Il cancelliere federale tedesco Olaf Scholz ha rotto gli indugi e chiede un vertice europeo sull’acciaio e sulla crisi automobilistica.

Il primo produttore europeo di automobili ha bisogno di aiuto perché da solo non gliela fa. Alla presidente della Commissione EU, la connazionale Ursula von der Leyen, il capo del governo tedesco invia una lettera per un incontro europeo a gennaio. Complice la campagna elettorale la richiesta diventa urgente perché si vota il 23 febbraio e le pressioni del mondo industriale crescono. La crisi dell’auto tedesca è strutturale e coglie i produttori nel passaggio all’auto elettrica. Un cambio strategico che va ben oltre la propulsione perché la conduzione futura della vettura è sempre più legata alle dotazioni tecnologiche e all’intelligenza artificiale. Settori dove la Cina ma anche gli Stati Uniti primeggiano. In particolare la Cina dispone della filiera produttiva completa: terre rare per le batterie e i computer di bordo e poi acciaio a basso prezzo anche grazie alle sovvenzioni statali.

La patente e l’auto non sono più una priorità dei giovani

Quella dei costi è una battaglia epocale. Le nuove generazioni soprattutto sul mercato europeo vivono un distacco dall’automobile. L’agognata patente e quindi l’emancipazione motoristica non affascina più i giovani.

A Milano e Torino, la percentuale di under 25 che prende la patente a 18 anni è al 35 e 39 per cento. Nei cinquantenni è al 72%. Sono dati di Segugio.it. Nel Regno Unito la percentuale di chi allo scoccare della maggiore età vuole la patente è passata dal 41% al 21% negli ultimi vent’anni. E molto si lega al car sharing, cioè alla macchina sotto casa, che con il telefonino si affitta e poi si lascia. Il tutto dove la mobilità urbana è sempre più demandata ai trasporti pubblici elettrici. Ciò che affascina il giovane è la comunicazione social che richiede meno spostamenti perché tutto accade in rete. È appunto un cambio epocale che i migliori costruttori di automobili del mondo, come li definiva l’ex cancelliere socialdemocratico Schröder nei primi anni duemila, non hanno colto.

Incentivi europei per l’acquisto di auto elettriche

Scholz chiede ora incentivi all’acquisto di auto elettriche a livello europeo che vanno ad aggiungersi alle misure di sostegno attuate dai governi nazionali. Le pratiche burocratiche portano via tempo e denaro alle imprese senza aumentare il valore aggiunto delle produzioni. E Scholz chiede di ridurle.

Le sanzioni della Commissione Europea scatteranno nel 2025 per le case che non rispettano i livelli di produzione di modelli elettrici. Sono 14 miliardi a carico delle imprese automobilistiche europee. E già nel 2024 i tagli tra i fornitori di componenti auto in Europa superano i 30mila posti di lavoro persi. Vi è poi l’acciaio che vede il settore siderurgico minacciato dalla produzione cinese. ThyssenKrupp è sull’orlo del fallimento e solo un’iniezione di capitali dalle casse pubbliche ha impedito al gigante dell’acciaio di portare i libri in tribunale. La debolezza strutturale tedesca è evidente e sta diventando per paradosso la forza dell’Unione Europea che si vede rafforzata nel suo ruolo a svantaggio degli Stati nazionali.

Il governo del socialdemocratico Scholz rimane pur sempre legato alla conservazione del primato nazionale. La situazione finanziaria del suo Paese glielo permette. Cosa che il governo italiano non può concedersi come la recente legge finanziaria conferma. Ed è qui che si gioca la partita. Se ai tedeschi è concesso di usufruire di vantaggi comunitari che poi vanno ad aggiungersi a quelli nazionali è chiaro che si crea uno svantaggio competitivo con gli altri membri che di questa floridezza finanziaria non godono. Ma questo fa parte delle trattative. Il punto cruciale è che anche il prudente cripto-nazionalista Scholz va alla Canossa di Bruxelles e ammette una verità: la Germania non basta a se stessa.

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