La presenza dello Stato, forte segno
di vicinanza a una comunità ferita

L a visita a Bergamo del Presidente del Consiglio Mario Draghi, in occasione della Giornata che il Parlamento italiano ha scelto di dedicare alla memoria delle vittime del Covid, si deve anche ad Emanuele Di Terlizzi, lo steward di Ryanair che nella notte del 18 marzo dello scorso anno, svegliato dal rumore dei motori accesi, uscì sul terrazzo del suo appartamento – in via Borgo Palazzo - e col cellulare registrò le immagini del tragico corteo di camion che in quel momento ingombrava la strada. «All’inizio pensavo si trattasse di rinforzi militari per l’ospedale da campo», ha raccontato. Invece quei mezzi trasportavano le salme di decine di cittadini bergamaschi deceduti a causa del virus, troppi per poter provvedere alla loro cremazione presso il nostro cimitero e per questo destinati ad altre città disponibili a prendersene cura. Quella breve sequenza, caricata poco dopo su Instagram, ha fatto il giro del mondo ed è diventata il simbolo del flagello che ha colpito l’intero pianeta.

La storia racchiusa in un’immagine. Come è accaduto in passato per la guerra civile spagnola e per la presa di Saigon, per gli scontri di piazza Tienanmen e per l’attacco alle Torri Gemelle. Una fotografia, un breve filmato che diventa simbolo del tutto. Così, per la pandemia di Covid-19, l’istantanea dei mezzi militari incolonnati lungo via Borgo Palazzo. Per questo il 18 marzo. Al tempo stesso quelle immagini hanno aperto gli occhi dell’Italia e del mondo sulla tragedia di Bergamo. Alla metà di marzo ognuno di noi aveva ben compreso cosa stava accadendo nella nostra provincia. Migliaia di contagi, centinaia di persone ricoverate in gravi condizioni, ogni giorno decine di morti. Cercavamo di rappresentare l’estrema gravità della situazione usando le parole e i numeri, ogni giorno più agghiaccianti. Eppure nulla ha scosso le coscienze, e fatto finalmente capire cosa stesse accadendo a Bergamo, come quella ripresa notturna.

Se Mario Draghi ha deciso di essere oggi nella nostra città, di commemorare qui la Giornata nazionale dedicata alle vittime dell’epidemia di Coronavirus, è perché intende dare ai bergamaschi un segno di particolare vicinanza, personale ed istituzionale. La venuta del Presidente del Consiglio comunica il riconoscimento della speciale tragedia di Bergamo e la presenza dello Stato, accanto ai familiari di quelle vittime e in generale a fianco della nostra comunità così duramente colpita. È la presenza di cui a tratti abbiamo sentito la mancanza, nei momenti più difficili, non fosse stato per l’interessamento costante del Presidente Mattarella e per la sua partecipazione, il 28 giugno, al Requiem che dedicammo ai nostri concittadini deceduti a causa del virus.

Quello di Mattarella fu un gesto affettuoso, quasi una carezza a Bergamo dopo quattro mesi di grande dolore. La presenza del Presidente del Consiglio, di cui pure cogliamo il portato di empatia, assume una valenza necessariamente più pragmatica. Dal Requiem di Donizetti sono trascorsi nove mesi, l’epidemia inizialmente circoscritta al Nord si è diffusa in tutto il Paese in seconde e terze ondate che hanno moltiplicato il numero delle vittime; da qualche giorno mezza Italia è tornata in «zona rossa», Bergamo compresa, così che la stessa visita di Draghi sconterà oggi un protocollo sanitario di estremo rigore. Nel frattempo sono partite le vaccinazioni, non senza incertezze, tanto che Draghi ha deciso di sostituire il precedente Commissario straordinario col Generale Figliuolo, chiedendo a quest’ultimo di redigere un nuovo Piano vaccinale, mentre è sempre più chiaro che l’emergenza sanitaria trascina con sé anche un’emergenza economica, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e un forte aumento della povertà, in particolare al Nord. La redazione del Recovery Plan, forse la principale sfida che Draghi ha di fronte, si carica così delle attese di un Paese fortemente provato, sfibrato dal protrarsi dell’epidemia e delle conseguenti restrizioni, e che pertanto necessita di risposte adeguate.

I bergamaschi e gli italiani hanno bisogno di una prospettiva capace di alimentare la fiducia. Per questo sarà oggi interessante ascoltare le parole di Draghi al Parco della Trucca. Lì inaugureremo il Bosco della Memoria, che abbiamo preferito a lapidi o statue per rendere adeguato omaggio alle vittime bergamasche del Coronavirus. Un «monumento che respira», dove prevediamo che in futuro si svolgano incontri dedicati ai bambini e alle famiglie, laboratori e lezioni di educazione ambientale per le classi delle scuole. Onoriamo la memoria dei nostri cari scomparsi con un’opera che comunica la vita e il desiderio di rinascita della nostra comunità. Il Bosco che inaugureremo oggi insieme al Presidente Draghi è un messaggio di positività e di speranza che da Bergamo vogliamo rivolgere a tutto il Paese.

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