L'Editoriale / Bergamo Città
Lunedì 28 Gennaio 2019
La politica senza morale
diventa barbarie
Non si placa lo scontro politico sulla «Sea Watch», l’ultima nave civile di salvataggio di naufraghi ancora presente nel Mediterraneo, alla fonda al largo di Siracusa con il suo carico di 47 naufraghi impossibilitata ad attraccare e a far sbarcare il suo carico di disgraziati: basterebbe un minimo di umanità. È un dovere morale, prima ancora che politico. Non si tratta di contestare la scelta scriteriata di chiusura di Francia, Olanda e degli altri Paesi dell’Unione in materia di disciplina dell’immigrazione. Ma la scelta politica di un ministro o di un intero Governo non può camminare sulla pelle degli annegati o dei naufraghi, sull’abbandono di così tanta gente disperata. La vita di un solo naufrago non può essere sacrificata per qualunque obiettivo politico, fosse anche la legittima distribuzione degli approdi nei porti europei o la gestione ordinata dei flussi immigratori (ma questo governo - a ben vedere - gli immigrati non li vuole e basta, ha prodotto limitazioni insopportabili anche per i richiedenti asilo, non si tratta di alcuna gestione). Non è una tesi politica, questa; è una tesi morale, umanitaria. E che cos’è una politica senza morale, se non una barbarie vuota, particolarista e inumana?
Lo stesso dovere morale ha spinto tre parlamentari della repubblica, Stefania, Prestigiacomo (Forza Italia) Riccardo Magi (più Europa) e Nicola Frattoianni (sinistra italiana), insieme con il sindaco di Siracusa Francesco Italia, una mediatrice culturale, un avvocato e uno psichiatra a salire a raggiungere la nave con un gommone (pilotato dalla Prestigiacomo, in possesso di patente nautica, un bell’esempio visibile del coraggio delle donne). I deputati hanno raccontato le condizioni drammatiche in cui versa questa povera gente, torturata nei campi di concentramento libici tra mille soprusi e privazioni, ammassati in uno stanzone sottocoperta in balia delle onde. Peccato che il resto del deputati abbia quasi disconosciuto la missione dei colleghi, trincerandosi dietro un silenzio imbarazzato e assordante, rivelatore ancora una volta della vacuità del Parlamento. Peccato. Sarebbe stata un’ottima occasione.
Eppure il ministro degli Interni, Matteo Salvini, si ostina a mostrare la linea dura e a tenere i porti italiani chiusi, invocando divieti inesistenti per i tre deputati e soprattutto mostrando a tutto il mondo l’immagine di un Paese che non ha nessuna pietà, nemmeno di fronte alla vita umana (ci sono 13 minori non accompagnati su quella imbarcazione), pur di alzare steccati contro chi bussa alle nostre porte per disperazione. «Se il ministro Salvini ha elementi che indicano che la ong ha violato le norme sul contrasto all’immigrazione clandestina, li denunci alla procura di Siracusa. Ma se anche emergessero rilievi in tal senso, non c’è alcun concorso da parte dei parlamentari, che sono saliti sulla nave solo per verificare le condizioni dei migranti», ha osservato il professor Pasquale De Sena, docente di Diritto Internazionale alla Cattolica di Milano.
La Sea-Watch è una organizzazione non governativa senza scopo di lucro che svolge attività di salvataggio nel Mediterraneo e promuove politiche di accoglienza legali come i corridoi umanitari per i richiedenti asilo. Non è un’organizzazione di scafisti. Ha raccolto i naufraghi il 19 gennaio scorso, mentre nel Canale di Sicilia morivano almeno 100 esseri umani lasciati annegare dalla chiusura dell’Europa intera. Eppure stiamo spegnendo l’ultima fiammella civile rimasta nel Mediterraneo, gigantesco cimitero a cielo aperto da ormai un decennio.
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